La Direzione Investigativa Antimafia ha confiscato beni per oltre 15 milioni di euro riconducibili all’imprenditore edile trapanese Giuseppe Ruggirello di 86 anni. Per gli investigatori l’imprenditore sarebbe entrato a far parte di un contesto societario e sin dagli anni ’90, controllato da persone legate alla cosca mafiosa locale.
I BENI CONDISCATI
Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione. Sono stati confiscati 39 fabbricati (civili abitazioni, magazzini e negozi) nel territorio di Trapani ed Erice, 9 immobili insistenti sull’isola di Levanzo, facenti parte di un complesso turistico residenziale, 2 terreni e 1 conto corrente bancario, per un valore complessivo, come detto, di oltre 15 milioni.
LE INDAGINI
Le indagini della Dia sono stare coordinate dalla Procura antimafia di Palermo e hanno dimostrato come l’imprenditore oltre a svolgere il ruolo di prestanome delle quote spettanti ad alcuni esponenti mafiosi, tra i quali Vincenzo Virga “capo mandamento” di Trapani, abbia consentito alla società, della quale aveva rilevato alcune quote, di effettuare “un’importantissima e redditizia speculazione immobiliare perpetrata attraverso il tipico metodo mafioso, come quello di esercitare pressioni sugli uffici comunali affinché modificassero la destinazione d’uso di un appezzamento di terreno per la realizzazione di villette residenziali”.
Nel 2016 infatti, la Dia di Trapani aveva già proceduto a un sequestro di beni riconducibili a Giuseppe Ruggirello, imprenditore edile all’epoca 81enne e già ritenuto vicino agli ambienti mafiosi e indiziato del reato d’intestazione fittizia di beni. L’indagine ebbe inizio da un atto d’impulso della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo che aveva elaborato in chiave antiriciclaggio alcune segnalazioni provenienti dagli organi di vigilanza della Banca d’Italia e inerenti delle movimentazioni sospette eseguite attraverso un Istituto di credito della provincia di Bari, così investendo per i competenti approfondimenti anche la Dia di Palermo, che aveva affidato le attività investigative alla Dia di Trapani.
In particolare, l’accusato, indagato in passato per associazione mafiosa, era riuscito attraverso lo schermo giuridico di una società a lui stesso riconducibile e la complicità di un componente del consiglio di amministrazione dell’istituto di credito pugliese, a rilevare una grossa area edificabile a Trapani, di proprietà della società ”Il Melograno srl”, già sotto sequestro perché partecipata occultamente da Vincenzo Virga. Su tale lotto di terreno Ruggirello, con la partecipazione di Vito Tarantolo, imprenditore indicato come vicino a Cosa Nostra e colpito da misura di prevenzione, avrebbe poi realizzato una speculazione edilizia milionaria.
In sostanza il Ruggirello aveva acquistato un’area edificabile in Sicilia seppure sottoposta a vincolo giudiziario e sulla quale aveva ottenuto un’importante concessione edilizia. Tale terreno fu poi sottoposto a sequestro nell’ambito di un procedimento penale a carico, tra gli altri, di un imprenditore la cui posizione venne definita con l’archiviazione per morte del reo. In quell’operazione del 2016 furono sequestrati quattro compendi aziendali, che ricomprendono novanta immobili, tra appartamenti, esercizi commerciali e depositi, autovetture, depositi bancari ed un lussuoso yacht.
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