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Caso Amazzonia: emergenza internazionale (Adelaide Cesarano)

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La foresta pluviale dell’Amazzonia, la più grande del mondo, va a fuoco. Una catastrofe ambientale che non riguarda solo il Brasile, ma tutto il mondo.

Caso Amazzonia: emergenza internazionale

S

econdo gli esperti, la distruzione della foresta pluviale avrà gravi conseguenze sul clima dell’intero pianeta, in quanto in Amazzonia vive il 10% di tutta la flora e la fauna della Terra. Gli incendi di queste settimane stanno mettendo a rischio più di un milione di specie animali e vegetali e gli oltre 900mila indios che vivono nell’ecosistema amazzonico.

Dai dati diffusi dall’Inpe, Istituto Nazionale per la ricerca spaziale del Brasile, dallo scorso gennaio al 21 agosto ci sarebbero stati 75.336 incendi in tutto il Brasile, l’84% in più rispetto al 2018, con la distruzione di un territorio pari a 3 campi di calcio al minuto.

Da un lato il j’accuse del presidente francese Emmanuel Macron e di altri leader occidentali contro la politica del presidente brasiliano Jair Bolsonaro, che avrebbe favorito la deforestazione illegale e selvaggia della foresta pluviale, riducendo le sanzioni verso i responsabili di disboscamenti illegali (soprattutto agricoltori e allevatori, per aumentare la terra coltivabile e i pascoli).

Dall’altro il negazionismo di Bolsonaro che minimizza il problema, rilevando che gli incendi nella stagione secca (da giugno a novembre) ci sono sempre stati, e accusa il leader francese di neocolonialismo e di intollerabile ingerenza nella politica interna del Brasile e degli altri paesi sudamericani che hanno la sovranità sull’Amazzonia.

Intanto Bolsonaro ha inviato 44.000 militari a supporto dei pompieri, nel vano tentativo di spegnere un fronte del fuoco lungo ormai centinaia di chilometri.

Nel vertice G7 svoltosi a Biarritz, una località balneare in Nuova Aquitania a nord della Francia dal 24 al 26 agosto 2019, la crisi amazzonica è stata al centro delle discussioni dei leader delle maggiori potenze occidentali. Una vera e propria emergenza internazionale, in quanto i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale riguardano tutti, non solo il Sudamerica.
Questi cambiamenti sono dovuti in gran parte alla distruzione delle foreste pluviali, in primis di quella amazzonica, che con i suoi 5,5 Km 2 di superficie produce il 20% dell’ossigeno del pianeta e contribuisce a raffreddare il clima, contrastando la produzione di gas serra e assorbendo 2 miliardi di tonnellate di anidride carbonica all’anno.

Durante il vertice i leader del G7, tra cui l’Italia,  hanno deciso di stanziare 20 milioni di dollari per sostenere i Paesi dell’Amazzonia nell’emergenza in tempi brevi, e altri fondi per il rimboschimento delle aree danneggiate. L’aiuto, in un primo momento accettato dal ministro dell’Ambiente brasiliano Ricardo Salles, è stato poi rifiutato da Bolsonaro, con un attacco al presidente della Repubblica francese via Twitter. E le polemiche continuano.

Ma la situazione è sempre più grave. Nello stato di Rondônia, con capitale Porto Velho, gli incendi sono aumentati del 190% e tante sono le persone ricoverate per intossicazione da fumo, che è visibile per migliaia di chilometri. A testimoniarlo le immagini satellitari, che mostrano una situazione veramente apocalittica, con vaste zone che bruciano non solo in Sudamerica, ma anche in Africa nella grande foresta tropicale del bacino del Congo, e in Asia dall’Indonesia al Borneo, il secondo polmone verde del pianeta. Molte persone si stanno mobilitando per cercare di porre fine alla crisi amazzonica, come Bernard Arnault, alla guida del gruppo del lusso LVMH, la seconda fortuna francese, che ha stanziato 10 milioni di euro. Il famoso attore Leonardo DiCaprio, tra i primi a parlare del problema sui social, ha donato 5 milioni di dollari. e in questi giorni molte manifestazioni si stanno svolgendo in tutto il mondo davanti alle ambasciate brasiliane per dire stop agli incendi.

La situazione resta critica. La Terra va a fuoco perché l’uomo antepone l’interesse economico alla salvaguardia della natura. L’equilibrio mondiale è ormai compromesso, forse definitivamente.

Adelaide Cesarano

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