Montanelli morì martire della sinistra antiberlusconiana che lo aveva considerato un borghese reazionario per tutta la vita. Al contrario la Fallaci è diventata un’icona della destra e della cristianità sotto attacco, dopo essere stata considerata per decenni una comunista mangiapreti.
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ev’essere un destino dei toscani, perché oggi tocca a Benigni passare nel breve volgere di un’intervista da genio comico che prendeva in braccio Berlinguer e in giro Berlusconi a Johnny Lecchino, approfittatore e voltagabbana, cantore non più di Dante ma di Renzi e addirittura di Verdini. Tutto perché ha detto che a ottobre voterà sì al referendum sulle riforme costituzionali. Come se un premio Oscar avesse bisogno di baciare le natiche al potere del momento per ottenere uno strapuntino di visibilità . Hanno persino cercato maldestramente di prenderlo in castagna sulla Costituzione, fingendo di ignorare che la sua esaltazione televisiva della Carta si riferiva ai principi fondamentali e non al ruolo del Senato.
Benigni ha dato voce a un pensiero assai diffuso a sinistra: questa riforma non sarà un granché, ma dopo quarant’anni di dibattiti sterili anche il poco è meglio del nulla. Opinione discutibile, però legittima. E invece per il comitato di liberazione da Renzi chiunque la pensi in modo diverso dev’essere per forza un traditore e un venduto. La visione della politica come lotta tra clan, che gli antirenziani attribuiscono al premier, appartiene anche a loro. In Italia c’è sempre un tiranno da abbattere o da osannare, una squadra da applaudire o da fischiare. E nemmeno Benigni può concedersi il lusso di avere un’idea in contrasto con la maglia che indossa.
vivicentro.it/opinione – lastampa/Benigni e maligni MASSIMO GRAMELLINI
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