Elezioni 2018: per Berlusconi il “PD è troppo debole”, e si sfila dall’accordo

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L’ultimo sondaggio prima del black out elettorale fotografa lo stallo: l’esito più probabile del voto alle Elezioni 2018 è un pareggio, dicono i dati dell’Istituto Piepoli. Intanto i protagonisti si muovono, fervono i contatti e i tentativi di accordi che mostrano, però, un Berlusconi che si sfila  dal farne con il PD che giudica “troppo debole”.

Ma Berlusconi si sfila: “Pd troppo debole per siglare accordi”

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ROMA – Berlusconi sparge ottimismo, sostiene di avere la vittoria in tasca, ma nel suo pallottoliere mancano dieci deputati per avere la maggioranza di 315 alla Camera e quattro senatori a Palazzo Madama. In ogni caso il centrodestra sembra a un passo per ritornare al governo nonostante le divisioni, anche organizzative, che impediscono al Cavaliere, Salvini e Meloni di presentarsi sullo stesso palco. Domenica Fratelli d’Italia farà a Roma la sua manifestazione «anti-inciucio» e gli alleati non ci andranno. Il 24 febbraio a Milano la Lega vuole riempire Piazza Duomo con 50 mila persone e sarà assente il leader di Fi: non vuole farsi immortalare con lo sfondo «Salvini premier». Il giorno dopo invece Berlusconi parteciperà all’iniziativa organizzata, sempre a Milano, dalla Gelmini. Ma se dalle urne salterà fuori una maggioranza netta del centrodestra, le differenze spariranno d’incanto.

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È quello che dicono tutti i protagonisti della coalizione che si lasceranno alle spalle le tensioni da campagna elettorale, compresa la preoccupazione di Salvini e Meloni di un governo di larghe intese. Un’ipotesi, questa, che Berlusconi esclude per una semplice questione di numeri. «Il Pd è in caduta libera e non avrà la forza parlamentare per fare accordi duraturi e stabili»

Ma al traguardo della vittoria ci sono di mezzo circa 65 collegi uninominali, sommando quelli di Camera e Senato, in cui si vince e si perde per un pugno di voti. E sono tutti al Centro e al Sud. I candidati sul territorio e coloro che conoscono palmo per palmo le loro realtà parlano di un numero di collegi «ballerini» superiore a quello che indicano i sondaggi. La lotta è tutta tra centrodestra e 5 Stelle. I conti sono questi: ballano 10 collegi nel Lazio, 15 in Puglia, 20 in Campania e altrettanti in Sicilia. I coordinatori regionali forzisti stanno chiedendo a Berlusconi di andare a Napoli, Bari e Palermo per fare la differenza. «In Sicilia alle ultime regionali la sua presenza ci ha portato su di 2-3 punti», dice Francesco Scoma, capolista di Forza Italia a Palermo.

A Napoli sperano perfino in una due giorni del Cavaliere con chiusura della campagna elettorale il 3 marzo. Berlusconi non ha ancora dato la conferma. I suoi medici glielo sconsigliano. Ogni volta che il loro paziente si immerge da quelle parti, tra passeggiate, strette di mano calorose, selfie, puntate in pizzeria, e babà ne esce stremato e il suo cuore non può sopportare troppo stress. «Noi stiamo già cercando il posto dove farlo parlare, se poi rimane due giorni faremo in modo di farlo girare in maniera rilassata», spiega l’onorevole Paolo Russo, coordinatore azzurro di Napoli.

Una chiusura di campagna elettorale sotto il Vesuvio sarebbe il segnale a tutto il Sud. Ma il «presidente» pensa che basti apparire in tv, parlare alla radio, usare i social e quegli strumenti on line che lui definisce «diavolerie moderne». Preferisce parlare all’assemblea di Coldiretti e di Confcommercio, incontrare le varie categorie. In questo modo raggiunge milioni di persone. Ma il partito lo vuole dal vivo. «Calma, calma», frenano collaboratori e medici. L’unico spiraglio l’ha dato ai napoletani. Un blitz e via. Con il Cavaliere però non è mai detta l’ultima parola.

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