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ispondendo alla chiamata delle donne cilene di replicare nella propria città e nella propria lingua la performance da loro ideata e attuata contro lo stupro e la violenza patriarcale, tantissime donne ieri a Messina hanno partecipato al flashmob promosso da “Non una di meno”-Messina.
“El Violador eres tu” è stato ideato dal collettivo femminista cileno #Lastesis e si è diffuso a macchia d’olio a partire dal 25 novembre, nel pieno delle proteste in Cile contro il governo di Sebastian Piñera e il sistema neoliberista.
Le compagne cilene hanno dimostrato come le donne siano le protagoniste di una rivolta che fa paura perché capace di costruire connessioni sociali e mettere in discussione l’intero sistema.
Infatti, la performance in pochi mesi si è diffusa in tutto il mondo attraverso la rete internazionale che le donne in lotta hanno saputo costruire in questi anni.
Ieri, nella piazza centrale di Messina, abbiamo voluto parlare a tutte le donne della nostra città per spingerle a riconoscere la violenza che invade ogni ambito della nostra vita, dai luoghi di formazione alla violenza mediatica.
Per questo abbiamo deciso di fare nostra l’azione delle donne cilene e di declinare il loro testo utilizzando la nostra lingua siciliana.
Vogliamo trasmettere in pochi minuti la forza che noi tutte insieme possiamo costruire, riconoscendo la violenza troppo spesso taciuta e ribaltando gli stereotipi sessisti.
Un’azione simbolica e fortemente comunicativa per ricordare che, insieme e unite, possiamo trasformare il silenzio in grido di rivolta; “l’8 marzo scenderemo nuovamente in piazza nella giornata internazionale di mobilitazione femminista (https://facebook.com/events/s/lotto-marzo-in-piazza-bbannia-/539753810226739/?ti=cl), lotteremo ancora perché nessuna resti mai sola”!
“Esprimeremo ancora una volta la nostra rabbia per chi taglia i servizi caricando ancora di più le donne di lavoro gratuito e non riconosciuto, per chi pensa di poter decidere sui nostri corpi, per chi colpevolizza le donne dando adito alle giustificazioni degli aggressori, per chi ci disegna come oggetti da usare a piacimento o per puro marketing”.
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