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Maradona: “Mai stato un evasore, lo voglio gridare!”

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Maradona: “Mai stato un evasore, lo voglio gridare!”

Dopo il rinvio della causa, Diego Maradona ristudia gli atti del processo e spiega agli italiani la verità emersa dai ricorsi dell’avvocato Pisani. “Come si fa a non capire, è tutto scritto ed inconfutabile, non si può nascondere la verità  Io lo voglio gridare, nonostante l’annullamento dell’infondato accertamento fiscale, già nel 2003 il calcio Napoli pagò le tasse anche per il suo dipendente Maradona. Lo so i tifosi mi hanno sempre creduto sulla parola, senza mai dubitare della perentoria verità, ma vorrei che le istituzioni facessero vincere la verità e la giustizia, quale evento più bello che la pace tra tutti . Non sono un evasore, non lo sono mai stato e voglio venire serenamente in italia senza equivoci”.

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ltre elle eccezioni di diritto ai fini pratici, nel lungo contenzioso tra il capitano degli scudetti e il Fisco, potranno avere un peso specifico più rilevante le novità emerse anche ieri dalle risultanze documentali delle indagini difensive dell’avvocato Pisani, che ha riaperto un caso dopo anni di polemiche e ingiusti addebiti facendo ritornare Maradona in italia, destinate forse a riscrivere con un colpo di scena le prossime puntate della telenovela. Dagli archivi del tribunale e faldoni di documenti degli avvocati Pisani è infatti saltato fuori un documento inedito e per certi versi clamoroso. Il presunto debito iniziale che l’ erario reclama da Maradona, risulta, per tabulas, esser già stato integralmente pagato poco meno di nove 12 anni fa: il 21 maggio del 2003, quando la Società Sportiva Calcio Napoli aderì al condono fiscale governativo proposto con una legge del 27 dicembre del 2002 pagando per tutti. Pagò il Napoli, dunque, anche per Maradona. Il club azzurro, quale “sostituto di imposta”, si fece infatti carico (presentando le dovute istanze e versando tutte le relative imposte) dell’ estinzione della lite pendente con l’ erario, assolvendo così indirettamente il debito che il fisco reclamava oltre che dalla S.S.C. Napoli (per presunti redditi non dichiarati) anche dai giocatori coinvolti nel giudizio: tra cui Careca, Alemao e in particolare lo stesso Dieguito. Le ulteriori richieste nei suoi confronti, sostengono gli avvocati Manfredonia, genererebbero duplicazione d’ imposta. Careca e Alemao, in effetti, uscirono definitivamente dalla vicenda proprio in quella occasione, nel maggio del 2003. I due brasiliani, che avevano aderito legalmente al condono, non ebbero, anche grazie al pagamento da parte del Napoli, alcun tipo di diatriba col fisco. Maradona, dopo aver litigato con Ferlaino, aveva invece già deciso di lasciare l’ Italia e ritornare a casa sua in Argentina dove rimase bloccato anche per motivi di salute . E ciò fu determinante, in quanto, proprio al momento della firma del mandato agli avvocati per depositare anche il suo ricorso, Diego non si rese più disponibile e decorsero i termini giuridici per formalizzare pure la sua difesa nella sede tributaria. Ecco perché per Maradona che non ricevette alcuna notifica dell’accertamento fiscale originario, poi annullato dai giudici, i problemi sono proseguiti e il suo debito con il fisco s’ è ingigantito, tra interessi, sanzioni e mora. Ma secondo lo studio legale Pisani la pretesa di pagamento dell’ erario nei confronti di Dieguito resta ingiusta e da archiviare. Il Napoli pagò infatti pure per lui come sostituto d’ imposta, anche se il fuoriclasse argentino non fu parte di quel primo giudizio del 2003. Maradona avrà dunque un’ arma in più da utilizzare nella sua battaglia per la verità (anche se si fa strada e si spera in una pace con il fisco). Intanto, ieri, l’avvocato Angelo Pisani, legale di Diego, dopo la prima udienza dell’appello del fisco contro Maradona ha annunciato la richiesta di un incontro con il premier Renzi ed il ministro Padoan per la valutazione e soluzione del caso nell’interesse di tutti.


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