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Castellammare di Stabia

Lavish Reynolds, Philando Castile, Facebook Live ed è Amore 2.0 (VIDEO)

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Nella cronaca di ieri, nel dare notizia dei disordini di Dallas e della dinamica dei fatti con anche un excursus sugli ultimi 10 casi di afroamericani uccisi dalle forze di polizia degli Stati Uniti, si era data anche la nota del fatto che Lavish Reynolds, compagna dell’ultimo ucciso – Philando Castile -, non si è lasciata sopraffare dall’angoscia di quanto accaduto ne ha cercato di soccorrerlo intralciano magari i soccorsi. NO, la gentil compagna aveva pensato bene di imbracciare il cellulare, collegarsi con Facebook Live e qui trasmettere quanto lei stava riprendendo. Tanto amore non poteva sfuggire alla penna caustica di Massimo Gramellini per cui ecco che, puntuale, giunge il suo commento:

Il video che è in noi. MASSIMO GRAMELLINI

I

mpossibile scollarsi dagli occhi quel giovane del Minnesota freddato sulla sua auto da un poliziotto per un fraintendimento banale, e agonizzante in una pozza di sangue mentre dal sedile accanto la fidanzata riprende la scena col telefonino. Ha fatto benissimo, naturalmente, ma è incredibile che lo abbia fatto. E in quel modo. Con una lucidità che lascia ammirati e anche un po’ sgomenti. Riguardate il filmato che sta incendiando l’America nera. La donna vede il suo compagno riverso sullo schienale e un poliziotto che gli punta ancora addosso la pistola attraverso il finestrino aperto. Chiunque altro invocherebbe aiuto, abbraccerebbe il moribondo, riempirebbe di insulti il tizio in divisa, se la farebbe sotto. Invece Lavish Reynolds mette il telefono in modalità selfie e documenta l’omicidio in diretta su Facebook, rivolgendosi all’agente con calma apparentemente glaciale e chiamandolo sempre sir, signore. Come se fosse una reporter addestrata a filmare scene di guerra e non una normalissima ragazza a passeggio con il fidanzato. Come se per trasmettere un’emozione agli altri avesse rinunciato a viverla lei. Come se in quel momento fosse più connessa col mondo che con i suoi sentimenti.

Tra qualche tempo ce ne renderemo conto meglio, ma si è trattato di qualcosa di rivoluzionario. Qualcosa di intimamente legato allo stato d’animo dei neri d’America, che ormai escono di casa con lo spirito vigile di chi va in trincea, però anche alla trasformazione avvenuta in noi umani da quando ai quattro arti ereditati dagli avi abbiamo aggiunto la protesi del telefonino.

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