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Castellammare di Stabia

L’Antimafia chiede l’esilio per il boss stabiese Di Somma

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L’Antimafia ha chiesto l’esilio fuori regione per Raffaele Di Somma, lo storico boss del Rione Santa Caterina di Castellammare di Stabia.

L’Antimafia chiede l’esilio per il boss stabiese Di Somma

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n curriculum criminale invidiabile quello del leader del Rione Santa Caterina, Raffaele Di Somma, alias “o’ninnil”.

Un Cutoliano, fu uno dei protagonisti della faida degli anni ’90 tra i D’Alessandro e gli Imparato divenuta famosa a livello mondiale per la “strage delle terme”.

La sua scarcerazione potrebbe aver ridimensionato le gerarchie del Rione Santa Caterina, storica roccaforte del suo clan passata durante la sua detenzione sotto il controllo dei D’Alessandro.

Dall’informativa “Cerbero” sono emersi diversi tentativi di affrancamento al dominio Scanzanese dei suoi fedelissimi.

Sulla sua testa pende una condanna a morte dei D’Alessandro per il suo pentimento del ’97.

Le sue rivelazioni hanno fatto luce su diversi episodi di sangue, sulla rete di controllo degli appalti pubblici e di corruzione del clan, sulla macchina estorsiva e sul traffico di droga della cupola di Scanzano.

Arrestato nel ’96 è tornato in libertà, dopo 26 anni di carcere al 41bis, lo scorso Febbraio.

delitto CaroleiRaffaele Di Somma è ritornato nella sua dimora a Santa Caterina, una delle arterie del Centro Antico di Castellammare, dove sarebbe seguito costantemente da una scorta personale.

Per tutti questi elementi sono stati aperti 2 procedimenti nei suoi confronti:

  • Il primo riguardante l’applicazione della sorveglianza speciale
  • Il secondo per l’allontanamento fuori regione del boss.

Misure ritenute fondamentali per l’Antimafia che in questo modo controllerebbe gli spostamenti del boss.

La decisione finale, sull’esilio fuori regione, dovrebbe arrivare in Estate inoltrata.

Le altre scarcerazioni…

La scarcerazione di Somma si colloca all’interno di un contesto drammatico per la città delle acquee.

Infatti nei mesi scorsi sono tornati in libertà Paolo Carolei e Pasquale D’Alessandro.

Il primo, secondo la ricostruzione dell’Antimafia, sarebbe colui che ha favorito l’alleanza tra il clan D’Alessandro e il clan Di Martino di Gragnano.

Nel 2010 divenne il reggente del sodalizio Scanzanese, sfruttando la detenzione dei principali esponenti della famiglia D’Alessandro.

Da abile stratega favorì il matrimonio della figlia Anna con Fabio Di Martino, rampollo della famiglia di Leonardo Di Martino, storico boss dell’omonimo clan.

L’affinità tra le due famiglie rese Paolo Carolei intoccabile anche da parte di chi lo riteneva inadeguato al ruolo che aveva assunto.

Inoltre il suo nome è presente nella relazione della commissione d’accesso che ha sancito lo scioglimento del comune di Castellammare per infiltrazioni camorristiche.

La DDA lo ritiene ancora pericoloso e dopo aver visto la richiesta della sorveglianza speciale respinta, ha chiesto la misura della libertà vigilata.

La difesa di Carolei si è opposta e la decisione finale sul caso arriverà a fine estate.

Intanto le forze dell’ordine hanno intensificato i controlli a Scanzano per il ritorno in libertà del boss Pasquale D’Alessandro.

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A cura di De Feo Michele / Redazione Campania


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