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Castellammare di Stabia

La tempesta dopo il FVG: e ancora nessuno può presentare il suo Jojaro!

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Ieri abbiamo ragionato sulla governabilità degli italiani e, per farlo, abbiamo ricordato la domanda che il giornalista tedesco, Emilio Ludwig, ebbe a fare (stando al suo dire) a Mussolini nell’ormai lontano ’32:

“Ma deve essere ben difficile governare gente cosi’ individualista ed anarchica come gli italiani!”

e a questa Mussolini rispose:

“Difficile?” Ma per nulla. E’ semplicemente inutile!“

Abbiamo poi riportato anche un pensiero di Winston Churchill che, sempre nel 32, ebbe a dire:

“Bizzarro popolo, gli italiani. Un giorno, 45 milioni di fascisti. Il giorno dopo, 45 milioni di antifascisti e di partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano, dai censimenti”.

Il tutto per prendere, e dare, atto – ahinoi e per l’ennesima volta – che noi italiani siamo e restiamo: individualisti, sostanzialmente anarchici e sempre, fondamentalmente e profondamente, fermi ai “comuni”, anzi, ai “quartieri” e, come se non bastasse, sempre tutti prima di qua, poi di la, per cui, alla fine, tutti dicono – e pensano – di aver ragione e che i torti siano tutti degli altri, soprattutto quello di non arrendersi al “Re nudo, non nudo, o Masaniello che sia” di turno.

E di Re nudi, o Masaniello se preferite, attualmente ne abbiamo due: Salvini e Di Maio.

Anzi no, Tre: non bisogna dimenticare Berlusconi, il Caimano incontenibile che, con dentiera o meno, continua ad azzannare ovunque gli pare e a tenere, a quanto si vocifera, Salvini e Lega per le parti nobili in virtù del suo mai chiuso mercato delle vacche (nel caso specifico: dell’intera mandria salvata dal burrone della bancarotta; con tanto di bolli, ovviamente); e questo spiegherebbe il perché Salvini ha preferito (dovuto) far affondare la Nave Lega-M5s per restare vicino alla scialuppa sul ponte B.

Anzi, ancora no, Quattro: e che vogliamo far finta che Renzi il rottamatore si sia rassegnato ad essere, a sua volta, rottamato? Ma nemmeno per idea. Ed eccolo lì allora ad “azzannare” anche lui, come la sua proiezione anziana, ovunque gli pare e, mentre gli altri lui li tacciava, e taccia, di disfattismo, di remare contro, di poltronisti immarcescibili ecc ecc, LUI NO! Lui ha il pieno diritto di parlare e di dire la sua, gribbio: siamo o non siamo in democrazia?

Pardon, ancora no, Cinque: dimenticavo il PD. Eh già, il PD. Povero PD, da tutti calpestato e bistrattato, soprattutto dai “piddini”. Comunque bersaglio preferito dal rottamatore Renzi di cui sopra. Si stava preparando per il suo 4 Maggio e si ritrova, come Napoleone, al (suo) 5 Maggio, ricordate?: “Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro, così percossa, attonita la terra al nunzio sta, ……”

L’analogia è impressionante come impressionante è la parodia che ne facevamo da studenti: Ei fu. Siccome è morto, non ne parliamo più.

Ecco, il PD sembra morto, forse lo è per davvero, di sicuro tanto bene non sta. Il problema è che non lo sa!

Il problema è che nessuno degli attori in scena sa realmente cosa fare in concreto, salvo il mantenere il proprio punto e/o puntare a salvare il proprio lato B, e così il polverone anziché calare, aumenta, e tra di esso mi sembra di veder riapparire un caro amico stabiese, quasi mio coetaneo e purtroppo scomparso nel ’99, Luca Raffaele, in arte Raf, in uno dei suoi sketch, anzi, in quello che fu l’antisiniano della cosiddetta “sporcatura”: il suo Jojaro, dove lui appariva o da una porta, o da un buco a terra, e recitava, semplicemente: Se permettete vi presento questo Joiaro! Immediatamente sommerso da un NOOOOO corale del pubblico, spariva (ASCOLTIAMOLO: https://chirb.it/JgwweP ).

Ebbene, come su scrivevo, nel polverone che permane nel post 4 Marzo, non sembra anche a voi notare – ascoltare – il Raf del momento, chiunque esso sia e ovunque esso militi, che prova a dire qualcosa di sensato per spingere a fare qualcosa di concreto presentando un suo progetto, programma o idea che sia … il suo Joiaro, insomma …. ed essere immediatamente sommerso dal NOOOOOOO corale di tutti gli altri; a prescindere.

Di Maio e Salvini, congiuntamente e no (vincoli e sparpagliati, come diceva Peppino de Filippo nei panni di Pappagone), indubbiamente ci hanno provato. A far cosa, in verità, proprio chiaro non è mai stato ne lo è ancora, ma in scena ci sono andati ed ancora vi permangono, ciascuno con la sua parte, ed anch’essi, alla fin fine, con il proprio Jojaro che nessuno vuole nemmeno ascoltare.

Le ultimissime ci danno nota delle uscite (dal buco o dalla porta) dei cinque personaggi in commedia.

Berlusconi, quello che il giorno dopo le elezioni, a 64 denti, dichiarò: “Sarò il regista del centrodestra” e, di fatto, sta mostrando di esserlo ed anzi, di essere anche il Produttore della Commedia in scena nonostante tutto e tutti (ed anche tutte le sentenze che continuano ad accatastarsi l’una sull’altra) e nonostante che, come partito, continui a scivolare indietro: nel Friuli è scivolato ancor più dietro alla Lega, ed al PD, con il miserrimo 12,1% di Forza Italia (quasi un terzo della Lega che ha racimolato un ragguardevole 35%) ma che gli garba, tanto da dichiarare:

«Sono molto soddisfatto, Forza Italia gode di ottima salute, siamo cresciuti di quasi 2 punti, senza considerare il 4% della lista civica di area moderata a noi vicina non presente alle Politiche».

Ed ancora:

«Il centrodestra unito si conferma vincente e accresce ancora i suoi consensi. Questo conferma una volta in più che siamo non soltanto la prima coalizione del Paese, ma anche quella più in sintonia con le esigenze degli elettori. Questa è una ragione in più per affidare al centrodestra la guida del governo nazionale».

E poi l’immancabile stoccata ai pentastellati:

«La vera clamorosa sconfitta è quella dei Cinquestelle, il cui candidato dimezza la percentuale delle Politiche, mentre il voto alla lista grillina è addirittura meno di un terzo. Gli italiani li stanno rapidamente abbandonando. Questo conferma che i grillini sono considerati del tutto inadatti a governare le regioni e il Paese. La vittoria del centrodestra, la crescita di Fi, il crollo di M5S sono tre ottime notizie per il Friuli e per la Nazione».

E questo è nella palude dove vegeta il caimano spalleggiato dai suoi potenti mezzi attraverso i quali spara a raffica contro gli altri con titoloni ed articoli al vetriolo, per lui scritti. Uno per tutti:

Regionali FVG, Berlusconi: “Vince il centrodestra, cresce Forza Italia, crolla M5S: 3 buone notizie.

Ed allora vediamo cosa dice, fa e propone l’M5S con Di Maio che prova a presentare il suo Joiaro e lo fa ancora con un video messaggio sulla pagina di Facebook dove annuncia il tramonto delle ipotesi di contratto con altri partiti e chiede un ritorno alle urne senza perdere l’occasione per attaccare il leader della Lega e di Forza Italia affermando:
“Matteo Salvini ha preferito gli interessi di un condannato (Silvio Berlusconi, ndr) a quelli degli italiani” (ASCOLTIAMOLO: http://chirb.it/kbCyfs )

Ecco, ancora Salvini. Il Salvini che dice di lavorare ancora per un governo ma intanto conferma, a mezzo sms perché è in vacanza con Elisa Isoardi in Puglia che “le elezioni sono più vicine”.

«Io continuo a sperare di poter fare un governo, perché è quello che ci chiede la gente. Non lavoro per le elezioni, ma non le escludo. E certo, oggi sono più vicine».

E qui largo alla sua verve di indiscutibile comunicatore ed eccolo allora, da nordista quale è e resta, esibirsi tra cielo, mare e sabbia pugliese che usa per infilarci il suo ormai famoso 2 di picche per Di Maio,

L’incarico che dice di cercare, e per il quale spinge il suo caimano, è impossibile e lo sa bene lui per primo. E non solo per le posizioni di politica estera che metterebbero in allarme Europa e America.

Il centrodestra infatti, avendo esclusa qualunque contaminazione col Pd mostra ancora di volersi dare al MoVimento 5 Stelle, che indica come unico alleato possibile. Ma quella strada è stata esclusa nel corso delle due consultazioni dell’esploratrice Casellati per cui: solo chiacchiere, aria che esce dalle bocche.

Anche per Mattarella che, finora, ha fatto tutto il possibile per cercare di riportare tutti alla ragionevolezza, quella è ormai acqua passata e si sa, acqua passata non macina più ma, nonostante questo, sono ancora tutti li a gridare che gli Altri sono da rottamare, non capiscono niente, sbagliano ecc ecc: IO no! Dicono loro.

E noi? Noi ci poniamo ora in attesa del nuovo toto (data) elezioni. Elezioni che Di Maio vuole entro giugno, ma la cosa, come scrive Ugo Magri, è un’impresa ardua.

Nel testo unico elettorale, all’articolo 11, si parla di 45 giorni come minimo tra scioglimento e voto. Dunque, per tornare in cabina l’ultima domenica di giugno le Camere andrebbero sciolte da Mattarella entro il 9 maggio, vale a dire tra 8 giorni: tempi davvero ristretti, considerato che un passaggio parlamentare sarebbe difficilmente evitabile. I partiti dovrebbero fare le liste in 15 giorni, e pure questa sarebbe impresa da Guinness.

Il record precedente fu battuto nel 1976, quando tra decreto di scioglimento e urne passarono appena 50 giorni. Ma a quell’epoca non esisteva il voto degli italiani all’estero, con annesse complicazioni. Il Dpr 104/2003 stabilisce che le liste dei nostri connazionali vadano comunicate dal ministero dell’Interno a quello degli Esteri almeno 60 giorni prima del voto. Cambiare il Dpr è sempre possibile: basta che il governo ne sforni un altro, salvo scatenare in seguito un caos di ricorsi. Più facile scivolare al 1° luglio, oppure all’8 successivo.

E questa è la situazione per cui, visto che nessuno riesce a mostrare il proprio Jojaro, noi continuiamo con il nostro: io speriamo che me la cavo!

Stanislao Barretta

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