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La bufala dei 124 euro per la scuola: quando le promesse tradiscono

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a href="https://vivicentro.it/opinioni/" target="_blank" rel="noopener">OPINIONE – L’articolo che segue analizza il controverso contratto firmato, che promette un aumento di 124 euro per la scuola ma nasconde numerose insidie. #Scuola #ContrattoLavoro #Lavoratori #Sindacati #IngiustizieSalariali
Attraverso una dettagliata analisi dei contenuti e delle implicazioni, si mette in luce la realtà di un accordo che delude le aspettative dei lavoratori del settore e accentua le disuguaglianze salariali.

La bufala dei 124 euro per la scuola: quando le promesse tradiscono

Sommario:
– Paragrafo 1: Il contratto a puntate: come si inganna una categoria di creduloni!
– Paragrafo 2: Un’analisi del contratto firmato
– Paragrafo 3: Un riconoscimento economico offensivo
– Paragrafo 4: Il progetto di frammentazione e spezzettamento della categoria dei lavoratori
– Paragrafo 5: La nota positiva e le ingiustizie
– Paragrafo 6: Le sfide da affrontare

Il contratto a puntate: come si inganna una categoria di creduloni!

Il tanto sbandierato “aumento” di 124 euro comprende i cento circa già arrivati a dicembre scorso. Il 14 luglio è stato firmato il CCNL 19/21 scaduto il 31 dicembre 2021. Hanno firmato tutti i sindacati “rappresentativi” tranne la Uil Scuola Rua che, così facendo, guadagna il plauso dai colleghi più sprovveduti. Infatti, siamo certi che ben presto anche tale organizzazione si unirà alle altre, non potendo restare fuori dalla contrattazione nazionale dai benefit garantiti a chi sottoscrive contratti così indecenti.

L’aumento di 124 euro per la scuola: Un’analisi del contratto firmato

Una prima analisi di quanto firmato ci porta alle seguenti conclusioni: continua la prassi ormai in uso da anni di firmare in forte ritardo il contratto di lavoro; abbiamo il contratto 19/21 alla fine del 23, cioè un contratto scaduto da oltre 2 anni, firmato quasi alla fine del triennio successivo che produrrà effetti solo da fine anno. Si continua, quindi, a risparmiare sulla pelle dei lavoratori della scuola, incrementando le mansioni nei vari profili, precarizzando figure fondamentali ma a fronte di risibili aumenti!

Un riconoscimento economico offensivo

Non c’è proprio nulla da festeggiare in questo contratto. Il riconoscimento economico pattuito è offensivo e tiene ancora molto lontani dalla media europea, anzi ribadisce l’impoverimento progressivo dei salari. Nonostante l’enorme battage pubblicitario che ha accompagnato la stipula del contratto, che vuole presentare i lavoratori della scuola ricoperti di denaro mentre se ne stanno a pancia all’aria per tre mesi, la triste realtà è sotto gli occhi di tutti, basta volerli tenere aperti! L’ipotesi di contratto firmata completa la sequenza contrattuale per i settori Istruzione e ricerca avviata con l’accordo economico sottoscritto nel dicembre 2022 e porterà soltanto a:

Aumento RPD docenti: in media 13,90 euro mensili a decorrere dal 1° gennaio 2022.
Aumento CIA personale ATA: in media 8,37 euro mensili a decorrere dal 1° gennaio 2021.
Aumento indennità di funzione per i DSGA: in media 49 euro mensili per 13 mensilità a decorrere dal 1° gennaio 2021.
Una tantum: 63,84 euro per i docenti, 44,11 euro per il personale ATA.

Il progetto di frammentazione e spezzettamento della categoria dei lavoratori

Si persegue il progetto di frammentare e spezzettare la categoria dei lavoratori, importando nel sistema scuola procedure e sistemi organizzativi tipici del mondo aziendale. Si creano così figure ad hoc come quella del collaboratore scolastico “esperto” che, a fronte di un ridicolo riconoscimento economico, avrà il compito di coordinare le attività di tutti gli altri collaboratori scolastici o, tra gli insegnanti, le funzioni del docente tutor e del docente orientatore: una differenziazione gerarchica istituita per legge e subito recepita a livello contrattuale, senza colpo ferire, dai sindacati firmatari.

La nota positiva e le ingiustizie

L’unica nota positiva è il diritto a tre giorni di permesso retribuito esteso anche ai docenti a tempo determinato (chiaramente sono esclusi i supplenti con incarico assegnato dal D.S.). Ma anche questo è paradossale, visto che si stabilisce un diritto che non può essere usufruito perché il contratto riguarda il triennio 2019/21! Mentre si portava a termine un contratto così miserevole, già scaduto da oltre 2 anni, negli stessi giorni il mondo della politica, con una trattativa lampo, aumentava di €1300 netti lo stipendio dei capigruppo dei partiti in Parlamento. A dimostrazione di quanto sempre più profonda si faccia la distanza tra la casta dei mestieranti della politica e il mondo reale di quanti devono fare i conti con stipendi inadeguati, inflazione galoppante, abbattimento delle conquiste e dello stato sociale, precarizzazione delle esistenze.

Le sfide da affrontare

Cosa dobbiamo ancora vedere e subire prima di stracciare le tessere dei sindacati concertativi, battere la cialtronaggine dei partiti e favorire, invece, la partecipazione di base e autogestionaria dei lavoratori onde modificare realmente lo stato presente delle cose?

[Fonte di riferimento: Comunicato stampa 15.7.2023
Esecutivo Nazionale Unicobas
Stefano d’Errico – Stefano Lonzar]


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