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Avvocatessa e deputata di Italia Viva indagata per falso

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La deputata Occhionero, avvocatessa eletta in Leu e dopo passata con Renzi, è indagata per falso in concorso aggravato dall’avere favorito Cosa nostra.

La deputata di Italia Viva Giusy Occhionero (avvocato di 41 anni, molisana, che era stata eletta alle ultime elezioni politiche nelle liste di Leu ed era recentemente passata a Italia Viva il partito di Renzi) è indagata dai Pm di Palermo per falso in concorso. Avrebbe fatto passare il Radicale Antonello Nicosia, poi arrestato per mafia, per suo assistente, consentendogli di entrare nelle carceri. Il rapporto di collaborazione tra i due, però, sarebbe stato formalizzato solo successivamente. Alla parlamentare è stato notificato un avviso di garanzia.

Ci eravamo occupati dell’arresto di Antonello Nicosia un mese addietro “4 Novembre 2019 Arrestato capo mafia e un membro nazionale dei radicali italiani”. La Procura di Palermo infatti aveva fermato 4 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa e favoreggiamento. In carcere, tra gli altri, erano finiti il capomafia di Sciacca Accursio Dimino e Antonello Nicosia, quest’ultimo membro del Comitato nazionale dei Radicali italiani, per anni impegnato in battaglie per i diritti dei detenuti. Insieme a una parlamentare di cui si sarebbe detto collaboratore ha incontrato diversi boss detenuti. Secondo la Procura aveva fatto da tramite tra capimafia, alcuni dei quali al 41 bis, e i clan, portando all’esterno messaggi e ordini.

Per i Pm Nicosia era vicino all’ala di Cosa nostra che fa riferimento al boss latitante Matteo Messina Denaro e avrebbe portato all’esterno i messaggi dei mafiosi che incontrava durante le sue visite in carcere, così gestendo gli affari del clan in America e riciclato denaro sporco.

Il Nicosia, si riteneva, avesse sfruttato la collaborazione della deputata Giusy Occhionero poiché con tale rapporto entrava nelle prigioni senza la preventiva autorizzazione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e ciò sfruttando le prerogative riconosciute dalle norme sull’ordinamento carcerario ai membri del Parlamento e a coloro che li accompagnano. La parlamentare, che all’epoca dei fatti era esponente di Leu, era stata sentita nelle scorse settimane dal Procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido e dai Pm Gery Ferrara e Francesca Dessì nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’arresto di Nicosia, del boss di Sciacca Accursio Dimino e di due presunti favoreggiatori. Nel corso delle indagini era emerso che, oltre a progettare estorsioni e omicidi, Nicosia entrava e usciva dalle carceri, incontrando anche capimafia detenuti al 41 bis, proprio grazie alla Occhionero.

I due si erano conosciuti tramite i Radicali. Il 21 dicembre 2018, dopo avuto con Nicosia solo contatti telefonici, Occhionero è arrivata a Palermo e ha incontrato Antonello Nicosia, l’esponente radicale, con cui è andata immediatamente a fare una ispezione al carcere Pagliarelli. All’ingresso ha dichiarato che Nicosia era un suo collaboratore. Circostanza invece che hanno accertato i Pm, anche attraverso indagini alla Camera, essere falsa. All’epoca, infatti nessun rapporto di lavoro era stato formalizzato. Il giorno successivo i due hanno fatto, con le stesse modalità, visite nelle carceri di Agrigento e Sciacca. Ora la Occhionero è indagata per falso in concorso aggravato dall’avere favorito Cosa nostra. Alla parlamentare è stato anche notificato un invito a comparire per la prossima settimana.

I

n copertina il Tribunale di Palermo

Adduso Sebastiano

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