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Castellammare di Stabia

Trasfusione con sangue infetto: risarcimento ingente ad un uomo di Portici

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Lo Stato dovrà risarcire circa 350 mila euro

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a Corte di Appello di Napoli ha stabilito che lo Stato dovrà pagare 350 mila euro ad un uomo di Portici che, nel 1979, contrasse l’epatite C in seguito a una trasfusione di sangue infetto. La vicenda è avvenuta a Roma, presso l’Ospedale San Camillo di Roma, dove l’uomo fu ricoverato per un intervento chirurgico di protesi all’anca. Durante l’intervento gli fu fatta una trasfusione di sangue, in seguito al quale è stato contagiato da HCV epatite virale di tipo C.

La commissione medica del Ministero della Salute, in base a diverse indagini ha attestato il nesso di causa  tra le trasfusioni praticate e l’epatopatia da virus C. Successivamente a tale responso il ricorrente conferiva incarico all’avvocato Maurizio Albachiara per accertare la condotta omissiva del Ministero sulle sacche di sangue destinate alla trasfusione e per la conseguenziale richiesta dei danni subiti. Dopo aver espletato l’attività istruttoria il Tribunale di Napoli con sentenza del dicembre 2014 condannava il Ministero della Salute al pagamento della somma di 346mila euro circa oltre interessi a favore del povero pensionato di Portici.

Avverso tale sentenza nel gennaio 2015 il Ministero della Salute proponeva appello adducendo tra i vari motivi l’assenza della colpa omissiva e la mancanza del nesso tra l’evento lesivo e la condotta omissiva del Ministero della Salute. L’avvocato Albachiara contestava tutti i motivi di impugnazione del Ministero della Salute e con sentenza del 19.6.19 la sez. IV della Corte di Appello di Napoli, dopo un giudizio durato complessivamente 10 anni, ha ancora una volta dato ragione al povero pensionato e ha confermato la sentenza del Tribunale di Napoli.

«La sentenza emessa dalla Corte di Appello di Napoli è  in linea con la giurisprudenza della suprema Corte di cassazione che ritiene responsabile il Ministero della Salute per la mancata vigilanza sulle sacche di sangue infetto sin dalla fine degli Anni 60 – commenta l’avvocato Albachiara –  Il rammarico sta nel fatto che per ottenere le somme bisognerà aspettare che il Tar, con i suoi tempi lunghi, ordini al Ministero di ottemperare al pagamento con ulteriore aggravio di spese per lo Stato»

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