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Castellammare di Stabia

Scaletta (ME), un torrente, simbolo dell’alluvione del 2009, ancora non sarebbe in sicurezza (foto)

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Lo sostiene una interrogazione parlamentare del 2017 dell’ancora oggi deputato 5stelle Francesco D’Uva e una del 2019 della deputata regionale del M5S Valentina Zafarana.

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caletta Zanclea è bel paesino siciliano sulla costa jonica messinese di circa duemila abitanti.

Il paese salì, purtroppo, agli onori della cronaca con l’alluvione del 2009, quando un violento nubifragio, iniziato nella serata del 1 ottobre 2009 e durato tutta la notte fino al mattino del giorno successivo, causò lo straripamento dei corsi d’acqua e diversi eventi franosi cui fece seguito lo scivolamento a valle di colate di fango e detriti. L’evento colpì la zona lungo la costa ionica, immediatamente a sud della città di Messina, fortemente antropizzata nonostante la difficile orografia dei terreni.

Uno dei centri più colpiti fu Scaletta Marina, nel comune di Scaletta Zanclea. Una tragedia che sconvolse l’intera comunità che ne porta ancora i segni e le ferite a dieci anni di distanza. Sedici morti solo a Scaletta e trentasette in totale compresi quelli delle limitrofe località frazioni di Messina, quali Giampilieri, Altolia e Molino) i cui nomi rimarranno per sempre nella memoria collettiva. Nella consulenza del novembre 2011 dei periti nominati dalla Procura della Repubblica di Messina si leggeva che ”Le conseguenze drammatiche dell’evento del 1. ottobre 2009 possono ascriversi alla concorrenza di tre fattori: interpretazione superficiale di precedenti eventi, mancanza di capacità previsionale riguardo al ripetersi degli stessi e, di conseguenza, inadeguata progettazione delle opere idrauliche”.

Nel 2014 intanto erano in parte completati a Scaletta i lavori per la messa in sicurezza idrogeologica del territorio. Il particolare nel torrente Saponara si è consolidato il costone che era franato e aveva ostruito il torrente soprattutto il braccio di destra e si è pure costruita una paratia di pali berlinesi per bloccare la frana. Praticamente si è ricostruito un torrente che non c’era più, facendo anche un ponte in acciaio che consentisse di raggiungere le case popolari e l’asilo nido in sicurezza. A valle, si era realizzata una briglia selettiva a pettine per trattenere il materiale grossolano. Anche sul torrente Divieto si è intervenuti convogliando le acque di monte nei pressi della stazione ferroviaria e farle arrivare fino a mare. Poco più sopra, sempre in corrispondenza della stazione ferroviaria, è stata costruita anche una grande vasca di raccolta del fango. Sono state infine completate tutte le opere di sistemazione idraulica, compreso lo stramazzo, poiché lì è inglobato l’acquedotto dell’Alcantara che porta l’acqua potabile alla città di Messina e nel caso eccezionale di colata di fango, il materiale scende al di sotto, nel torrente, e tramite il tunnel sotterraneo giungerebbe libero fino a mare.

Tuttavia, il torrente Racinazzi, luogo simbolo dell’alluvione di Scaletta, quello che ha subìto i danni maggiori, non avrebbe avuto la stessa attenzione.

In una interrogazione del 2017 dell’allora deputato 5stelle Francesco D’Uva e oggi capogruppo alla Camera dei pentastellati si evidenziava che “La messa in sicurezza del Torrente Racinazzi era una delle priorità degli interventi in quanto si tratta di un’area che, ad ogni evento piovoso, diviene accumulo di terriccio e detriti, con gravi pericoli per l’incolumità dei cittadini che quotidianamente vi transitano. In quella interrogazione, rivolta al presidente del Consiglio e al ministro dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare , D’Uva aveva ricordato come, dopo l’evento dell’ottobre 2009, siano stati eseguiti dei lavori per la messa in sicurezza dei torrenti e quindi l’ampliamento degli stessi, rilevando tuttavia che nonostante l’esecuzione dei lavori, il torrente Racinazzi continui a rappresentare un luogo ancora non del tutto sicuro, in considerazione delle criticità che a oggi non risultano completamente risolte, evidenziando le preoccupazioni dei cittadini riportate anche dalla stampa, dove è stato evidenziato “il perdurare del disagio causato dal mancato convogliamento delle acque meteoriche che, dall’autostrada, scendono nella sottostante via Roma, formando un pantano, trasportando detriti, provocando infiltrazioni ai piani bassi e gravi conseguenze per la viabilità e la sicurezza delle persone” e la “critica condizione del torrente Racinazzi, la cui messa in sicurezza risultava ancora incompleta e secondo quanto riportato dall’articolo, si sarebbe dovuto urgentemente ampliare l’alveo del torrente, il quale attraversava un’area fonte di preoccupazioni e pericolo”.

Nel gennaio 2019 è ritornata sulla questione anche la deputata regionale del M5S Valentina Zafarana, la quale con una interrogazione urgente diretta al presidente della Regione Nello Musumeci e agli assessorati competenti, ha chiesto di “conoscere lo stato dell’arte dei lavori per la pulizia e la messa in sicurezza dei torrenti Racinazzi, Saponarà e Divieto, ricadenti nel Comune di Scaletta Zanclea”, facendo presente che “Nove anni dopo la tragedia del 1° ottobre 2009 che ha colpito il territorio di Messina e Scaletta Zanclea, gli interventi progettati e realizzati, almeno in parte, per mettere in sicurezza i torrenti non hanno sortito l’effetto di eliminare o ridurre il rischio per la popolazione residente, nonostante l’Assessorato Regionale alle infrastrutture e alla mobilità, tramite il Genio Civile di Messina, abbia elaborato specifici progetti di intervento di somma urgenza. L’esecutivo regionale è in grave ritardo, considerando anche la recente attivazione dell’Autorità di bacino regionale che proprio a ciò è preposta: tale situazione non è più tollerabile”.

Sull’argomento Francesco Aloisi, attivista del M5S ed Organizeer del Meetup Grilli Jonici Messinesi nonché componente del locale Comitato Divieto di Scaletta Zanclea, ha più volte manifestato anche a mezzo Stampa l’urgenzza di intervenire a completamento dei lavori di messa in sicurezza del torrente Racinazzi a Scaletta Zanclea <<Queste immagini scattate pochi giorni fa (in copertina) dimostrano che la gestione dei lavori concernente il Torrente Racinazzi è stata un reale disastro, ecco perché invieremo un dossier dettagliato agli organi competenti, dossier che documenta l’opera incompiuta che il Genio Civile avrebbe dovuto ultimare e che evidentemente ha abbandonato. Come Cittadini e come attivisti non possiamo che indignarci. Tale relazione prodotta dai comitati cittadini negli anni e dal Meetup Grilli Jonici Messinesi, evidenzia come il Torrente Racinazzi sia strutturalmente incompleto. Infatti, il progetto redatto dal Genio Civile contemplava dei calcoli idraulici per una foce molto più ampia, lavori incompleti che ad oggi mettono seriamente in pericolo la popolazione, oltre a rappresentare una vergogna nazionale. A tal proposito, abbiamo anche potuto constatare la mancanza di una riqualificazione della Via Foraggine, strada limitrofa al Torrente in questione, la quale ad oggi versa in pessime condizioni, come dimostra lo stato di abbandono delle ex case popolari, in parte andate distrutte nell’alluvione e rigorosamente correlate di amianto che allo stato odierno non risulta rimosso. Chi sostiene che quest’opera (Torrente Racinazzi) sia completa, ignora la fragilità del nostro territorio ed il pericolo che attualmente persiste lungo la SS14 e lungo tutto il letto del torrente. Ricordiamo anche, che nonostante siano trascorsi 10 anni dal tragico evento alluvionale, attualmente numerosi nuclei familiari risultano “sfollati”, oltre a vantare un credito nei confronti dell’ex soggetto attuatore, maturato con il Contributo di autonoma sistemazione. Infatti, tale contributo è stato sospeso prematuramente nonostante i numerosi Cittadini fossero sfollati, così come recitava l’ordinanza Sindacale che li costringeva a dimorare altrove>>. L’attivista Aloisi, ricordando che tale vicenda è stata già sottoposta al vaglio dei portavoce del M5S (vedasi le interrogazioni parlamentari sopra citate) pone l’interrogativo, se l’opera in questione può risultare idonea così incompleta come giace allo stato odierno visto che nella progettazione del Genio Civile era stato contemplato un ampliamento della foce di dimensioni nettamente superiori a quelle attuali.

Santa Sarta

 

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