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Salvini: l’alleanza con i Cinque stelle è pura “ fantasia ”

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l leader della Lega liquida come “ fantasia ” le ipotesi di una alleanza tra il suo partito e i Cinque stelle ma lascia aperta la strada a un possibile patto dopo il voto. La prima prova sarà l’elezione dei presidenti delle Camere.

“Da Di Maio solo spocchia”. Ma la Lega lascia aperta la strada a un possibile patto dopo il voto

La prima prova sarà l’elezione dei presidente delle Camere

ROMA – Solo fantasia». Matteo Salvini liquida in maniera un po’ troppo sbrigativa l’ipotesi di un avvicinamento futuro al M5S. Non può dire altro a 38 giorni dal voto. Sta chiudendo le liste elettorali e concordando faticosamente le candidature nei collegi uninominali con Berlusconi e Meloni. In un centrodestra in pieno assetto elettorale può distinguersi su alcuni temi, far vedere di non essere appiattito al Cavaliere, deve motivare perché nel logo della Lega c’è scritto Salvini premier. Ma al momento deve tenere la barra dritta di una coalizione con Forza Italia che comunque gli sta stretta. Bisogna tener conto che il 4 marzo si vota anche in Lombardia. «L’alleanza con Berlusconi è l’unica maniera per vincere», spiega il leader del Carroccio. Poi, a urne aperte, si vedrà se il centrodestra avrà veramente i numeri per governare. Oggi, dunque, un’alleanza con i 5 Stelle è «fantasia». Il 5 marzo, con tutte le carte sul tavolo, potrebbe essere un’altra storia.

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Ma perché i grillini fanno filtrare oggi questa ipotesi? Se lo chiedono a via Bellerio. Una risposta potrebbe essere che in questo modo pensano di mettere zizzania con Berlusconi che ha indicato nel movimento guidato da Di Maio il male assoluto per l’Italia. Oppure perché si rendono già conto che da soli non avranno mai e poi mai una maggioranza per governare da soli. Magari prenderanno una montagna di voti, ma non sapranno cosa farsene. «E se continueranno anche nella prossima legislatura a sbraitare dai banchi dell’opposizione, chi continuerà a votarli? Il loro bluff sarebbe evidente». Allora cominciano a guardarsi intorno. Peccato, spiegano a via Bellerio, che quando è stato Salvini a proporre un dialogo si sono girati dall’altra parte.

Un anno e mezzo fa venne suggerito a Salvini di tentare questo dialogo. Tra i dirigenti del partito che spingevano c’era anche il vicesegretario Lorenzo Fontana. «Matteo ci ha provato pubblicamente, in buona fede, perché vedeva nei 5 Stelle un movimento giovane, fatto di giovani che parlavano di onestà. Ma siamo stati trattati a pesci in faccia, come se fossimo degli appestati. Adesso – dice Fontana – Di Maio sta facendo la campagna elettorale ripetendo le stesse cose che dice Salvini sull’immigrazione, la Fornero, la sicurezza, le banche, la globalizzazione». Ora è troppo tardi, il tempo è scaduto, i grillini hanno «compromesso i rapporti con un atteggiamento spocchioso». «Sono i nuovi radical chic che snobbano le aperture di qualunque altra forza politica», osserva Fontana.

Insomma, ciaone? In politica mai dire mai. Oggi è il momento della competizione più dura. È quello che sta succedendo anche dentro il centrodestra. L’obiettivo è arrivare primi e decidere chi sarà il premier. Una competizione favorita da una legge elettorale prevalentemente proporzionale. Figuriamoci se oggi Salvini si mette a dialogare con Di Maio dopo il trattamento ricevuto. Vuole vincere con Berlusconi e diventare il dominus della coalizione. Anche questo suo desiderio legittimo potrebbe però essere iscritto alla categoria della «fantasia». Come l’ipotesi di un’alleanza con i 5 Stelle. Ma la fantasia della politica italiana è sempre stata molto vivace. Se Di Maio ricevesse l’incarico di formare il governo, si rivolgerebbe a tutte le oggi esecrate forze politiche presenti in Parlamento. E in effetti molti punti di condivisione li troverebbe nel programma del Carroccio.

A quel punto, fanno notare in casa Lega, «la spocchia che hanno avuto finora sarà messa di lato». Di Maio non sarebbe solo costretto a venire a patti sul programma. Dovrà pure «scendere dal piedistallo, in cui si è messo da solo», per trattare ministeri, sottosegretari, presidenze di commissioni. Per non parlare del primo fondamentale adempimento istituzionale: l’elezione dei presidenti di Camera e Senato. Si capirà da lì quale sarà l’overture dei 5 Stelle.

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