P
er provare a rilanciarsi l’ex premier archivia il “ renzismo ” e propone il ritorno alla vecchia legge elettorale in vigore tra il 1993 e il 2005, il “Mattarellum”. Nei suoi piani ci sono alcuni viaggi all’estero. Come scrive Giovanni Sabbatucci la proposta di tornare al “Mattarellum” è una mossa che spariglia i giochi e riapre la partita.
Renzi: basta renzismo, ora viaggi studio per imparare a fare il premier come all’estero
L’ex presidente del consiglio: «Non mi vedrete in tour né sul camper». Poi l’autocritica: «C’è più bisogno di noi che di io»
L’ex presidente del Consiglio sta privatamente coltivando nuovi progetti e un diverso stile di vita, ma intanto ha iniziato a tratteggiare un primo autoritratto del Matteo pubblico che verrà. Un Renzi che, nelle sue stesse intenzioni, dovrebbe archiviare una certa immagine del “renzismo” esteriore e tener vivo il nucleo duro del “renzismo” politico. Certo, sul piano politico, almeno per il momento, il premier uscente ha dovuto assecondare – e subire – una certa “normalizzazione”. Voleva un Renzi-bis per andare nel giro di qualche settimana alle elezioni anticipate e ci ha dovuto rinunciare. Accarezzava l’idea di Primarie ri-legittimanti da farsi a fine febbraio e ci ha dovuto rinunciare. La “normalizzazione” di Renzi si è potuta leggere negli interventi dei due ministri che nei giorni scorsi più si sono battuti dietro le quinte per assorbire le istanze renziane e che hanno lanciato ponti d’oro verso il leader ridimensionato. Hanno detto all’unisono Dario Franceschini e Andrea Orlando: «Matteo, la tua sconfitta è la sconfitta di tutti». Risultato: nessuno, a parte Gianni Cuperlo, ha approfondito più di tanto le ragioni e le conseguenze politico-sociali della vittoria del No, meno che mai la minoranza, protagonista di uno spettacolare forfait: non hanno parlato Bersani e D’Alema ma neppure Roberto Speranza, che pure si è candidato in nome di un ritrovato ruolo del partito.
Renzi a questo punto si è “rassegnato” a votare a giugno e anche se nessuno può garantirgli questo timing, d’ora in poi il segretario del Pd riorganizzerà tutto se stesso su questo traguardo. Primo obiettivo confidato: abbassare il profilo, sgonfiare la “bolla comunicativa” che lo ha circondato, riducendo le presenze televisive. E anche quelle in giro per il Paese: «Non mi vedrete a fare tour per l’Italia o giri in camper». Un distacco esibito che Renzi intende concretizzare con due-tre viaggi all’estero, viaggi di approfondimento, di “aggiornamento professionale” al massimo livello e non finalizzati ad incontri politici. Su un piano parallelo Renzi sta lavorando ad un libro, a cavallo tra consuntivo e progetto per la “nuova” Italia che dovrebbe andare in libreria a febbraio. Progetti che dovrebbero avere protagonista un Renzi che, dice lui, sarà più attento all’«umanità» e per farlo credere, ha raccontato di aver preparato gli scatoloni «di notte, per non farmi vedere». Nel frattempo Paolo Gentiloni, che Renzi ha voluto a palazzo Chigi, è uscito dall’Ergife convinto di una cosa: la ribadita leadership di Renzi e il rinvio del congresso Pd consentono al governo di navigare nelle prossime settimane senza scosse “innaturali”.
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