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Operazione “Coccodrillo” GdF Catanzaro: eseguite 10 ordinanza cautelari

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Operazione “Coccodrillo” La Guardia di Finanza, unitamente alla Dda di Catanzaro e dei magistrati Nicola Gratteri e Vincenzo Capomolla, ha portato  all’esecuzione di 10 ordinanze cautelari, oltre al sequestro preventivo di beni per il valore di oltre 50 milioni di euro. – VIDEO

Operazione “Coccodrillo” GdF Catanzaro: eseguite 10 ordinanza cautelari – VIDEO

span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 12pt;">Incessante è l’opera della mafia ma con altrettanta forza, lo Stato si contrappone quotidianamente alla sua diffusione, attraverso l’apporto e il sacrificio, di tante persone che non si arrendono a quella che sempre più appare come un’evidenza ineluttabile. La mafia è  ovunque, conclude affari attraverso  imprenditori compiacenti, stringe la mano a politici più o meno “consapevoli”, strizza l’occhio  al mondo dello spettacolo, magari anche dello sport… insomma, parliamo della Piovra, quella che attraverso i lunghi tentacoli, arriva ad “accarezzare” chiunque, nei luoghi più inattesi, con  parole suadenti….

Il mondo dell’economia amalgamato a quello della criminalità organizzata.  Questa, la triste visione che emerge dall’operazione in atto verso imprenditori catanesi e vari loro prestanome, identificati fra dipendenti e familiari, dell’impresa di costruzioni Lobello, al centro dell’operazione stessa.

Il procuratore capo Gratteri, spiega come l’operazione riguardi sia il mondo dell’imprenditoria che quello della pubblica amministrazione, …determinando così la difficoltà  riscontrata nello svolgimento  delle indagini. Indagini che hanno portato, nel caso attuale, verso la famiglia Lobello, i cui membri, negli ultimi anni, si sono dimostrati capaci di contrapporre trasformismo e mimetizzazione all’opera di accertamento in atto da parte delle forze dell’ordine. Pur essendo colpite da interdittive, le loro società mutavano continuamente assetto sociale, per continuare la partecipazione ad appalti pubblici, sotto mentite spoglie e cambiando “idioma”, nell’assoggettarsi ad interlocutori sempre diversi. Vincenzo Capomolla, ci spiega come si tratti, a tutti gli effetti, di uno spaccato chiarissimo di come un gruppo imprenditoriale, possa consegnarsi nelle mani della criminalità organizzata,  stringendo accordi, proficui per entrambi.   Dario Columbrino, comandante provinciale della Guardia di Finanza, aggiunge che l’operazione si è svolta  in maniera capillare, contro i reati del mondo finanziario, seguendo diversi filoni, dalle infiltrazioni nell’economia pulita, agli arricchimenti illeciti.  Carmelo Virno, comandante del nucleo di polizia economica, parla di un classico esempio, di come l’imprenditoria entri in piena condivisione di obiettivi, con la malavita. Stiamo parlando di un gruppo imprenditoriale importante, con otto società  e reti di aziende parallele intestate a prestanome. Cinque di queste società  sono state sequestrate, in quanto operanti nel mondo degli appalti pubblici, mentre con le aziende principali, già  non potevano operare in quanto colpite da interdittive.  Abbiamo sequestrato di tutto, appartamenti, macchine, ruspe, gru. I Lobello, partecipavano ad appalti pubblici,  non disdegnando i rapporti con la cosca Mazzagatti di Gioia Tauro e Arena di Isola Capo Rizzuto. Riuscivano così a mimetizzarsi usando un approccio mafioso con i rappresentati della ‘ndrangheta  e  professionale verso le amministrazioni pubbliche. Oggi quindi,  sono state sottoposte a sequestro preventivo le società Strade sud, Trivellazioni speciali, Consorzio stabile Zeus e Consorzio stabile Genesi, tutte operanti nell’edilizia pubblica e privata  oltre alla società Marina Caffè operante nel settore della ristorazione. Le investigazioni, che si sono avvalse anche delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia e di intercettazioni, hanno evidenziato, un legame mantenuto nel tempo dalla famiglia Lobello con il clan Mazzagatti di Oppido Mamertina (Reggio Calabria) ed anche il rapporto con il clan Arena di Isola Capo Rizzuto e altre cosche del crotonese, tra cui quella riconducibile a Nicolino Grande Aracri.

A Giuseppe Lobello viene  contestato di avere anche svolto, per la cosca Arena, la funzione di raccolta delle estorsioni imposte ai vari cantieri edili del catanzarese. A Giuseppe Lobello,  è stato perciò contestato, in carcere, anche il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.

Ai domiciliari sono finiti Antonio e Daniele Lobello, rispettivamente padre e fratello di Giuseppe, e la stessa misura è stata disposta nei confronti di altri quattro soggetti, tra i quali,  dipendenti del Gruppo Lobello e intestatari fittizi delle società. Dalle indagini è emerso, anche, un episodio di estorsione nei confronti di un lavoratore costretto a licenziarsi contro la sua volontà.

“Questa è un’indagine importante , ha dichiarato Nicola Gratteri,  un ulteriore passo avanti nella dimostrazione di quella che attualmente è la ‘Ndrangheta. Vi sono coinvolte imprese che si relazionano in modo diretto con le famiglie di ‘Ndrangheta come i Mazzagatti e gli Arena. Decine di imprese che noi inseguiamo da anni mentre loro mutano pelle  per non farsi raggiungere sul piano delle misure di prevenzione, le interdittive antimafia e infine sul piano penale”.

Vale la pena ricordare, che il team di Gratteri si trova impegnato dal 16 Gennaio nel processo Rinascita Scott, fase conclusiva della più importante operazione messa in atto al fine di contrastare la ‘Ndrangheta. Un processo che vede coinvolti 325 imputati per 438 capi di imputazione e 600 avvocati. L’aula bunker, inaugurata a dicembre, è stata costruita a Lamezia Terme riconvertendo un vecchio capannone. La Calabria non era in possesso di una struttura adeguata per ospitare un processo di queste dimensioni e si era quindi ipotizzato di trovare un’altra sede. Alla fine però,  ha prevalso la voglia di rinascita, la forza simbolica che ha permesso di superare gli ostacoli ed allestire il più grande processo contro la ‘Ndrangheta proprio nella terra dove è nata. Tre anni fa venne stimato che questa associazione criminale guadagnasse già  circa 24 miliardi di dollari l’anno, una cifra che supera il fatturato di grandi multinazionali  e che corrisponde al 4% del Pil italiano. Con le multinazionali non condivide soltanto i guadagni, ma anche la capacità di operare in modo capillare in tutto il mondo tramite affiliati o intermediari. 

Ancora una volta, il nostro paese mette in mostra il peggio e il meglio di se’. Le associazioni criminali, composte di personaggi privi di ogni scrupolo, che tolgono dignità e valore alla vita, vengono costantemente contrastate da persone che al contrario,  rischiano la propria vita per il bene comune. Eroi che vivono sotto scorta, rinunciando alla serenità e a tutti quei piccoli piaceri quotidiani, che per molti costituiscono il fulcro della vita, come una passeggiata, un caffè in piazza, un momento spensierato.  A questi uomini e queste donne, che rappresentano il lato migliore in assoluto dell’umanità,  va tutta la nostra gratitudine ed ammirazione, per la loro opera insostituibile e per la staffetta che realizzano per mantenere accesa la fiaccola della speranza.

Vi terremo aggiornati, sui nuovi sviluppi e sempre sul nostro network, potete trovare l’audio di intercettazioni relative al caso e il video della conferenza stampa, sull’operazione appena svolta.

Francesca Capretta / Cronaca Calabria

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