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Mattarella da incarico a Gentiloni per formare il ”nuovo governo di responsabilità”

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Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha dato l’incarico a Paolo Gentiloni per formare il nuovo ”governo di responsabilità” che dovrà guidare il Paese dopo le dimissioni di Matteo Renzi. Gentiloni, secondo prassi, ha accettato con riserva ma si prevedono tempi stretti per il nuovo esecutivo: la riserva potrebbe essere sciolta già martedì, con giuramento mercoledì in modo che giovedì 15 il neo-premier possa partecipare al Consiglio Europeo a Bruxelles nel pieno dei poteri.

Gentiloni al Colle accetta l’incarico con riserva

Il premier in pectore ha accettato con riserva

«

Ringrazio il presidente della Repubblica per l’incarico conferito, lo considero un alto onore e cercherò di svolgere il compito con dignità e responsabilità». Lo ha detto Paolo Gentiloni, al quale il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito l’incarico di formare il nuovo governo. Il ministro degli Esteri dimissionario, che ha accettato (per prassi) con riserva, è arrivato alle 12.15 al Quirinale dove è stato ricevuto per un’ora dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Tenendo presente l’urgenza conto di riferire al presidente della Repubblica al più presto possibile» ha dichiarato Gentiloni al termine del colloquio, spiegando di essere «consapevole dell’urgenza di dare all’Italia un governo nella pienezza dei poteri, per rassicurare i cittadini e affrontare con massimo impegno e determinazione le priorità internazionali, economiche, sociali, a iniziare dalla ricostruzione delle zone colpite dal terremoto».

Dopo aver ricevuto dal Capo dello Stato l’incarico di formare il nuovo governo, il presidente del Consiglio incaricato, Paolo Gentiloni, ha lasciato il Quirinale per recarsi, cosi’ come da protocollo istituzionale, dai presidenti delle Camere. Gentiloni incontrera’ nell’ordine il presidente del Senato, Pietro Grasso, e a seguire la presidente della Camera Laura Boldrini

L’ex titolare della Farnesina ha spiegato che nelle consultazioni è stata registrata «l’indisponibilità delle maggiori forze di opposizioni a condividere un governo di responsabilità». Di qui la necessità «non per scelta, ma per senso di responsabilità» di muoversi «nel quadro del governo e della maggioranza uscente». Gentiloni ha spiegato inoltre che intende «accompagnare e se possibile facilitare il percorso delle forze parlamentari» per definire le nuove regole elettorali.

L’agenda della crisi
Ieri sera si erano concluse le consultazioni di Mattarella sulla crisi con i gruppi parlamentari. Giovedì 15 è in agenda il Consiglio Europeo e Mattarella vuole un governo insediato e con pieni poteri.

Gentiloni dovrebbe sciogliere la riserva e presentare la lista dei ministri entro lunedì. Edovrebbe arrivare a giurare entro mercoledì. Poi ci sarà il passaggio della fiducia. A quel punto la politica potrà pensare alla nuova legge elettorale per poi andare alle urne nella tarda primavera, probabilmente a giugno. In ogni caso la direzione del Pd che dovrà ratificare la scelta è già convocata per lunedì alle 12, ed è questo il primo segnale che la crisi sarà risolta velocemente come ha detto ieri lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Esecutivo con poche new entry
L’intenzione del premier dimissionario e segretario Pd Matteo Renzi è quella di dare il meno possibile idea di discontinuità nel nuovo governo. Almeno un cambio sicuro ci dovrà essere: quello appunto della nomina del successore di Gentiloni alla Farnesina. In pole l’ex segretario degli ex Ds nonché ex sindaco di Torino Piero Fassino. L’alternativa è rappresentata da una soluzione interna: il segretario generale della Farnesina, l’ambasciatrice Elisabetta Belloni. Ma per gli Esteri è in pista anche Carlo Calenda. In molti nel Pd danno per sicura l’uscita dal governo della ministra dell’Istruzione Stefania Giannini. E forse anche l’uscita della ministra della Salute Beatrice Lorenzin. Dovrebbe restare al suo posto, secondo gli ultimi rumors, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Quanto alle due ministre che nel governo uscente sono state molto sotto i riflettori, ossia la ministra per le Riforme e per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi e la ministra per la Pubblica istruzione Marianna Madia, il tam tam delle ultime ore andava nella direzione di una riconferma. Anche se le due caselle restano ancora in bilico.

Renzi ha rinsaldato nella giornata di venerdì la maggioranza interna al partito, dopo le fibrillazioni dei giorni precedenti, attraverso una sorta di“patto congressuale” con Dario Franceschini e Andrea Orlando: non ci sarà alcuna candidatura di queste aree del partito contro di lui, ma sia Franceschini sia Orlando potranno, se lo vorranno, presentare liste autonome a sostegno del candidato comune in modo di guadagnare un loro peso specifico nella geografia del partito (la questione sarà decisa in sede di stesura del regolamento congressuale). Così Renzi ha potuto togliere dal tavolo l’ipotesi di un suo reincarico o di un suo rinvio alle Camere. E la delegazione del Pd è salita al Colle ieri sera con una sola vera opzione in tasca, anche se per rispetto del galateo istituzionale a Mattarella non sarebbero stati fatti nomi.

Orlando: Renzi fondamentale, ma serve svolta
E il ministro della Giustizia uscente Andrea Orlando, a “L’intervista di Maria Latella” su Skytg24 ha ribadito il suo appoggio a Renzi segretario Pd, «ancora oggi fondamentale per il partito, portato a risultati importanti». Per Orlando Renzi «ha diritto di provare a dare una svolta, ma la svolta ci deve essere», ha aggiunto. E ha spiegato: «Credo ci sia un problema di reinterpretare il nostro ruolo. Non ci possiamo rassegnare al fatto che in alcuni settori di società il No al referendum sia stato così debordante».

Intanto l’opposizione è già sulle barricate. «Questi ci prendono per il c..o! Noi non ci arrendiamo, daremo battaglia a questa cricca. #votosubito». Così Matteo Salvini, leader della Lega Nord, ha commentato su Twitter l’incarico che verrà dato a Paolo Gentiloni per formare il nuovo governo.

Un’auto blu vuota è arrivata al Quirinale e ne è sceso Gentiloni

Di Maio e Di Battista: Italia vuole voto, M5S non starà a guardare
Non fa sconti neppure il M5s. «C’è un Paese che vuole votare. I cittadini non vedono l’ora di cambiare l’Italia con il proprio voto. I partiti in queste ore stanno fabbricando l’ennesimo Governo in provetta per continuare a mantenersi i loro mega stipendi, le loro pensioni e i benefit. Noi stiamo con il popolo italiano. Non con questa banda di voltagabbana. Non staremo a guardare». Così, in un post su facebook, il vice presidente della Camera ed esponente del M5S Luigi Di Maio. Ha rincarato la dose Alessandro Di Battista, che ha indicato in Gentiloni l’«avatar» di Renzi, «l’ennesimo politicante di professione interessato a far perdere ai cittadini la loro sovranità». Di qui il monito: «Saremo, come sempre, pura partecipazione e nonviolenza, ma reagiremo, il popolo italiano non può essere ancora calpestato!».

Renzi su Facebook: torno a casa davvero
Nella tarda serata di ieri Renzi aveva ribadito definitivamente la propria indisponibilità a restare premier dopo la sconfitta nel referendum costituzionale e ha lasciato Palazzo Chigi, riconsegnando le chiavi dell’appartamento riservato al premier, per fare ritorno a casa a Pontassieve.

Renzi passerà, quindi, la domenica in famiglia così come fatto giovedì scorso recandosi nel suo paese alle porte di Firenze per trascorrere la festa dell’Immacolata e quindi far rientro a Palazzo Chigi. Dove tornerà nei prossimi giorni per passare la campanella al suo successore. «Torno a Pontassieve, come tutti i fine settimana. Ho chiuso l’alloggio del terzo piano di Palazzo Chigi. Torno a casa davvero» ha scritto e ha aggiunto: «Mi sono dimesso. Sul serio. Non per finta. Lo avevo detto, l’ho fatto». Ma la sua avventura politica non è certo finita qui. «Ai milioni di italiani che vogliono un futuro di idee e speranze per il nostro Paese dico che non ci stancheremo di riprovare e ripartire» ha assicurato.

Priorità al partito
La priorità di Renzi per i prossimi mesi, prima di un ritorno alle urne che vuole in tempi brevi, sarà il congresso del Pd e riprendere le redini di un partito un po’ trascurato per gli impegni di governo. La convocazione a tambur battente, domenica prossima, dell’assemblea nazionale del Pd ha spiazzato i dem. Renzi ha giocato d’anticipo lasciando intendere che quella sarà la data in cui proporrà l’anticipo del congresso. Da concludersi entro marzo. In concomitanza con l’auspicato scioglimento delle Camere, in un corsa a perdifiato dalle primarie per la candidatura a premier alle elezioni politiche a giugno.

 

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ilsole24ore/Gentiloni al Colle accetta l’incarico con riserva (Andrea Gagliardi)


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