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Castellammare di Stabia

La gente va via dalla Sicilia

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La Sicilia nel 2019 è in “declino demografico” con “quasi centomila abitanti in meno”. L’esito dopo anni senza sviluppo, senza lavoro se non pubblico.

La Sicilia è in “declino demografico” con “quasi centomila abitanti in meno” nel 2019. È quanto emerso dal secondo numero di ‘Zoom Sicilia’ il report sull’economia siciliana di Cisl-Diste presentato a Palermo pochi giorni addietro.

“Nel 2019 – si legge – per il quinto anno consecutivo la popolazione siciliana riporta il segno meno. Quasi centomila persone, per effetto della scarsa attrazione sugli immigrati. E dell’emigrazione dei residenti, in prevalenza giovani. Di questo passo, tra vent’anni, la popolazione dell’Isola si ridurrà di altre 160 mila unità”.

“Un progressivo impoverimento di capitale umano – sottolinea la Cisl – che ipoteca le già difficili prospettive di crescita economica e sociale”.

Ma già a luglio dai dati Istat era stato evidente il calo demografico e per il quarto anno consecutivo. Dal 2015 sono oltre 400 mila i residenti in meno. I dati dell’Isola dicevano che al 31 dicembre 2018 i residenti erano 4.999.891, ovverosia poco meno di 5 milioni di abitanti: 27mila in meno rispetto all’inizio dello scorso anno. Cinque anni fa invece si erano superati i 5 milioni di abitanti. Andando ad analizzare nello specifico le cause di questa contrazione della popolazione si evincono due fattori: l’emigrazione e la mortalità. Su questo ultimo aspetto i bimbi nati in Sicilia l’anno scorso sono stati 40.649, con un saldo di 11.334 rispetto a chi invece nel 2018 è deceduto.

Il capoluogo più popoloso della Sicilia infatti non è Palermo ma si trova fuori dall’Isola. Secondo l’ultimo rapporto “Italiani nel mondo” della Fondazione Migrantes, sono ben 768mila (Palermo ha 660mila residenti) i siciliani che abitano all’estero e sono iscritti all’Aire (Anagrafe italiani residenti all’esterno), il 14,5 per cento dei 5 milioni e 300mila italiani che risiedono in Europa e nel mondo, per cui la Sicilia ha il primato tra le regioni italiane.

E il dato è preoccupante per altri due motivi: i siciliani all’estero sono aumentati quest’anno di 12.127 unità e il 38 per cento dei residenti “perduti” sono bambini e giovani dagli 0 ai 35 anni.

C’è poi la grande emergenza inerente lo spopolamento dei piccoli comuni. Se Palermo e Catania, con 32.500 e 21.200 cittadini all’estero sono ai primi due posti, ci sono decine di piccoli centri, dove la popolazione trasferita all’estero supera quella che è rimasta.

Ci siamo, purtroppo, occupati altre volte dello spopolamento della Sicilia, solo quest’anno: “10 Febbraio 2019 Sicilia, l’Isola si spopola di giovani che fuggono dalle infauste conseguenze della trasversale rancida politica e istituzioni”, 6 Luglio 2019 In Sicilia cresce la disoccupazione e l’Isola continua a spegnersi come una candela”, “27 Ottobre 2019 Si marcia contro l’emigrazione e l’annoso sistema nazionale e regionale”.

L’opinione.

Scrivere l’ennesimo articolo sostanzialmente sull’emigrazione dalla Sicilia è angosciante. Sembra quasi che non ci sia nulla da fare. Sembra quasi che da anni si voglia tutto questo. Sembra quasi un decennale oscuro disegno per far spopolare l’Isola. Da anni poi, risaputamente quanto mistificato, certi partiti politici, da destra a sinistra, certe istituzioni, certa giustizia, certa burocrazia, certi ordini professionali, certi sindacati, certe associazioni imprenditoriali, certa cosiddetta società civile, sono divenuti un ammasso di consorterie che trasversalmente hanno monopolizzato per legge (le loro norme e solo per loro) l’intera Isola. Non c’è spazio per chi non è dentro queste congreghe, per chi non si allinea, non si assoggetta. Una sorta di civile cupola legalizzata. A questo si aggiunga parallelamente, guarda caso, la mafia criminale. Sicché, la gente e specialmente giovane, che non ne vuole sapere di queste “fazioni” o che pure non vi è potuta entrare, insomma che è rimasta tagliata fuori dal clientelismo del posto pubblico, dal voto di scambio, dal favoritismo, dal nepotismo, dal familismo, se può se ne va e non torna più. C’è anche simmetricamente un altro aspetto, altrettanto negativo. I cittadini in questa annosa condizione di evidente frustrazione, forzosa impotenza, sostanziale sottomissione, totale sfiducia, avvilimento da stress socio-economico, finiscono per additarsi reciprocamente e ritengono il proprio concittadino il nemico. Pertanto la società è divenuta frammentata, diffidente, intollerante, astiosa. Da queste pagine, si lanciano sempre appelli all’unione dei conterranei, quanto meno nella condivisione di sviluppo e lavoro. Si sottolinea infatti spesso che è da ritenersi un cretino chi sclera contro il concittadino per motivi meramente politici, concettuali, ascetici, di appartenenza, poiché i nemici dei siciliani, dopo la mafia, sono da decenni nei trasversali Palazzi, regionali e nazionali. Il Governo Nazionale dovrebbe dare un serio segnale di cambiamento. Dovrebbe rivedere subito tutte le norme che consento a certo decennale, arrogante, misantropo, ipocrita, sprezzante, ingordo, rancido sistema pubblico-politico-istituzionale-giuridico-burocratico (quello dei “diritti acquisiti”) di brandire le norme e la giurisprudenza come una “lupara” nei confronti dei cittadini. È quest’ultimo il dissimulato macigno di sempre che civilmente soffoca tutto e tutti. Se si ritornasse nell’alveo della Democrazia non retorica, potrebbe ritornare lo sviluppo e il lavoro e quindi non ci sarebbe neanche emigrazione.

N

ell’immagine di copertina una manifestazione a ottobre per fermare lo spopolamento della Sicilia.

Adduso Sebastiano

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