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Castellammare di Stabia

Incontro con l’altro nel contesto territoriale

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ncontro con l’altro – Come gestire positivamente le differenze culturali e instaurare un dialogo positivo con gli altri, superare gli stereotipi, capire i meccanismi di queste differenze che spesso nascono in contesti vicinissimi, nella stessa città o anche nello stesso quartiere.

Capire questi meccanismi ci può aiutare a gestirli, riducendone l’impatto sulla nostra vita e sulla società. Ma come? Attraverso l’antropologia socioculturale, che è il ramo dell’antropologia che studia le differenze e le somiglianze culturali tra i vari gruppi umani.

Questo il tema della video-conferenza online “L’incontro con l’altro nel contesto territoriale: prospettive culturali ed egemonia criminale”, evento a distanza svoltosi ieri sera ed organizzato dall’Istituto di Formazione Professionale “Alfa Forma” di Castellammare di Stabia.

Relatore il Prof. Salvatore Giusto, collegato da Toronto (Canada), che insegna e svolge attività di ricerca presso la Bishop’s University, dove si occupa di antropologia socioculturale, criminologia sociale e, più in generale, del rapporto fra crimine organizzato, gestione dei mass-media, e politiche culturali Europee e Nordamericane. Moderatrice la dottoressa Carmen Jovine, docente esperta e nota psicoterapeuta.

Il Prof. Giusto, nel suo brillante intervento, ha spiegato ai molti partecipanti collegati da remoto qual è il campo di intervento dell’antropologia socioculturale e come un approccio antropologico possa farci meglio comprendere le contraddizioni culturali delle nostre periferie, dove spesso si insediano forme di egemonie criminali.

Ha poi trattato di un suo studio “svolto sul campo” a Napoli sulla cultura neomelodica. Lo spunto per questo lavoro, ha detto il Prof. Giusto, gli era venuto una quindicina di anni fa da un servizio di Enrico Lucci (giornalista de “Le Iene”) che intervistava dei baby neomelodici e dove “si parlava del fatto che ci fosse dietro la camorra, un intreccio tra musica pop ed egemonia criminale in varie periferie d’Italia, con epicentro Napoli perché lì è stato inventato il genere”.

“Il genere neomelodico celebra il modo di vita delle periferie meridionali, ma accade in tutti i contesti di marginalizzazione, che si appropriano di un genere musicale e parlano della loro realtà. Nel contesto napoletano in cui la camorra comincia ad acquisire col denaro la maggior parte dei mezzi di produzione culturale, essa inizia a decidere chi diventerà famoso e chi no”.

Ma in effetti, spiega il Prof. Giusto, è quello che fa la cultura televisiva in generale, dove sono le emittenti a decidere quali siano i parametri per il successo.

Di qui è passato ad analizzare un’emergenza del sistema educativo, quello della notorietà a tutti i costi, attraverso la storia di Benny, una baby cantante neomelodica dodicenne molto nota sui social, e il cui caso è stato trattato recentemente dalla trasmissione televisiva “Settestorie” di Monica Maggioni.

A sconcertare i più sono le esibizioni della baby cantante con movenze ed abiti non adeguati alla sua giovane età. Ma siamo nell’ambito di una cultura diversa da quella dominante (in quest’ultima si crede che i bambini debbano vivere la loro infanzia serenamente e lontani dai riflettori, nella prima certi comportamenti vengono
approvati).

“Il problema è come viene interpretata la notorietà. Se i genitori sognano che i loro figli maschi diventino calciatori e le femmine presentatrici o attrici, non c’è da stupirsi del feedback… Bisogna riconoscere è che la nostra è una società dell’immagine, dove siamo considerate persone di successo soltanto se siamo noti sui social.” – ha sottolineato il prof. Giusto.

Per prevenire l’insorgenza di questi e altri fenomeni, come giustamente ha concluso l’illustre relatore, “bisogna lavorare sulle radici culturali, togliendo alle mafie la capacità di influenzare, e se la mafia produce la sua cultura, noi dobbiamo produrne un’altra non mafiosa”, creando delle reti di attività alternative, dei nuovi punti di riferimento, per creare opportunità di crescita e di integrazione sociale.

Adelaide Cesarano / Cronaca Campania


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