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Il contagio del Virus e quello del malcontento: due fuochi malefici

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Tra il contagio del Virus e quello del malcontento ormai, in Italia, sembra quest’ultimo a correre più velocemente ben spinto dai Win-Win.

Il contagio del Virus e quello del malcontento: due fuochi malefici

Ormai sempre più e comunque vadano le cose, in Italia, tra il contagio del virus e quello del malcontento, qualunque cosa si faccia a vincere sembra essere sempre questo ben fomentato da chi, con nessuna coscienza, si pone sempre in una posizione di Win-Win per la quale, qualsiasi cosa si faccia, e comunque vadano le cose, di sicuro, dicono, si deva fare diversamente e, comunque, le cose così sarebbero andate diversamente. Ovviamente quel “diversamente” MAI viene esplicitato e ben dettagliato: a questi basta semplicemente dire “DIVERSAMENTE” ed i loro armenti plaudono e concorrono a far si che, più del virus stesso, a contagiare l’Italia sia il malcontento generalizzato e magari, talvolta, senza neanche un perché chiaro e reale. Talaltra, invece, la ragione traspare in modo lampante e finanche sfacciata: basterebbe volerla vedere come anche che gli “altri” avessero la forza e la volontà di additarla direttamente, o anche indirettamente, senza temere di attirarsi i malumori dei “mungitori” e, di sicuro, di chi di essi si serve per portare avanti, anche politicamente, la loro posizione Win-Win.

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o usato il termine “mungitori” non a caso, e mi spiego!

L’ho usato perché troppo spesso, nel quanto sento dire e pretendere da parte di alcuni e/o di alcune categorie, oltre che alle puntuali pregresse e sistematiche scoperte di veri “scandali e sciacallaggi vari” che riescono a raggiungere la luce e la cronaca, ad altri non mi fa pensare.

Tutti vogliono, tutti pretendono, tutti chiedono e subito, anche prima! Certo, ci sono larghe fasce di persone e categorie oneste che realmente necessitano, e meritano sostegno, ma c’è anche una larga fetta di “indegni” che approfittano solo della situazione per battere cassa e “rubacchiare” quanto più possono (ricordate chi finanche brindava dopo il terremoto? Oggi di sicuro c’è chi lo fa e l’ha fatto per il Covid e, ancora una volta, a Milano ne sanno qualcosa).

Orbene, dar ristoro a chi ha subito, subisce e subirà dei danni è cosa buona e giusta ma: come li si quantifica? Chi li accerta nel reale? Quanto? Quando? Numquam!

Eppure un sistema pratico, rapido e veloce ci sarebbe: affidare il ristoro alla Guardia di Finanza e all’Ufficio imposte che, dichiarazioni dei redditi alla mano, partita per partita, vada ad accertare il giro d’affari dell’avente diritto ad un ristoro e, in funzione del danno risultante dalla differenza dello zero incasso/guadagno attuale, o prossimo, e quello che invece in “realtà” si era avuto in analogo periodo precedente ne faccia diretto ed immediato – corretto – risarcimento.

Difficile? Cosa astrusa? Non penso e non credo!

Ma allora, mi chiedo, perché non si fa? Perché gli stessi che avanzano richieste di ristoro lamentando perdite e danni così, tanto per dire e solo sul loro dire, non presentano essi stessi la documentazione di cui sopra? Perché tra i politici, TUTTI, nessuno osa dire una cosa del genere? Semplice! Perché si andrebbe a prendere a randellate un vespaio per cui meglio glissare su altro, e su questo accapigliarsi.

Pardon. Ho scritto NESSUNO OSA ma, in realtà, uno c’è stato, BERSANI.

A quanto ricordo, in una delle trasmissioni della scorsa settimana si lasciò scappare dalla bocca, sottovoce e subito non rimarcato ne ripetuto ne ripreso nel corso della trasmissione nemmeno da lui stesso, proprio questo semplice, chiaro, lapalissiano concetto e metodo di verifica/ristoro corretto il che, apro e chiudo subito un inciso, mi ha ricordato il tanto similare proferire dell’ormai scomparso Marco Pannella che, in una trasmissione dove ci sia accapigliava sulle tasse e, nello specifico sul sistema di calcolo e metodologia di pagamento, a qualcuno che osannava il metodo americano dove ciascuno fa la propria dichiarazione, anche se operai od impiegati, ed in base alla stessa paga – direttamente – le proprie imposte, ebbe a farsi sfuggire dalla bocca:” ….e già! Ma poi chi le pagherà più le tasse in Italia?

E già. Appunto! Ma questo è già altro sia pur essendo, però, alla base del quanto qui richiamato: dichiarazione dei redditi, verifica del dichiarato, ristoro nella percentuale del 100% se le finanze lo consentissero, o del quanto si sarà deciso.

Ripeto e richiedo: difficile? Assurdo? Iniquo? A me sembra di no.

E mentre si discute, mentre ci si azzuffa e si protesta in Parlamento e per le strade, dove tra l’altro si mette a disposizione del Virus una fiammante macchina da corsa per correre di più e meglio dando così, nel contempo, anche modo ai vari teppisti (“casseur”) di professione, vuoi di matrice politica o semplicemente di ignoranza congenita, di dar sfogo alla loro violenza aprendo, come se non bastasse, anche varchi ad uso dei vari sciacalli, sempre presenti, pronti ad avventarsi per rubare dalle vetrine rotte affossando così, sempre più, il buon ricordo degli italiani che – anche se forse a loro insaputa – così bene avevano saputo affrontare la prima ondata dell’epidemia peraltro allora anche del tutto sconosciuta e quindi ancora più insidiosa.

Lontano e offuscato, forse dalle nebbie autunnali, anche il ricordo dei morti che venivano portati via a centinaia con i camion dell’Esercito.

Tutto finito, tutto passato. Ora che il virus è più conosciuto e quindi si potrebbe ancor meglio contrastarlo, ecco che tutto precipita verso il peggio tanto da rasentare l’assurdo del temerlo meno perché ormai con esso si ha confidenza il che mi riporta, nella mente, un antico insegnamento ricevuto dai miei: non dare ne prendere confidenza con niente e nessuno; la confidenza, ricorda, è l’anticamera della malacreanza e, quanto più è forte, più di questa apre la porta!

E questo è. Ed intanto, ripeto, dilaga il virus del malcontento che può mostrarsi ed essere ancor più pericoloso del Coronavirus stesso del quale, oltretutto, può diventare l’alleato più valido per farlo ancor meglio e più velocemente diffondere tanto che, ad esempio, alcuni esercenti allo “I Stay Home” della prima ondata stanno sostituendo, con aria di sfida e talvolta anche arroganza: “I Stay Open” e, parimenti, i cittadini comuni, allo stare alle finestre a cantare ed allo stare chiusi in casa, stanno sostituendo un antico di nefasta memoria “chi se ne frega” e scendono in piazza dove pretendono di poter stare come, quando e quanto pare loro.

Insomma, è un proliferare del solito italico:

  • perché qui e non lì?
  • Perché questo e non quell’altra cosa?
  • Perché chiudere noi e non gli altri?

E via di questo passo in una girandola simile a quella del cane che vorrebbe mordersi la coda. E nessuno a fare, o anche solo ad accennare, un “mea culpa”. Non i Bar che, una volta riaperti, NON hanno minimamente tenuto conto della necessità di contenere i clienti, men che meno di farli stare distanziati ricorrendo magari ad una qualche telefonata agli organi di sicurezza per segnalare assembramenti non consentiti e pericolosi. Sia mai: sono soldi (danè, piccoli, ‘e papparelle ecc ecc) e, per prenderne quanti più fosse possibile in quel momento non hanno minimamente pensato di fare come il ben noto “Tafazzi” e quindi di farsi del male da soli.

E come questi, presi a caso perché tra quelli che più facilmente saltano alla vista (vedi “movide” varie) tanti altri, ciascuno nel proprio orticello e nel proprio cortile ad accumulare quanto più potevano pronti poi a lamentarsi ed a chiedere: Perché? Come anche: perché a me, noi, e non all’altro? E nessuno di questi sembra tener conto che pur da qualche punto, da qualche parte, bisogna pur partire per cui, nel bene o nel male, si deve provare a partire dai luoghi che non incidono in maniera drastica anche su altri (come ad esempio sarebbe il bloccar i trasporti) per poi, man mano e se necessario, andare avanti stringendo sempre di più le maglie avendo ben presente, sempre, che ormai si può contrarre il virus anche semplicemente entrando in un bar, o camminando per strade affollate, o salendo su un autobus o …. Sono mille gli “o” possibili, ed è su questi che in tanti, troppi, ora ciurlano per propri tornaconti di qualsiasi tipo essi siano (dall’economico, al politico, all’essere cretini e a rivendicare il diritto e la libertà di esserlo)

In tutto questo però si comincia a notare che molti italiani credono sempre più che il ritorno al blocco nazionale sia solo questione di tempo, e ad esso cominciano già ad assuefarsi mentalmente e, perché no, provano già a riprendere comportamenti virtuosi il che è l’unico vero e concreto mezzo per provare realmente a scongiurare il tanto temuto LocK-Doun totale e magari proprio a Natale.

E qui mi fermo per non allungarmi troppo anche se l’argomento è di quelli che ben si prestano a lunghe analisi e valutazioni epperò nel contempo, chi le comprenderebbe già le saprà da solo e chi no, mai le comprenderà e men che meno le ammetterà, per cui non mi resta che ricorrere al solito: Io speriamo che me la cavo!

Il contagio del Virus e quello del malcontento / Stanislao Barretta / Redazione

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