Non vi sarà un solo processo all’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, imputato per 258 morti di amianto, ma potrebbero esservene almeno 4. Questo è il risultato della decisione del giudice torinese Federica Bompieri che ha mandato a giudizio l’ultimo patron di Eternit Italia in vita per omicidio colposo e non doloso, come chiesto dal pm Gianfranco Colace. A Torino sarà processato per due delle 258 vittime che lavoravano a Cavagnolo. A Reggio Emilia per altre due. Gli altri procedimenti si svolgeranno a Napoli (8 vittime) e Vercelli (le altre 240).
Vittime dell’amianto. Il giudice: “Non c’è dolo l’omicidio è colposo”
Torino, derubricata l’accusa al magnate svizzero Schmidheiny. È imputato per la morte di 258 persone. Processo diviso in 4 sedi
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l primo compito tocca alla cancelleria; dovrà fare tre copie della monumentale mole di faldoni e inviarle a Vercelli, a Napoli e a Reggio Emilia. Poi sarà dato incarico a un pm di ogni sede di studiare la complessa vicenda e, se riterrà che ci sono i presupposti, chiederà il rinvio a giudizio partendo dall’udienza preliminare. Altre tre. D’altronde, il gup Bompieri, superato l’impasse del “ne bis in idem” (non si può processare la stessa persona due volte per gli stessi fatti) dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale, non ha però ritenuto fondate le argomentazioni a sostegno del reato di omicidio volontario. Il pm Colace ci ha provato fino all’ultimo. Una mezz’ora intensa ieri mattina, all’ultima seduta dell’udienza preliminare. «Qui – ha detto – ci sono 258 vite spezzate. Sì vittime dell’amianto, ma non per un fato avverso, bensì vittime delle scelte dell’uomo, anzi, di un uomo preciso che è l’imputato di questo procedimento, consapevole che sarebbero rimasti sul campo molti morti». Di altro avviso i difensori Astolfo Di Amato e Guido Carlo Alleva, che commentano: «Crollata la mostruosità di un soggetto che avrebbe avuto la volontà di provocare tante morti». Convinzione che invece il pm aveva sostenuto ripercorrendo «dieci anni, dal 1976 al 1986, di scelte ininterrotte e consapevoli da parte di Schmidheiny; decise di continuare a utilizzare l’amianto anche quando c’erano già altre tecnologie e materiali alternativi». Nel Palazzo di Giustizia di Torino, però, questa tesi non è passata.
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vivicentro/Federica Bompieri: ”Eternit, fu omicidio colposo, non doloso”
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