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Castellammare di Stabia

Emiliano sfida Renzi e ora il PD detta le sue condizioni al governo (VIDEO)

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Dopo giorni di incertezza, Michele Emiliano scioglie le riserve, rimane nel Pd e sfida Renzi per il congresso. Adesso resta da capire quale sarà il futuro del governo. In un’intervista con Francesca Schianchi, Matteo Orfini detta l’agenda a Gentiloni: “Basta privatizzazioni, subito la commissione d’inchiesta sulle banche e una legge per correggere voucher e ius soli”. Nel suo commento Giovanni Orsina analizza i problemi del Pd nel quadro della “crisi d’identità che colpisce la sinistra in pressoché tutte le democrazie occidentali”.

Emiliano resta e sfida Renzi. Bersani: io non parteciperò

L’ex ministro: «Non rinnovo la tessera». Con lui fuori 35 parlamentari. D’Alema attacca in tv: l’ex segretario prenda atto del suo fallimento

ROMA – È la Direzione delle sorprese. Ma non dovevano andare via in tre, Speranza Rossi ed Emiliano? E invece eccoti il Governatore della Puglia che ci ripensa, si presenta al Nazareno, interviene, sferza Renzi e alla fine annuncia: «Mi candido alle primarie».
 Finalmente un punto fermo. Già al mattino, Renzi, che è volato negli Stati Uniti per distaccarsi plasticamente dalle convulsioni di questi giorni, parla degli altri al passato: «È bene essere chiari: non possiamo bloccare ancora la discussione del partito e soprattutto del Paese. È tempo di rimettersi in cammino». Con una stoccata micidiale: «Se è vero che la parola scissione è una delle più brutte del vocabolario politico, ancora più brutta è la parola ricatto».

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opo il colpo di scena di Emiliano, arriva a stretto giro anche la gelida reazione degli scissionisti. «Prendiamo atto – dice Roberto Speranza – della scelta assunta da Emiliano di candidarsi nel PdR, il Partito di Renzi».

Loro invece non si fermano. Ed è giunto il momento in cui i big ci mettano la faccia. Massimo D’Alema va in tv da Bianca Berlinguer e scandisce: «A un certo punto diventa necessario che torni a farsi sentire la voce di una forza di sinistra». Anche Pier Luigi Bersani va in televisione: «È certamente un passaggio non semplice, ma anche quando hai dei dubbi, quando non sai cosa fare, fai quel che devi». Ed è una citazione nobile, tratta da Enrico Berlinguer, che parla al popolo di sinistra.

Il messaggio dunque è questo: non siamo noi ad avere fatto lo strappo, semmai è stato Renzi. Dice D’Alema: «Appartiene a un centrosinistra che in un Paese dove ci sono 5 milioni di poveri, si tolgano le tasse ai ricchi?». E Bersani, annunciando che non rinnoverà la tessera: «Io sono rimasto sinistra di governo. È lui che si è molto spostato…».

Solito D’Alema. Si toglie qualche sassolino dalla scarpa. «Quando dissi che la legge elettorale era incostituzionale, mi dissero che ero un rompiscatole e un gufo». «Renzi ha cercato di rottamare non tanto le persone, quanto i valori della sinistra, questo era il suo vero obiettivo. E a un certo punto bisognava reagire». «Non dirigerò questo partito che non dovrà essere di Bersani o di D’Alema. Immagino che verrà scelto un segretario con le primarie». E quando gli si cita Emiliano, la smorfia parla più di ogni parola.

La giravolta del governatore della Puglia, che ieri mattina si è persino negato al telefono, brucia moltissimo agli ex compagni di strada. «Per me – scandisce Enrico Rossi – non sarebbe un comportamento normale, ma ognuno ha i suoi modi di comportarsi…».

A sera, è abbastanza chiaro il perimetro della scissione: con Bersani se ne andrebbero 15 senatori e 20 deputati. Con una dozzina di transfughi da Sel, giovedì nasceranno i nuovi gruppi parlamentari e a marzo si terrà il primo evento politico del nuovo movimento, di cui non c’è un nome ma potrebbe essere «Uguaglianza e libertà». Bersani intanto annuncia le prime battaglie. Il nuovo gruppo garantirà sostegno al governo ma si farà sentire sui decreti attuativi della scuola.

E se Andrea Orlando ancora non scioglie formalmente la riserva, ma costruisce un pezzo alla volta la sua candidatura (ieri con il lancio del blog «Lo Stato presente» ha chiuso anche lui la fase degli appelli: «Gli addii addolorano, poi bisogna andare avanti e parlare al Paese»), Emiliano per un giorno si prende imperiosamente la scena: «Renzi – dice – si è inventato un congresso con rito abbreviato. Ci hanno impedito di svolgere bene la conferenza programmatica. Non vuole concedere agli avversari le feste dell’Unità come luogo di dibattito… Di fronte a tanta avarizia, c’è stata tanta voglia di andare via come le migliaia di iscritti che se ne sono andati. Ma noi siamo qui».


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