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Dal Piano Sud 2030 all’attuale Riforma Fiscale per l’Italia

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Dal Piano sud 2030 (documento in odf) un progetto per l’Italia: “L’Italia ha molte fratture. Le disuguaglianze e le divisioni si combinano e si accentuano nei luoghi. Colmare i divari territoriali non è solo un atto di giustizia, è la leva essenziale per attivare il potenziale di sviluppo inespresso del nostro Paese.. Investire al Sud oggi significa pensare all’Italia di domani. Ridurre i divari tra cittadini e territori è la vera opportunità per riavviare uno sviluppo più forte e durevole”. (Ministero per il Sud)

Dal Piano Sud 2030 all’attuale Riforma Fiscale per l’Italia

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opo la presentazione del Piano di investimenti per il sud 2030, il Premier Conte rientra da Gioia Tauro e dall’altro importante tavolo di governo della serata di ieri per la riforma fiscale, con ancora l’eco delle possibilita’ o meno di attuazione concreta di sviluppo e coesione per l’Italia passando per il mezzogiorno, tema che ormai desta suscettibilità atavica.

Per realizzarlo concretamente, il Presidente del Consiglio Conte,  ha derogato imprescindibile la clausola del 34%, vincolo per il settore pubblico di effettuare investimenti ordinari per 34 euro ogni 100 nel meridione.

Trattasi di misura aggiuntiva non semplice da rispettare nell’attuazione pratica, considerando anche che è una quota teoricamente già in essere, ed anzi nel 2000 era di 2 punti percentuali in piu’ (36%). Poi abbassatasi negli anni a causa della famigerata fuga dei cervelli.

Pur essendoci nella progettazione del Piano, l’impegno alle infrastrutture precipue, quali dignitose reti ferroviarie al sud per merci e persone, in modo tale che la risorsa finora inutilizzata per le sue enormi potenzialità, proprie dello stesso porto di Gioia Tauro, possa esser completamente sviluppata, da bruco di porto rimasto soltanto icona delle promesse di sviluppo di questa parte del Paese; a farfalla che spicca il volo verso il reale impiego della sua intera area di estensione del milione e 600 mila metri quadrati, che non ha eguali in Italia.

A restare difficile è la priorità di scelta per giungere a risultati sbandierati da tutti da decenni, ma poi immobilizzatisi sulla carta.

L’innalzamento del livello all’infrastrutturazione sociale, così come il rinvigorimento della Pubblica Amministrazione, sono tutti temi che devono partire dalla presa di coscienza politica che i finanziamenti non abbiano il sapore passato della pioggia per arare il proprio orticello.

Si deve puntare all’edificazione del lavoro civico, attraverso il terzo settore e la costruzione di un condiviso nuovo associazionismo con al centro l’effettiva esigenza ed il vero coinvolgimento del cittadino attivo.

A tener invece banco, permangono le polemiche con il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che sulla paventata mozione di sfiducia al ministro Bonafede, sembra voglia andare avanti in Senato.

Senza andare troppo lontano con i programmi sventolati che porterebbero 123 miliardi in 10 anni, più risorse e più spese al Sud; il campo sul quale si gioca oggi la partita per il mantenimento della governance, è la fiducia al governo sul decreto Milleproroghe alla Camera della settimana prossima, e dall’altro lato la riforma o presunta tale del processo penale.

Carmine D’Argenio

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