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Castellammare di Stabia

Chiesa di Gesù e Maria di Castellammare: una perla da visitare, magari in queste festività

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a chiesa di Gesù e Maria è una chiesa monumentale situata nel centro storico di Castellammare di Stabia ed appartenente alla parrocchia della concattedrale di Maria Santissima Assunta

Un trionfo di armonia, la Chiesa del Gesù di Castellammare

Tele di Luca Giordano e Paolo De Matteis nel tempio seicentesco del centro antico

Uno dei più interessanti monumenti della città di Castellammare di Stabia, provincia di Napoli, per armonia e ricchezza di opere d’arte, è la chiesa di Gesù e Maria. Si trova nella strada omonima che anticamente portava il nome di via Campo di Mola; quando non esistevano ancora tutte le attuali costruzioni e la attuale via Viviani e via del Gesù erano un unico campo con una mola, cioè un mulino.

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Chiesa di Gesù e Maria (Castellammare di Stabia)La chiesa di Gesù e Maria fu fondata nel 1609, custodisce, tra le altre opere, una tela attribuita a Luca Giordano, opere di Paolo De Matteis e Vincenzo Galloppi, una piccola tela raffigurante il patrono della città San Catello ed una macchina da festa.

Nel 1608 vennero chiamati i gesuiti a costruire una chiesa e un collegio dedicati a Santa Maria del Soccorso. La struttura venne fondata grazie alla collaborazione del comune e di un nobile Piergiovanni da Nocera. Vi è notizia che già nel 1617 vi vivessero 12 padri e che molte persone vi erano ospitate.

Quando vennero espulsi i gesuiti dal regno di Napoli nel 1767 il complesso venne affidato al clero dei preti semplici nel 1786. Nel 1785 la seicentesca statua della Madonna del Carmelo, che si vede nella seconda cappella a destra, venne concessa dal re Ferdinando al clero cittadino ed intronizzata in questa chiesa dove tuttora si trova; precedentemente si trovava nel dismesso complesso carmelitano al molo, distrutto per fare spazio al cantiere navale.

La chiesa si è arricchita nel tempo. Nel 1826 fu edificata la sacrestia; nel 1836 il coro in legno di noce. Vi sono sei tondi di Angelo Mozzillo che risalgono agli anni 1765-85 rappresentanti ognuno una coppia di angeli con un simbolo della vergine.

L’interno ha una sola navata con due cappelle per lato.

Sul frontespizio interno c’è la tela di De Matteis (allievo di Luca Giordano) con Sant’Ignazio e San Francesco Saverio che ricevono il breve della missione da Papa paolo III; a destra dell’ingresso è collocata una tela del de Matteis, con la sacra famiglia e i santi Luigi Gonzaga e Stanislao Kotska, protettori della gioventù studiosa.

Sull’altare maggiore si vede la tela della Beata Vergine del Rifugio (detta del Soccorso) attribuita a Luca Giordano. Nella volta della navata il meraviglioso dipinto del 1899 di Vincenzo Galloppi che raffigura il trionfo del nome di Gesù; lo stesso artista firma l’abside con il discorso della montagna e la mensa degli angeli.

Grande valore votivo presenta la piccola tela di San Catello che venne rubato nel 1976 e fu ritrovato nel 1993 a Venezia presso un antiquario e restituito alla città. In questa chiesa nel‘600 vi era conservata l’unica reliquia del santo patrono, una reliquia del cranio ottenuta dai frati del convento di San Francesco di Itri (Gaeta) fatta incastonare nel petto di una statua che fu intronizzata nella chiesa del Gesù.

Entrando a sinistra c’è un raro esemplare di macchina da festa, usata per l’esposizione del Santissimo sacramento, un grande ostensorio costituito da elementi lignei intagliati da artisti napoletani nel XVIII e XIX secolo.

Nel coretto del lato sinistro vi è l’organo fisso fatto eseguire dal clero nell’anno 1800 mediante spesa di 170 ducati dall’organaro Benedetto de Rosa di Napoli. Questo andava a sostituire uno seicentesco perché ritenuto troppo piccolo e così il sacerdote don Salvatore Dattilo lo fece costruire più grande nell’800 e vendette il vecchio per 34 ducati.

Di fronte c’è il coretto costruito dal principe Urbano Barberini che era proprietario del palazzo prospiciente l’abside della chiesa e che ottenne dal re Ferdinando IV nel 1790 il privilegio di costruire un ponte coperto che collegava la sua abitazione alla chiesa così da questo coretto poteva seguire le sacre funzioni.

Vi è anche un sepolcro marmoreo di Gabriele Longobardi del secolo XVIII.

La chiesa possedeva una ricca biblioteca oggi donata alla biblioteca dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose Monsignor Raffaele Pellecchia di Castellammare.

Maria Cristina Napolitano/ecampania – foto/Mentnafunangann


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