A Catania la famiglia mafiosa dei Nizza controllava la fornitura di stupefacenti e i prezzi disponendo anche di un nutrito arsenale di armi.
I turni coprivano l’intera giornata con tanto di orari di ‘servizio’. È uno dei retroscena dell’perazione “Skanderbeg”, un maxi blitz antidroga eseguito dai Carabinieri del Comando provinciale di Catania, supportati dai reparti specializzati dell’Arma.
I militari hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Catania, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di 99 persone indagate, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, con l’aggravante del metodo e della finalità mafiosa, e per detenzione illegale e porto di armi da fuoco.
Contestualmente è stato eseguito un altro provvedimento cautelare emesso dal Gip presso il Tribunale per i minorenni di Catania, su richiesta della competente Procura, nei confronti di due persone, di cui una ancora minorenne, per associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti.
span style="font-size: 14pt;">Dodici le piazze di spaccio che fruttavano mediamente 120 mila euro al giorno che mantenevano in vita 43 famiglie, le stesse che facevano capo a spacciatori, vedette e “capi piazza”. La droga veniva acquistata tra la Campania e Calabria: in quest’ultima regione il clan di riferimento quello Santapaola-Ercolano, per il tramite dei Nizza, comprava un chilo di cocaina a 40 mila euro per rivenderla alle piazze a 60 mila, con un guadagno netto di 20 mila euro
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Un esercito della droga in stile “Gomorra” (la recente e nota serie televisiva recente) che in meno di dieci anni ha trasformato il quartiere periferico di San Giovanni Galermo nella “Scampia della Sicilia”, copiando in toto dalla Campania il modello industriale della vendita della droga.
A notte fonda il blitz dei Carabinieri del Comando provinciale e della compagnia Fontanarossa che hanno utilizzato lo stesso metodo dei pusher per evitare le fughe dei manovali dello spaccio, bloccare le tre strade del rione che collegano le quattro vie Egadi, Capo passero, Pantelleria e Ustica.
All’alba l’organizzazione più potente del meridione nella vendita della droga, è stata azzerata. Due anni di indagini dall’ottobre 2018 al maggio 2019, e le rivelazioni di due pentiti Dario Caruana e Silvio Corra hanno permesso di ricostruire tutti i punti cardine su cui si è basata questa organizzazione già messa a dura prova in altre due operazioni antidroga del 2012 e del 2018, ma sempre pronta a rigenerarsi.
Tutti i ‘capi piazza’ operavano sotto la supervisione de boss Lorenzo Michele Schillaci, arrestato l’8 novembre del 2019. Schillaci aveva anche il compito di dirimere i contrasti interni ai gruppi. Schillaci 56 anni è un personaggio di notevole caratura criminale già condannato per associazione mafiosa. Toccava a lui, boss in ascesa, fare in modo che le regole venissero rispettate, imponendo la fornitura della sostanza stupefacente per conto del gruppo Nizza, e spettava ancora a lui dirimere i contrasti interni ai gruppi in casi di “concorrenza sleale” per aver protratto l’attività di spaccio oltre l’orario consentito o per aver dirottato i clienti presso altra piazza di spaccio). In occasione del suo arresto avvenuto l’8 novembre del 2019, nella sua casa furono trovati e sequestrati 60 mila euro provento dell’attività delle piazze di spaccio, la “carta degli stipendi”, la “carta delle estorsioni”, e la “carta delle piazze di spaccio”.
Le indagini si sono avvalse anche delle testimonianze di due collaboratori di giustizia, Dario Caruana e Silvio Corra. Quest’ultimo ha avuto il ruolo di reggente del clan Nizza, a cui facevano riferimento i gruppi di trafficanti e spacciatori, dopo l’arresto di Schillaci ed è “informato sui fatti”.
Secondo la ricostruzione della Dda, parte dei guadagni della droga servivano al mantenimento delle famiglie degli affiliati detenuti. Nelle “carte” erano segnate le iniziali di 43 detenuti con accanto la somma spettante alla famiglia, per un importo totale di circa 42 mila euro al mese.
L’indagine dei militari ha accertato il possesso di armi da fuoco, anche da guerra. I Nizza di San Giovanni Galermo avevano infatti una notevole disponibilità di armi pronte ad essere utilizzate in caso di richiesta di spedizioni punitive da parte del clan Nizza.
Come durante i festeggiamenti del 31 dicembre 2018, quando Schillaci e altri due responsabili di una importante piazza di spaccio, Mario Maurizio Calabretta e Giambattista Spampinato, sono stati ripresi mentre esplodevano colpi di arma da fuoco con un Kalashnikov e una pistola, noncuranti della presenza di diverse persone, tra cui un bambino. Nel video, si vede il pusher della piazza che continua a spacciare, incurante degli spari.
“Le piazze di spaccio erano organizzate imprenditorialmente con precisi orari di lavoro e turnazioni che coprivano l’intero arco della giornata” spiegano gli investigatori dell’Arma dei Carabinieri che “grazie a tecniche di intercettazione e di riprese video, hanno appurato “centinaia e centinaia di cessioni di dosi di droga giornaliere, organizzate con piglio imprenditoriale con precisi orari di lavoro e turnazioni che coprivano l’intero arco della giornata”.
Secondo l’accusa “le diverse squadre che gestivano le ‘piazze di spaccio’ godevano di una chiara autonomia sotto il profilo della competenza territoriale e della gestione organizzativa, ma agivano comunque sotto il diretto controllo del gruppo Nizza aderente alla ‘famiglia’ di Cosa nostra catanese dei Santapaola-Ercolano, che imponeva ai ‘capi piazza’ il rifornimento esclusivo dello stupefacente dal medesimo gruppo dei costi e i quantitativi di droga da acquistare”.
Nel blitz sono stati impegnati oltre 400 Carabinieri del Comando provinciale di Catania, supportati dai militari delle altre province della Sicilia e dei reparti specializzati dell’Arma: compagnia di intervento operativo del 12esimo Reggimento Sicilia, squadrone eliportato Cacciatori Sicilia, nucleo Elicotteri e nucleo Cinofili.
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