R
enato Vallanzasca, il bandito della ligera, condannato a 4 ergastoli e 296 anni di carcere, attualmente detenuto a Bollate, ha chiesto al Tribunale di Sorveglianza di Milano di poter usufruire della liberta’ condizionale, “meritato premio per la sua trascorsa folgorante carriera criminale”.
Il ‘bel René’, a parere non solo dei suoi legali, ma anche del Dr. M. Parisi, Direttore di una equipe medica di “osservazione e trattamento”, negli ultimi anni avrebbe maturato un “cambiamento profondo, intellettuale ed emotivo”: per tali motivi, ritengono che possa essere “ammesso” alla liberazione condizionale, terminando così di scontare la sua pena fuori dal carcere in regime di libertà vigilata.
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Altra motivazione per la scarcerazione dell’ergastolano, sarebbe stata quella di non aver concesso in questi ultimi anni, alcuna intervista giornalistica, vivendo nel piu’ completo anonimato. (No Comment)
La sviolinata continua :
Quello del ‘bel René’ è “un cambiamento profondo, non solo anagrafico, ma intellettuale ed emotivo, frutto di una “sofferenza che, seppur non evidenziata, nei colloqui con gli operatori che da anni lo seguono, sa emergere in modo autentico e non sovrastrutturata”.
Bisogna ricordare che :
Vallanzasca aveva già ottenuto la semilibertà, ma durante un “permesso premio” era stato sorpreso da un vigilante dell’Esselunga di viale Umbria a Milano, mentre tentava di rubare due paia di boxer, delle cesoie e del concime per le piante per un valore di circa 70 euro. Episodio che gli è valso una condanna a 10 mesi per tentata rapina impropria e soprattutto il ritorno al regime carcerario.
Poi ancora nell’Agosto del 2017, Vallanzasca è tornato a far parlare di sè, questa volta per l’aggressione ad un agente sempre nel carcere di Bollate, nell’area colloqui, in presenza di altri detenuti e familiari.
La lite dell’agosto scorso tra Vallanzasca e un agente carcerario di Bollate è comunque ben lontana dalle sommosse di cui il bandito è stato protagonista negli anni ’70-’80 e per le quali venne trasferito da un istituto all’altro.
Il suo escursus criminale non e’ di poco conto :
Nato nel 1950, due mogli, un’infinità di storie sentimentali vere o presunte, 4 ergastoli e 296 anni di reclusione, è diventato un personaggio; aveva un amore sviscerato per la bella vita e le donne. A soli 18 anni entra nel giro dei malavitosi del quartiere Comasina.
A 22 il primo arresto per una rapina in un supermercato, condannato a 10 anni, fugge corrompendo un agente. Nel 1976 il salto di qualità, la lotta contro il clan Turatello. Poi il sequestro di Emanuela Trapani, figlia dell’imprenditore del legno Rino Balconi.
Latitante, a Ottobre, uccide a un casello l’agente della polstrada Bruno Lucchesi, pochi giorni dopo ammazza un medico, Umberto Premoli, pare, per rubargli l’auto e continuare la fuga.
Il 6 febbraio 1977 in una sparatoria a Dalmine vicino Bergamo, uccide due agenti della stradale, ferito ad una gamba viene arrestato nove giorni dopo.
Nell’aprile 1980 tenta di evadere da San Vittore, poco tempo dopo partecipa alla rivolta nel carcere di Novara e uccide il detenuto Massimo Loi, facendone trovare la testa in una cella.
Nel 1984 nuova mancata fuga da Spoleto, ci riesce tre anni dopo a Genova con un’evasione rocambolesca dall’oblo’ della nave con cui stava per essere trasferito all’Asinara, la fuga dura alcune settimane, ne tenterà un’altra nel 1995 da Novara.
A partire dal 2010 più volte, non senza polemiche, ottiene l’ammissione al lavoro esterno, per poi rientrare in carcere nel 2014 dopo il tentativo di furto al supermercato.
Ecco il curriculum vitae di questo signore del “crimine”, con queste credenziali, i suoi avvocati chiederanno la liberta’ condizionale.
Ai Giudici del riesame di Milano l’ardua risposta. A noi non resta che attenderne la decisione e darvene informazione.
Vallanzasca
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