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Turchia, il baby kamikaze

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È stato un baby kamikaze, un ragazzo tra i 12 e i 14 anni, a fare strage a un matrimonio curdo a Gaziantep. Almeno cinquanta i morti, gran parte dei quali sono bambini. Il presidente turco Erdogan accusa lo Stato Islamico. In Siria e Iraq migliaia di bambini vengono addestrati dal Califfato all’uso di armi e cinture esplosive.

Turchia, strage alle nozze curde. Il kamikaze è un bambino MARTA OTTAVIANI
Cinquantun morti alla festa a Gaziantep, ventinove sono minorenni. Erdogan accusa lo Stato islamico. Tensione ai funerali delle vittime
ISTANBUL – Potrebbe essere stato un ragazzino fra 12 e 14 anni a compiere la carneficina di sabato sera a Gaziantep, costata la vita a 51 persone, fra cui almeno 29 sotto i 18 anni, con ogni probabilità bambini. Il più piccolo, aveva appena tre mesi di vita. Su 69 feriti ce ne sono 17 in condizioni critiche. La rivendicazione ufficiale non è ancora arrivata, ma il Presidente della Repubblica turca Erdogan è certo che dietro la strage ci sia lo Stato Islamico, equiparato nella sua efferatezza anche ai separatisti curdi del Pkk e a Feto, l’organizzazione terroristica che fa capo a Fethullah Gulen, l’ex imam in autoesilio negli Usa e passato da ex alleato a nemico numero uno del presidente.

La dinamica dell’attentato sembra ormai chiara. Il kamikaze si è fatto esplodere al culmine della festa di matrimonio intorno alle 23, le 22 italiane, di sabato sera. L’esplosione è stata molto violenta ed è stata avvertita da più punti della città. Come sempre non mancano le polemiche. L’Hdp, il partito curdo in Parlamento, in un duro comunicato stampa, ha sottolineato che sono i curdi le principali vittime degli attentati dell’Isis in Turchia e accusato il governo targato Akp, il partito islamico di Erdogan, di avere alimentato un clima di odio del quale sta facendo le spese la minoranza. Ieri si sono svolte le prime sepolture delle vittime e non sono mancati momenti di tensione: una delegazione proprio dell’Akp è stata accolta da centinaia di persone che urlavano «Erdogan katil», Erdogan assassino.

Ora la Mezzaluna deve affrontare l’ennesimo lutto collettivo e polemiche destinate ad andare avanti per giorni. Ieri pomeriggio, la deputata del Chp, il Partito repubblicano del Popolo, di orientamento laico, ha denunciato che almeno 3-4 quartieri di Gaziantep sono sotto il controllo dello Stato Islamico, con il governo che sa tutto e si gira dall’altra parte. Su Twitter, poi, è circolato un documento sequestrato a un sostenitore di Isis in Turchia, dove Yunus Durmaz, numero uno del Califfato nella Mezzaluna, parlava proprio di colpire il matrimoni curdo. Segno che, forse, la tragedia poteva essere evitata.

Ieri Ankara ha incassato la solidarietà internazionale. Papa Francesco, durante l’Angelus ha ricordato le vittime dell’attentato. Messaggi di vicinanza anche dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, del capo della diplomazia Europa, Federica Mogherini, oltre alla Casa Bianca e al Cremlino. Proprio la nuova intesa con Mosca da parte di Erdogan potrebbe essere uno dei motivi scatenanti della strage, oltre al ruolo determinante delle milizie curde nella riconquista della strategica città siriana di Mambij, che spiegherebbe l’accanimento contro la minoranza.

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