Popolazione a picco e culle vuote: la fotografia dell’ Italia che cambia scattata dall’Eurostat è impietosa. Nel 2050, senza gli immigrati, saremmo solo 40 milioni. Il ministro Enrico Costa: i numeri sono destinati a peggiorare. Serve sostegno alle famiglie. Per far ripartire la natalità «ci vogliono politiche strutturate, un intervento una tantum, anche se meritevole, non porta risultati nel medio-lungo termine»
2050, in Italia senza migranti saremo 10 milioni di meno ANTONIO PITONI
Impietose le proiezioni dell’Eurostat: popolazione a picco e culle vuote. Il ministro Costa: servono misure strutturali
P
er toccare il picco minimo a 39,4 milioni nel 2080. Effetto di un progressivo calo delle nascite che, dalle 519 mila dell’anno scorso scenderebbero a 375 mila nel 2050 prima del tonfo a quota 308 mila nel 2080. Uno scenario apocalittico che ha fatto scattare l’allarme al ministero per gli Affari regionali, dove la questione demografica è considerata prioritaria e sono allo studio possibili interventi. A cominciare da una serie di misure a sostegno delle famiglie e della natalità.
IL MINISTRO COSTA
Ma se nelle dinamiche demografiche si tenesse conto dei flussi migratori, le proiezioni dell’Ufficio statistico dell’Ue cambierebbero radicalmente. Aggiungendo, infatti, alla contabilità i numeri dei nuovi arrivi da Paesi extracomunitari, la popolazione sul territorio italiano salirebbe a 67 milioni nel 2050 per assestarsi a 65 milioni nel 2080. Con un significativo miglioramento anche del trend delle nascite: 572 mila nel 2050 e quasi 571 mila nel 2080. «In realtà, i dati Eurostat sono persino più ottimistici della situazione reale, tenuto conto che, rispetto alle proiezioni, nel 2015 la popolazione italiana si è assestata al di sotto dei 60 milioni e i nuovi nati sono stati circa 488 mila – sottolinea il ministro per gli Affari regionali con delega alla famiglia, Enrico Costa -.
Numeri destinati, negli anni, a peggiorare e che ci indicano la necessità di politiche strutturali, organiche e stabili a sostegno della natalità che non può essere una questione lasciata ai piani nazionali dei singoli Stati Ue ma va affrontata e coordinata a livello europeo». La dinamica demografica inquadrata dall’Eurostat per l’Italia, del resto, va di pari passo con quella comunitaria. A variabile migratoria zero, la popolazione dell’Unione europea è destinata a scendere dai 507 milioni del 2015 ai 466 del 2050. Fino a precipitare a 399 milioni nel 2080. E anche le nascite crollerebbero da 5,1 milioni dell’anno scorso, a 4,1 nel 2050 e a 3,6 nel 2080. Tutta un’altra musica, invece, tenendo conto dei flussi migratori: 525 milioni nel 2050 e 520 nel 2080 per la popolazione; 5 milioni di nuovi nati nel 2050 e 5,1 nel 2080, sostanzialmente stabili rispetto al 2015.
LE ECCEZIONI VIRTUOSE
Non mancano, però, eccezioni virtuose tra i Paesi dell’Ue. A cominciare dalla Francia che, anche in caso di neutralizzazione della variabile migratoria, vedrebbe la sua popolazione aumentare dai 66 milioni dell’anno scorso ai 69 del 2050, assestandosi a quota 68 nel 2080. Stessa dinamica in Gran Bretagna: 64 milioni nel 2015, 67 nel 2050 e di nuovo 64 nel 2080. «Sono casi che devono far riflettere perché ci dicono che in questi Paesi le politiche adottate a sostegno della famiglia sono state improntate all’insegna della stabilità – prosegue Costa -. In Italia, al contrario, sono state adottate negli anni poche misure strutturali e caratterizzate da troppa incertezza: un intervento una tantum, anche se meritevole, non porta risultati nel medio-lungo termine». Nei dati Eurostat, spicca anche un ulteriore aspetto legato all’invecchiamento della popolazione. A migrazione zero, l’età media degli italiani salirà dai 44,8 anni del 2015 ai 52,8 del 2050 fino ai 53,2 del 2080. Mentre, tenendo conto dell’effetto dei flussi migratori, resterebbe stabilmente al di sotto dei 50 anni: 44,7 nel 2015, 47,8 nel 2050 e 48,9 del 2080.
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