Teatro Sociale
dal 24 al 28 febbraio 2016
PROVA
testo, regia e coreografia di Pascal Rambert
scene Daniel Jeanneteau
luci Yves Godin
musiche Alexandre Meyer
con (in ordine di apparizione)
Anna Della Rosa, Laura Marinoni, Luca Lazzareschi, Giovanni Franzoni
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione
‘Répétition’ scritto e diretto da Pascal Rambert di cui sono protagonisti Emmanuelle Béart, Audrey Bonnet, Stanislas Nordey e Denis Podalydès ha debuttato lo scorso mese di dicembre al parigino Festival d’Automne e sarà presentato in esclusiva assoluta italiana a Vie Festival nell’autunno del 2015. ‘La prova’ ne è la versione italiana.
Di Rambert, direttore di T2G, importante teatro parigino che lavora sulla creazione contemporanea, ERT ha recentemente prodotto la versione italiana di ‘Clôture de l’amour’, nel quale Anna Della Rosa e Luca Lazzareschi hanno magistralmente interpretato la cronaca sublime di una separazione annunciata.
È lo stesso percorso quello che guida Pascal Rambert nella creazione di questo lavoro, non più incentrato sul tema dell’amore e della separazione ma riguardante la scrittura e l’atto creativo.
E, al centro, l’essere umano, l’artista, confusi, messi a nudo.
Ecco dunque che, ne La prova ritroviamo Anna Della Rosa e Luca Lazzareschi insieme a Laura Marinoni e Giovanni Franzoni. Uno spettacolo che assume la forma di equazione priva di incognite: in una sala prove, Laura (attrice), Anna (attrice), Luca (scrittore) e Giovanni (regista) assistono all’implosione della loro unione artistica.
La struttura, dietro al suo apparente ribollire, è molto semplice. Si assiste a un breve momento di una prova nel corso della quale Anna coglie nello sguardo di Luca che tra lui e Laura sta accadendo qualcosa. «A partire da qui – spiega Rambert – ho cercato di mostrare come, all’interno di uno sguardo, potessi costruire un mondo, un mondo che poi ho voluto far implodere. La realtà viene osservata su piani diversi. Ho spesso l’impressione che ciò che chiamiamo verità non risieda necessariamente in ciò che chiamiamo realtà ma molto più di frequente nelle finzioni. E ho visto più verità in alcuni momenti di teatro, danza e letteratura che nella vita stessa. Ho cercato di mostrare questo passaggio costante che caratterizza il mestiere dell’artista tra ciò che attingiamo dalla vita, la sua trasformazione in materia immaginaria e questo flusso continuo che è l’oggetto del nostro parlare. Per me la vita e la finzione sono sempre legate l’una all’altra. Non si interrompono mai. Questo flusso ininterrotto è uno dei possibili argomenti dello spettacolo».
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