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Pompei regala ancora tesori: scoperta tomba con corpo semi mummificato

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Pompei: grande lavoro degli archeologi che è riuscito a portare alla luce una tomba unica con corpo semi mummificato, per il direttore Zuchtriegel “straordinario”.

Pompei: La città si rivela ancora come lo scrigno di tesori dall’inestimabile valore, questa volta si tratta del ritrovamento di una tomba con corpo semi mummificato.

Direttamente dalla necropoli di Porta Sarno, ad est dell’antico centro urbano. La campagna di scavo è stata promossa dal Parco Archeologico di Pompei e dall’Università Europea di Valencia, ed ha permesso il rinvenimento della tomba di Marcus Venerius Secundio.
Le attività di scavo e di recupero da parte dell’università di Valencia sono state coordinate dal prof. Llorenç Alapont del Dipartimento di Preistoria e Archeologia, mentre come funzionari responsabili del Parco Archeologico sono intervenute l’archeologa Luana Toniolo, la restauratrice Teresa Argento e l’antropologa Valeria Amoretti.

Il nome Marcus Venerius Secundio compare anche nell’archivio di tavolette cerate del banchiere pompeiano Cecilio Giocondo, proprietario della domus omonima su via Vesuvio e di una villa patrizia nella zona della Pisanella, attuale Boscoreale, dove venne rinvenuto il tesoro di argenterie romane oggi custodito al Louvre di Parigi.

Il corpo semi mummificato di Marcus Venerius Secundio

Marcus Venerius Secundio era uno schiavo pubblico e custode del tempio di Venere. Una volta liberato, aveva poi raggiunto un certo status sociale ed economico, come emergerebbe non solo dalla tomba piuttosto monumentale, ma anche dall’iscrizione: oltre a diventare Augustale, ovvero membro del collegio di sacerdoti dediti al culto imperiale, come ricorda l’epigrafe, “diede ludi greci e latini per la durata di quattro giorni”.

La tomba ha una facciata decorata da piante verdi su fondo blu e poi una camera per l’inumazione (in un periodo in cui a Pompei i corpi degli adulti venivano sempre incenerati). Un’ iscrizione conferma che nell’antica città prima dell’eruzione del 79 d.C. si recitava pure in lingua greca.
Al suo interno resti umani mummificati, capelli e ossa dell’ individuo inumato in una antica sepoltura e una iscrizione commemorativa che aggiorna, ancora una volta, quello che erano usi, costumi e abitudini dell’antica Pompei. Le caratteristiche della camera funeraria, che consisteva in un ambiente ermeticamente chiuso, hanno creato le condizioni per lo stato di conservazione eccezionale in cui è stato trovato lo scheletro, con capelli e un orecchio ancora visibili. Inoltre, sono stati recuperati elementi di corredo, tra cui due unguentaria in vetro e numerosi frammenti di ciò che sembra essere un tessuto.

“Pompei non smette di stupire e si conferma una storia di riscatto, un modello internazionale, un luogo in cui si è tornati a fare ricerca e nuovi scavi archeologici grazie alle tante professionalità dei beni culturali che, con il loro lavoro, non smettono di regalare al mondo risultati straordinari che sono motivo di orgoglio per l’Italia” – .

dichiara il Ministro della Cultura, Dario Franceschini

“Ludi graeci è da intendere come spettacoli in lingua greca , è la prima testimonianza certa di esibizioni a Pompei in lingua ellenica, ipotizzate in passato sulla base di indicatori indiretti. Abbiamo qui un’altra tessera di un grande mosaico, ovvero la Pompei multietnica della prima età imperiale, dove accanto al latino è attestato il greco, all’epoca la lingua franca del Mediterraneo orientale. Che si organizzassero anche spettacoli in greco è prova del clima culturale vivace e aperto che caratterizzava l’antica Pompei, un po’ come l’esibizione straordinaria di Isabelle Huppert nel Teatro Grande poche settimane fa, in lingua francese, ha dimostrato che la cultura non ha confini”.

– commenta il direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel –

“Bisogna ancora comprendere se la mummificazione parziale del defunto è dovuta a un trattamento intenzionale o meno. In questo l’analisi del tessuto potrebbe fornire ulteriori informazioni. Dalle fonti sappiamo che determinati tessuti come l’asbesto venivano utilizzati per l’imbalsamazione. Anche per chi come me si occupa di archeologia funeraria da tempo, la straordinaria ricchezza di dati offerti da questa tomba, dall’iscrizione alle sepolture, ai reperti osteologici e alla facciata dipinta, è un fatto eccezionale, che conferma l’importanza di adottare un approccio interdisciplinare, come l’Università di Valencia e il Parco Archeologico hanno fatto in questo progetto”.

– spiega il professor Llorenç Alapont dell’Università di Valencia –

La necropoli attualmente non è visitabile in quanto ubicata al di là della linea ferroviaria della Circumvesuviana, ma il Parco ha avviato uno studio di fattibilità per includerla nell’area aperta al pubblico.

La notizia non solo inorgoglisce, ma “rispolvera” la memoria di molti per ricordare quanto il nostro Paese sia da secoli, per sua natura, culla di una società multiculturale. In barba a chi rivendica “l’identità nazionale”, la Storia ha svelato quanto di fatto, l’identità italiana sia di fatto un’identità Mediterranea -ed è questa la sua più grande peculiarità che può spiegare il perché ancora oggi, quando si parla della Bellezza Italiana non basti UNA sola parola per definirla… Perché scaturisce appunto da una varietà di elementi…Propri di una “cultura Multiculturale”.

Sta dunque alla Maestria della Politica saper creare le condizioni affinché “così tanta Bellezza” conviva in Armonia,

Redazione Campania


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