Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, interviene sul caso della piccola Fortuna Loffredo, gettata giù dal sesto piano di un palazzo nel parco Verde di Caivano. Il presidente della Repubblica non cita direttamente la piccola Chicca, parla genericamente di “pedofilia”, ma è alla bimba di Caivano, che è stata uccisa per essersi ribellata alle violenze, che allude.
Ieri c’è stato l‘arresto del pedofilo Raimondo Caputo, il convivente della madre dell’amica del cuore della bambina e madre anche di Antonio Giglio, un bambino morto in circostanze analoghe un anno prima di Fortuna. Un’inchiesta arrivata alla svolta grazie al coraggio dei bambini.
“Lui la violentava, lei dava calci. Ho sentito il suo urlo”, dice una piccola testimone ai magistrati. Non sono stati gli adulti ad aiutare gli inquirenti a fare luce sull’ uccisione, a soli 6 anni, di Fortuna Loffredo, lanciata nel vuoto dall’ottavo piano del palazzo dove abitava, il 24 giugno 2014. Sono state le sue amichette a raccontare la tragedia di Chicca (come veniva chiamata Fortuna),agli investigatori, mettendoli sulla giusta strada con le loro parole e i loro disegni, una volta allontanate dai magistrati dal degrado familiare in cui vivevano. Così è stato scoperto l’ “orco” .
S
econdo la Procura della Repubblica di Napoli Nord, a violentare e uccidere Chicca è stato il vicino di casa, Raimondo Caputo, di 43 anni, disoccupato e pluripregiudicato, già in carcere per abusi sessuali ai danni di un’altra bimba di tre anni, figlia della sua compagna.
Fortuna venne uccisa perché si era rifiutata di subire l’ennesimo tentativo di violenza sessuale. Un “no” pagato con la vita.
Raccapriccianti ma, secondo il gip, “assolutamente illuminanti e inoppugnabili” le informazioni raccolte nel corso di un colloquio con un’amichetta di Chicca, lo scorso mese di marzo, nella casa famiglia dove, insieme alle sorelline, era stata trasferita dopo l’allontanamento dalla mamma (anche lei accusata di violenza sessuale in concorso) e dal convivente di quest’ultima. Eloquente e dirimente, anche secondo una psicologa, è un disegno in cui la bimba raffigura l’orco, a cui dà un nome e un cognome, con delle strisce sul volto, assimilabili a dei serpenti.
Ieri, dopo che si è diffusa la notizia dell’arresto di Caputo, ignoti hanno dato fuoco a una delle finestre dell’abitazione di Caivano in cui la compagna dell’uomo sta scontando i domiciliari, in quanto ritenuta complice delle violenze ai danni delle figlie, per non aver mai denunciato nulla.
“Da una parte sono soddisfatta per aver avuto giustizia – ha detto la mamma di Fortuna – dall’altra dico che quei due devono marcire in carcere”. Più duro il parere del segretario federale della Lega Nord Salvini, che ha definito il presunto pedofilo “un verme per cui la galera non basta: castrazione chimica e lavori forzati, fino alla fine dei suoi miseri giorni”.
I magistrati aversani e i carabinieri si sono trovati di fronte un muro di omertà che ha protetto il 43enne e decisivo si è dimostrato il racconto dell’amichetta di Fortuna. “Raimondo e Chicca sono saliti all’ottavo piano, lui l’ha violentata, lei dava calci, poi l’ha buttata giù”.
Dall’inchiesta emerge poi il contesto sociale a Parco Verde assimilabile a un vero e proprio quadro dell’orrore: oltre a Caputo, nel corso delle indagini sulla morte della piccola Fortuna, gli inquirenti hanno accertato che anche altri quattro minori dello stesso stabile erano stati vittime di violenze, tanto che tra le fine del 2014 e l’inizio del 2015 un’altra coppia di inquilini era finita agli arresti per pedofilia; tra questi figurava Salvatore Mucci, colui che per primo soccorse Fortuna dopo il volo di otto piani.
Accanto a quella di Fortuna c’è una storia analoga, quella di Antonio Giglio, il bimbo di tre anni figlio della compagna dell’uomo arrestato, a cui, nel 2013, toccò la stessa fine di Fortuna: morto dopo un volo nel vuoto di decine di metri. I due episodi non sarebbero al momento collegati ma sviluppi potrebbero esserci nelle prossime settimane.
E proprio il contesto ambientale ha complicato le indagini, tra depistaggi veri e propri e dichiarazioni inventate ad arte.
Il primo episodio inquietante è la sparizione della scarpina di Fortuna, di cui si sarebbe resa responsabile, è emerso dalle indagini, l’inquilina dell’ottavo piano, la stessa che subito dopo il fatto negò di aver visto Caputo andare sul pianerottolo con la piccola.
“Questo episodio dimostra quanto l’ascolto dei bambini sia fondamentale nella lotta alla pedofilia. Solo con l’ascolto è possibile raccogliere gli elementi di rischio prima che si verifichino episodi come quello di Fortuna. Dobbiamo riservare ai bambini una grande attenzione, perché possano sempre più rompere il silenzio degli adulti, che spesso nasce da una cultura in cui non c’è rispetto delle vite umane. La pedofilia va contrastata con azioni concrete”, dichiara Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro e docente di neuropsichiatria infantile all’Università di Modena e Reggio Emilia.
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