Il 13 luglio 2015 Paola Clemente si è alzata alle due del mattino per andare a lavorare nei campi di Andria, in Puglia. Era diretta al suo turno, dodici ore di fatica per 27 euro. Quel giorno, il suo corpo, a 49 anni, non ce l’ha fatta più: è morta di fatica. L’ex datore di lavoro è finito in manette per sfruttamento, primo caso di arresto per il reato di caporalato. La storia di Paola apre una finestra sugli schiavi invisibili presenti nel nostro Paese.
Morta di fatica nei campi, in manette sei “caporali”
L’accusa: sfruttamento del lavoro. Hanno frodato 200 mila euro
L
a ricostruzione delle responsabilità degli arrestati è stata effettuata attraverso una serie di riscontri della Procura che nei mesi scorsi ha sentito diverse braccianti. Ne sono venute fuori storie strazianti di persone che sarebbero state disposte ad accettare qualsiasi forma di ricatto pur di non perdere quel posto di lavoro. Davanti ai magistrati le lavoratrici sentite hanno confermato di aver trovato notevoli differenze tra i soldi dichiarati in busta paga e quanto effettivamente percepito da loro, di aver abbassato la testa perché «a casa c’è il mutuo da pagare e i figli da sfamare». Ed era inutile provare a protestare contro questo sfruttamento: «Se fai la guerra contro di loro, perdi», ha dichiarato un’altra bracciante agricola sentita dagli inquirenti, «nessuno in passato si è permesso di ribellarsi, tutti sanno che il sistema è questo».
Eppure il sistema è stato scardinato. Come? Attraverso un lavoro paziente di magistrati e finanzieri che ha consentito di scardinare il muro di omertà eretto sul ricatto del lavoro. Le indagini hanno finalmente ricostruito la notevole differenza tra i salari dichiarati e quelli percepiti dalle braccianti. Il riscontro è stato possibile perché le lavoratrici all’insaputa dei «caporali» hanno sempre annotato minuziosamente i giorni di lavoro effettuati, le ore trascorse nei campi e la paga incassata. Dati finora tenuti nascosti in due quaderni che finalmente hanno visto la luce. Circa mille le giornate di lavoro non contabilizzate per un corrispettivo di oltre 200 mila euro e un danno all’Inps di circa 55 mila euro. Ecco il caporalato moderno che ha ucciso Paola Clemente.
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lastampa/Morta di fatica nei campi, in manette sei “caporali” CARMINE FESTA
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