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L’ipotesi di una Finanziaria ”a rate”

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Per sistemare i conti e rassicurare i mercati in vista di un eventuale voto anticipato, il governo sta pensando a una Finanziaria “a rate”. Lo schema prevede un decreto legge da concordare con Bruxelles e far approvare nella seconda metà di giugno anticipando parte della manovra autunnale.

Una Finanziaria anticipata a rate

Per rassicurare i mercati nel Pd si ipotizzano più decreti estivi. In alternativa possibile lo slittamento a marzo delle clausole Iva

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OMA – È stata ostile l’accoglienza dei mercati alle voci sempre più concrete di elezioni anticipate in autunno, uno scenario che rischia di lasciare l’Italia senza esecutivo e governo della finanza pubblica in settimane cruciali per gli adempimenti comunitari. Certo, il lunedì nero di Piazza Affari (-2%) non autorizza di per sé ad immaginare un’escalation speculativa: il fatto che si parli di voto senza certezze sulla nuova legge elettorale non aiuta; inoltre ancora per qualche mese possiamo contare sull’ombrello protettivo della Banca centrale europea. Agli occhi degli investitori, quelli che continuano a comprare il terzo debito pubblico del mondo, resta però inevasa una domanda delicata. Se la data più accreditata per le urne è il 24 settembre, chi approverà la legge di Bilancio per il 2018, la cui bozza è attesa a Bruxelles entro il 15 ottobre? Ci sarà una maggioranza in grado di farlo entro Natale?

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Il Quirinale conosce e monitora la questione da tempo. Per Sergio Mattarella ciò che conta in questo momento è mettere in sicurezza la legge elettorale, e in nome di questo non vuole esporsi pubblicamente: l’imperativo categorico è avere una legge che non sia appellabile come l’attuale davanti ad un qualsiasi Tar. Visto dal Colle, un intervento in questa fase rischierebbe di condizionare il processo riformatore. Il problema però resta, e in queste ore turba anche il sonno di Pier Carlo Padoan.

La legge parla chiaro: il primo atto della sessione di bilancio dovrebbe essere il 27 settembre con l’approvazione della nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza. Un voto che a norma di Costituzione deve avvenire a maggioranza assoluta dei deputati. Qui si apre il primo problema: può essere il Parlamento sciolto ad approvarla a elezioni avvenute? E chi si farebbe carico dell’invio della bozza di manovra all’Europa il 15 ottobre? E infine: che ne sarebbe di quella bozza se dalle elezioni uscisse una maggioranza del tutto diversa da quella che ha approvato la bozza? Sarebbe possibile ricominciare da capo?

Nei palazzi fioriscono svariate ipotesi. Quella più quotata è di una Finanziaria «a rate». Uno scenario in parte sperimentato nel passato, ma con tratti di forte originalità. Lo schema che accarezza il Pd prevede un decreto legge da concordare con Bruxelles e da far approvare al governo Gentiloni nella seconda metà di giugno, anticipando parte della manovra autunnale. Lo strumento del decreto, lo stesso adottato da Berlusconi nel 2008 e da Monti nel 2012 per analoghi provvedimenti, consentirebbe di sfuggire all’obbligo di maggioranza assoluta degli aventi diritto. Secondo i calcoli che si fanno in casa Pd, alla Camera si potrebbe raggiungere la maggioranza qualificata senza patemi, mentre al Senato il decreto passerebbe solo a maggioranza semplice con l’uscita dall’aula di alcuni senatori delle opposizioni. Quanto alla nota di aggiornamento al Def e alla bozza della legge di Stabilità, se ne occuperebbe il nuovo governo. L’altro schema in campo prevede di spostare in avanti la scadenza delle «clausole di salvaguardia». Agli occhi dei mercati oggi sono una specie di polizza assicurativa: qualunque cosa accada, il primo gennaio lo Stato incasserebbe 15 miliardi in più con l’aumento dell’Iva. Ma se quella scadenza fosse spostata in avanti – ad esempio in marzo – si lascerebbe il tempo al nuovo Parlamento di approvare la manovra in esercizio provvisorio e di cancellare le clausole prima di far scattare la tagliola. Insomma le soluzioni non mancano, ma spiegano anche la ragione per la quale in sessant’anni di storia repubblicana non si sia ancora votato in autunno.

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lastampa/Una Finanziaria anticipata a rate ALESSANDRO BARBERA, FABIO MARTINI

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