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La grande siccità fa scattare l’allarme in Italia

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Il caldo record e la mancanza di pioggia fanno scattare l’allarme siccità. Nelle province di Parma e Piacenza il governo dichiara lo stato di emergenza.

Nord e Sud uniti dalla Grande Siccità

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A rischio le coltivazioni, la portata del Po è sotto di due terzi rispetto alla media. A Roma scatta l’ordinanza per limitare l’uso dell’acqua per giardini e piscine

MILANO – L’allarme siccità lo aveva lanciato da giorni la Coldiretti: «Gli agricoltori devono ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare le produzioni, sono a rischio dagli ortaggi alla frutta, dai cereali al pomodoro, ma anche girasoli, i vigneti e il fieno per l’alimentazione degli animali».

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Le prime misure approvate dal Consiglio dei ministri di ieri toccano le province di Parma e Piacenza che sembrano le più colpite dalla siccità. Nelle due zone confinanti è stato dichiarato lo stato di calamità «in conseguenza della crisi idrica in atto, dovuta a un lungo periodo di siccità a partire dall’autunno 2016, aggravato dalle elevate temperature estive e dai rilevanti afflussi turistici». In arrivo ci sono 8 milioni e 650 mila euro e deroghe per garantire che nei Comuni siano assicurate forniture regolari di acqua potabile. Soddisfatto il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini: «Abbiamo ottenuto dal governo quanto avevamo chiesto per far fronte ad una situazione eccezionale».

Il grande caldo e l’assenza di precipitazioni sta mettendo in ginocchio l’intera Europa. In Italia le temperature sono 1,9 gradi in più rispetto alla media stagionale. Dal 1971 nel nostro Paese si è avuta la terza primavera più asciutta con un calo di precipitazioni di quasi il 50% rispetto alla media. All’orizzonte non c’è una nube, anche se da domenica il grande caldo potrebbe attenuarsi.

Dalle Regioni e da molte parti d’Italia arrivano al ministero delle Politiche Agricole e al governo richieste di aiuto. In Piemonte la portata del Po è sotto del 65% rispetto alla media stagionale. Ad influire sull’andamento dell’acqua nei fiumi, oltre alle scarse precipitazioni, contribuisce la temperatura elevata che asciuga i bacini idrici. All’idrometro di Isola Sant’Antonio in provincia di Alessandria la portata raggiunge a malapena i 204 metri cubi al secondo. Secondo Arpa Piemonte, le riserve idriche complessive sono al 60% della capacità massima, pari a 233 milioni di metri cubi.

Da Nord a Sud, dal Piemonte alla Sicilia e alla Sardegna, si combatte la stessa battaglia per far fronte all’emergenza. Sindaci e governatori di Regione emanano provvedimenti e ordinanze. A Roma sono caduti solo 120 millimetri di pioggia dall’inizio dell’anno. Nel 2017 la piovosità sulla capitale è di appena un terzo degli anni precedenti. Per correre ai ripari il sindaco, Virginia Raggi, ha emesso un’ordinanza che impone di limitare l’uso superfluo dell’acqua per annaffiare orti e giardini, riempire piscine e lavare auto. Spiega il primo cittadino 5Stelle: «L’acqua è un bene prezioso che va sempre tutelato, soprattutto nei momenti in cui si assiste a un riduzione delle fonti di approvvigionamento. Vogliamo evitare che i cittadini subiscano, durante il periodo estivo, possibili disagi causati dalla scarsa disponibilità».

Un analogo provvedimento lo ha preso anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, che insieme con Sardegna e Toscana, oltre all’Emilia, ha dichiarato lo stato di emergenza regionale. L’imperativo è non sprecare acqua. Il sindaco di Bassano del Grappa, Riccardo Poletto, ha emanato un’ordinanza per vietare l’uso di acqua potabile per innaffiare orti e giardini, per riempire piscine, pulire gli spazi esterni o lavare le automobili.

Secondo il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, in Italia mancano all’appello 20 miliardi di metri cubi d’acqua, mentre i cambiamenti climatici del settore negli ultimi 30 anni sono costati 400 miliardi di euro agli agricoltori, un miliardo solo nel 2017, e per questo sarebbero necessari interventi per le imprese: «Il settore agricolo è una delle attività produttive più vulnerabili ai cambiamenti climatici, con le relative problematiche di quantità e qualità delle produzioni ed effetti sui redditi agricoli». Ma, se non bastasse, ci sono realtà dove le infrastrutture non reggono. Una serie di guasti ha messo in ginocchio l’Avellinese, dove intere zone sono senz’acqua. Lo stesso avviene in Calabria. In Sicilia per i raccolti mancano 82 milioni di metri cubi d’acqua. Ma in Italia il 40% dell’acqua viene persa dagli acquedotti.

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