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La Catalogna avvia l’indipendenza ma la sospende per aprire dialogo

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“Prendo atto del risultato del referendum e assumo il mandato del popolo perché la Catalogna si converta in Stato indipendente in forma repubblicana”. Così il presidente della Generalit catalana Carles Puigdemont, durante il suo discorso davanti al parlamento di Barcellona. Poi annuncia la “sospensione degli effetti della dichiarazione di indipendenza per raggiungere una soluzione concordata” e aprire il dialogo con Madrid.

La Catalogna avvia l’indipendenza: “Ci siamo guadagnati il diritto di essere ascoltati”

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Non siamo pazzi nè golpisti, siamo gente normale che chiede di poter votare. Non abbiamo niente contro gli spagnoli, ma un popolo non può essere costretto ad accettare uno status quo che non vuole: con i risultati del referendum la Catalogna ha guadagnato il diritto a essere indipendente e ascoltata». A metà del suo discorso al parlament catalano, il presidente della Generalitat, Carles Puigdemont smette di parlare in catalano e inizia a parlare in spagnolo. L’ora della verità per il Paese nell’infinita crisi catalana arriva in ritardo di un’ora rispetto agli annunci, qualcuno ipotizza per un tentativo di mediazione internazionale in atto. Poco dopo le 19 Puigdemont, prende la parola per dichiarare, dopo un lungo discorso, l’avvio del processo di indipendenza «in forma repubblicana». Il presidente chiede un mandato per trattare, sceglie di «sospendere la dichiarazione di indipendenza per avviare il dialogo, perché in questo momento serve a ridurre la tensione».

«Oggi il governo di Catalogna sta facendo un gesto di responsabilità e di generosità- dice-. Sono convinto che se nei prossimi giorni tutto il mondo agirà con la stessa responsabilità, il conflitto tra Catalogna e lo stato spagnolo possa risolversi nel rispetto della volontà dei cittadini e senza tensioni». Nessun muro contro muro dunque, ma una linea più morbida che potrebbe creargli dei problemi interni. Le pressioni erano state nelle ultime ore fortissime. Lui aveva tenuto le carte coperte, nonostante appelli (ultimo quello della sindaca di Barcellona Ada Colau) e moniti di alleati e avversari. Il premier spagnolo Mariano Rajoy lo aveva diffidato da procedere con una mossa che non avrebbe potuto prescindere da una dura reazione dello Stato.

«Siamo e resteremo un solo popolo»  

«Non posso rispondere a ricatti nè a insulti. Il momento è molto serio – sottolinea Puigdemont aprendo il suo discorso-. Siamo parte di uno stesso popolo e dobbiamo restare tali, succeda quello che succeda. Il nostro modo di progredire non può passare per qualcosa di diverso da democrazia e dialogo. Per questo dobbiamo capire come rendere possibile la realizzazione delle nostre ambizioni».

«Violenza inedita nelle democrazie europee»  

Il presidente ricorda i risultati della consultazione, ringrazia per gli spunti e i suggerimenti, sottolinea che le sue dichiarazioni sono frutto della scelta compiuta dai catalani, due milioni ai seggi, imprecisato il numero di chi non ha potuto votare, a causa dei tanti impedimenti messi in atto: «Un referendum in condizioni estreme. La prima volta nella storia delle democrazie europee in un quadro di attacchi della polizia contro i votanti. Hanno colpito persone indifese».

«Catalogna umiliata»  

«La Catalogna è stata motore economico della Spagna, un fattore di modernità – rivendica Puigdemont-. Ha contribuito in maniera forte alla nascita della democrazia dopo la dittatura di Franco. Ma c’è stata una involuzione rispetto ai progetti, con una ulteriore centralizzazione». La Catalogna è stata umiliata quando ha tentato di modificare il suo statuto «rispettando la Costituzione» ha sottolinea, ricordando il testo di modifica dello statuto «tagliato» e «cambiato» per due volte, tanto da diventare «irriconoscibile». Il presidente ricorda che «in tutti i formati possibili è stato chiesto un dialogo per un referendum come in Scozia nel 2014. La risposta è stato un no combinato con la persecuzione della polizia, dei giudici e delle autorità spagnole contro la Catalogna», rievocando tra le altre la detenzione di 17 cariche pubbliche catalane».

“Appello a responsabilità per risolvere conflitto”  

«Faccio appello alla responsabilità di tutti, se nei prossimi giorni il mondo agirà con responsabilità, il conflitto si potrà risolvere in modo calmo e rispettando la volontà dei cittadini» dichiara Puigdemont, nel suo intervento al Parlamento. «Chiedo al governo spagnolo di ascoltarci, non noi se non vuole, ma i milioni di cittadini in Spagna che chiedono di rinunciare alla repressione, e all’Ue di appellarsi ai valori fondamentali dell’Unione». Ha poi chiesto alle imprese «di continuare a produrre ricchezza e a non cadere alla tentazione di lasciare le nostre sedi».

Maxischermi in piazza  

Decine di migliaia di persone si sono riunite nei dintorni del parco della Ciudadela a Barcellona, chiuso al pubblico per ragioni di sicurezza da questa mattina, per seguire in diretta il discorso grazie a due schermi giganti collocati dai tecnici della Anc, l’Assemblea Nazionale Catalana, una delle associazioni più attive del fronte indipendentista. I due schermi sono stati attrezzati nei pressi del Tribunale di Giustizia catalano, che da ieri era presidiato oltre che dai Mossos d’Esquadra anche dalla polizia nazionale spagnola. Mille i giornalisti accreditati per seguire l’evento, record assoluto nella storia di una seduta del “Parlament”.

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