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Castellammare di Stabia

Jihad a Londra: la controffensiva dell’Isis

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L’autore dell’assalto di Westminister, dice Scotland Yard, si chiamava Khalid Massood, 52enne britannico che la propaganda di Isis – rivendicando l’attacco – ha definito “un soldato del Califfato”. Viveva a Birmingham, dove ora si concentrano le indagini: ieri, otto arresti. Francesca Paci, de La Stampa, ci accompagna nel quartiere in cui ha vissuto Khalid. Il Regno Unito reagisce stringendosi a Theresa May (“Non abbiamo paura”) e Londra, scrive Marco Bresolin, riprende il suo ritmo normale nel giro di mezza giornata. Solo a sera si trova in Trafalgar Square per una veglia. Il bilancio è di 5 morti, incluso Khalid. Alessandra Rizzo racconta le vittime del jihadista.

La controffensiva dell’Isis: “Ha colpito un nostro soldato”

La reazione per le perdite sul campo sia Mosul sia a Raqqa, ma i terroristi fanno proseliti in Europa attraverso la propaganda

BEIRUT – Un soldato del Califfato. La stessa formula usata dopo gli attacchi a Nizza, a Berlino, negli Stati Uniti. L’Isis ha aspettato 24 ore prima di «mettere il timbro» sull’attentato di Londra. Con un comunicato diffuso dall’agenzia Aamaq che ricalca quelli della scia di sangue dell’ultimo anno. «L’assalitore di ieri di fronte al Parlamento britannico a Londra era un soldato dello Stato Islamico che ha agito in risposta agli appelli a colpire i cittadini delle nazioni della Coalizione».

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Soldato», «jundi», quasi un codice che permette di capire la portata dei legami fra la casa madre e il terrorista. Lo stesso usato per Mohamed Lahouaiej-Bouhlel, il tunisino della strage sulla Promenade des Anglais del 14 luglio 2016. O per Anis Amri, l’autore dell’attacco al mercatino di Natale di Berlino, o ancora Abdul Razak Ali Artan, il rifugiato somalo che ha cercato il massacro in Ohio. Solo che Khalid Masood, era un uomo di mezza età, 52 anni, forse un convertito, con una lunga carriera criminale alle spalle più che un curriculum da jihadista.

Quando l’Isis usa la parola «soldato» mette il suo seguace un livello sotto i «mujaheddin», o i «credenti» che hanno combattuto nel Califfato e sono tornati a seminare il terrore in Occidente. «Credenti» e «mujaheddin» erano gli autori delle stragi di Parigi. Con i «soldati» l’Isis si è procurato reclute più a basso costo e meno controllabili ma è sceso in qualità. Ora l’età dell’attentatore di Westminster, e anche quella dell’uomo arrestato ad Anversa, segnalano un ulteriore scadimento.

L’unico precedente con un «soldato di mezza età» è quello dell’attacco in caffè di Sydney condotto dal cinquantenne Mohammad Hassan Manteghi. L’Isis preferisce di gran lunga i millennials, anche se non si fa problemi nel reclutare avanzi di galera. Un poster in inglese mostra un militante all’interno di una prigione, con il kalashnikov sulle spalle e la scritta «A volte le persone con il peggior passato promettono il miglior futuro». In quasi tutti gli ultimi attacchi i terroristi hanno precedenti per crimini comuni.

La velocità nell’adattamento della propaganda mostra al contrario un punto di forza dello Stato islamico. La sua macchina mediatica non è stata spezzata, anche se Raqqa e Mosul sono sotto assedio. Un altro poster in Rete, rilasciato poche dopo l’attacco, mostra Westminster, la Hyundai ferma contro la cancellata, e poi il volto «martirizzato» di Masood e la scritta «Fate la vostra jihad». I jihadisti però si sono dovuti adeguare. Facebook e Twitter, che hanno cancellato centinaia di migliaia di account, sono ora poco frequentati. Telegram, che ha cominciato da poco l’opera di pulizia, è preferito.

Il cambio di canale ha costretto anche ad adeguare lo stile. Come nota l’analista francese Romain Caillet, non si rivolgono più a un «pubblico di massa, ma a un circolo di iniziati, di jihadisti convinti». Un bacino più ristretto per il reclutamento ma che serve a tenere alto il morale. Già nella notte i sostenitori dello Stato islamico avevano festeggiato e legato la strage alla guerra in Siria e Iraq. Uccidere innocenti, è la tesi, è una risposta ai presunti «massacri» della Coalizione. E su Telegram gli islamisti avevano riportato dichiarazioni del portavoce Abu Hassan al-Muhajir, che invitava tutti i credenti a passare all’azione nei Paesi occidentali «per distogliere i loro cannoni dai fratelli musulmani, attaccateli nelle strade, case, centri commerciali».

La stessa linea del predecessore Mohammed al-Adnani e il suo «colpiteli con tutto quello che avete, investiteli con le vostre auto». E dietro i lupi solitari si scopre sempre un burattinaio. Come Junaid Hussain, in contatto con i terroristi di Garland, Texas, e di San Bernardino, California. O come Rachid Kassim, dietro quasi tutti i micro attacchi in Francia. Tutti e due sono stati eliminati da raid, a Mosul. Ma la battaglia non è finita.

vivicentro.it/attualità
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