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Incendi in Grecia, il 49% delle case distrutte dai roghi era abusivo: tragedia evitabile

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Mati è diventata luogo simbolo non solo della movida ateniese ma anche dell’abusivismo che da sempre imperversa, così come nel nostro Paese, anche in Grecia. Proprio qui si conta il maggior numero delle vittime dei 47 roghi che hanno flagellato la marina della capitale e fonti del governo di Atene l’hanno definita “la capitale dell’abusivismo”.

Questi i dati diffusi dagli ingegneri del ministero delle Infrastrutture dopo i sopralluoghi nelle aree colpite, pubblicati da ilFattoQuotidiano: 1.218 edifici sono stati dichiarato abusivo, ovvero il 48,93% di quelli andati in fumo. Un numero che si sposa con quello relativo agli acri considerati non a norma, ovvero 100mila nel triangolo Maratona-Mati-Pentelis.
Solo oggi il ministro delle Infrastrutture, Christos Spirtzis, ha annunciato controlli a tappeto sulle licenze edilizie.

S

econdo l’ex direttore nazionale degli ispettori ambientali, Margharita Karavassili, il piano urbanistico generale fu completato nel 1992 in un’area in cui l’80% era di carattere forestale, il che significa che secondo la legislazione non poteva essere inglobata nel piano edilizio ma vi hanno costruito ugualmente. Una di queste era l’area di Mati, al confine con il comune di Rafina. Pare che le possibili vie di fuga, ovvero stradine per l’accesso all’area marittima, siano state “tombate” con modifiche a ville e condomini esclusivi, come giardini, parcheggi sotterranei, piscine.

Il team di ricerca di Geologia del Dipartimento dell’università di Atene guidato dal professor Efthymis Lekka dopo una prima analisi dei dati raccolti ha detto ai media che una delle cause scatenanti di un così elevato numero di vittime è stato il particolare disegno urbano dell’insediamento di Mati, che ha agito come una “trappola” per la popolazione. Ovvero strade strette, numerosi vicoli ciechi, pezzi ampi di condomini e ville allungati e allargati senza un piano regolatore, quindi senza possibilità di vie di fuga laterali.

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