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Castellammare di Stabia

Enrico Vanzina e il primo incontro con la moglie: “Ballando l’ho sfiorata, niente è stato più come prima”

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Adnkronos) – “Federica è una roccia, è una specie di Marco Aurelio sul cavallo. È sempre bastato un suo sguardo per farmi capire quando stavo sbagliando”.Così il regista, sceneggiatore e scrittore Enrico Vanzina in un’intervista a ‘Il Tirreno’ racconta come avvenne l’incontro con la moglie, Federica Burger, incontro avvenuto nel 1975 a Porto Ercole che gli ha cambiato la vita.  “Quella sera di tanti anni fa – racconta Vanzina – in un locale, al King’s di Porto Ercole, mi ritrovai di nuovo seduto accanto a lei, a quella donna bellissima ma antipatica che avevo conosciuto poche ore prima.

Era l’epoca dei lenti, la meravigliosa epoca dei lenti.Ballavano tutti tranne noi due.

Ero stanco morto ma sembrava quasi maleducato non farlo e le chiesi: ‘Vuoi ballare?’.Ci buttammo in pista un po’ svogliati, ma quando i nostri corpi si sono sfiorati ho sentito all’istante che la mia vita sarebbe cambiata.

Una roba da film di Hollywood!Sono andato a letto alle 5 del mattino”.  Vanzina era a Porto Ercole sul set di ‘Il padrone e l’operaio’ il film diretto dal padre Steno con Renato Pozzetto e Teo Teocoli.

Lui è l’aiuto regista e nella cittadina toscana incontra un gruppo di amici romani “tra i quali c’è una giovane donna tedesca, bellissima.Dopo averci scambiato due parole penso: quanto è odiosa questa signora!

Scopro che era stata sposata e che aveva un figlio piccolo.Torno a lavoro. È sabato, sono distrutto, però mi lascio convincere e la sera andiamo a ballare, di nuovo con quel gruppo di amici.

E in pista, sfiorandola, penso che niente sarebbe stato più come prima”.  Il regista e sceneggiatore racconta che all’epoca era fidanzato con una ragazza milanese con la quale dovette rompere il rapporto: “Feci la cosa della quale più mi sono pentito: andai da mio padre e gli raccontai tutto, pregandolo: ‘chiamala e diglielo tu'”.E il padre come reagì? “’Sei uno stronzo’, mi disse, ‘lo faccio contro la mia volontà’, ma la chiamò.

Fece lui quella telefonata per me.Le disse che il film sarebbe andato avanti per tutto il mese di agosto e che non sarei potuto andare.

Tornò da me nero: ‘l’ho fatto, ma per un mese non ti parlo più’, mentre io partivo per Amalfi con Federica; insieme ad agosto, a settembre e poi per tutta la vita”.  E di sua moglie dice: “Ha lavorato, viaggiato ovunque, è una donna internazionale e moderna, ma è nata sotto il segno del cancro: quello che più conta per lei è la casa, i sentimenti, aver cura delle persone che ama.I tedeschi li raccontiamo freddi e distaccati, ma il romanticismo lo hanno inventato loro. È una donna di una dolcezza spaventosa”.

Dopo 20 anni insieme il grande passo, il matrimonio. “Di pomeriggio con 30 invitati nella Chiesa di San Lorenzo in Lucina, a pochi passi da casa”.  
Mezzo secolo insieme, una vita da jet set e mai una crisi? “Nel corso della vita qualche impiccio c’è stato, ma lei ti mette sempre a confronto con le tue contraddizioni.Ad un certo punto ci siamo lasciati, è successo qualcosa, una sbandata.

Sembrava finita.Me ne andai di casa ma dopo poco, una sera, mi chiesi: come ho fatto a lasciare la donna più importante della mia vita?

Mi sono sentito a disagio, ho capito tutto e le ho detto ‘torniamo insieme’.Lei ha aspettato qualche mese, poi mi ha chiamato e mi ha detto ‘torna’”. “Quando mi hanno consegnato il David di Donatello – racconta ancora Vanzina – ho ringraziato solo mia moglie, una donna incredibile.

Vivere in un paese come l’Italia, popolato da cazzari, da mezze parole e avere accanto questa ‘statua di bronzo fuso’ è stato tutto.Quando le ho chiesto un consiglio e me lo ha dato non ho mai sbagliato; quando non gliel’ho chiesto ho sbagliato sempre”.

E confessa che la moglie “si è rivelata fondamentale anche per il mio lavoro perché è una donna internazionale, aperta, modernissima e senza alcun pregiudizio.Ama tutte le diversità del mondo e da sempre. È avanti anni luce”.

Vanzina conclude ricordando il fratello Carlo che, afferma, “preferiva il cinema alla vita perché, diceva sempre, nel cinema spesso c’è il lieto fine e nella vita quasi mai.Invece Federica ha reso la mia vita un film”.  —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)


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