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Condannato il sindaco di Catania Salvo Pogliese e altri

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Condannato al processo sulle “spese pazze” all’Assemblea Regionale Siciliana. Ci sarà la sospensione dalla carica per il sindaco per 18 mesi.

Il sindaco di Catania Salvo Pogliese è stato condannato a 4 anni e tre mesi per peculato continuato. A emettere la sentenza è stato il collegio della terza sezione del Tribunale di Palermo, presieduto da Fabrizio La Cascia. Pogliese era difeso dall’avvocato Giampiero Torrisi e da Enrico Sanseverino.

Il sindaco Salvo Pogliese adesso incorrerà nella sospensione dalla carica di sindaco per 18 mesi, come previsto dalla legge Severino. Nel frattempo il comune sarà amministrato dal vicesindaco Roberto Bonaccorsi e Pogliese potrà valutare se dimettersi o meno.

Il sindaco di Catania Salvo Pogliese era vicepresidente del gruppo del Pdl (centrodestra) e secondo l’accusa si sarebbe appropriato di circa 80mila euro “per finalità personali e comunque estranee alla previsione normativa“. Tra le contestazioni ci sono 41.183,13 euro utilizzati per pagamenti eseguiti con carte bancomat per “spese riguardanti rifornimenti di carburante, consumazione di pasti presso ristoranti, trattorie, pizzerie, bar” e soggiorni in hotel palermitani. Ma anche 31.395,75 “attraverso l’emissione di assegni bancari a se stesso”. L’ex deputato Marrocco (Futuro e Libertà, ma adesso operativo in quota Lega) all’epoca delle indagini finì su tutti i media, perché accusato di aver speso oltre 13.975,08 euro, tra cui una piccola parte utilizzata per acquistare dei fumetti.

Gli altri condannati sono gli ex deputati Giulia Adamo a 3 anni e sei mesi, Cataldo Fiorenza a 3 anni e otto mesi, Rudy Maira a 4 anni e sei mesi e Livio Marrocco a 3 anni di reclusione. L’unico assolto dai giudici della terza sezione del Tribunale di Palermo è stato Giovambattista Bufardeci, difeso dagli avvocati Roberto Mangano e Paolo Reale. Inoltre Maira e il primo cittadino di Catania sono stati interdetti “in perpetuo dai pubblici uffici” mentre Giulia Adamo e Livio Marrocco sono stati interdetti per 2 anni e sei mesi: le pene accessorie però diventeranno esecutive soltanto con la condanna definitiva.

Il denaro pubblico è servito per la retta del bambino all’asilo, per rifare gli infissi nello studio del padre oppure per comprare la borsa Louis Vuitton o regali vari da Nazareno Gabrielli, ma anche per panettoni, spumanti e ceste natalizie come se piovesse, per la lavanderia, la pasta fresca e la revisione del motorino. Ma anche per comprarsi un paio di Audi A6 personali. E persino per la collezione di Diabolik, allegato ai giornali.

Giulia Adamo, che fu anche sindaco di Marsala ma all’Ars cambiò tre gruppi diversi, avrebbe speso per sé 11.221,98 euro, destinandoli a generi di lusso; Fiorenza è stato condannato per essersi appropriato di 16.220 euro; Maira, ex dell’Udc e dei Popolari Italia di domani, di 82.023,20, con cui pagò tra l’altro il leasing di due Audi A6 V6 sue personali, stabilirono gli investigatori della Guardia di Finanza; Livio Marrocco, ex finiano di Futuro e Libertà, si è visto condannare per 3.961,53 euro, spesi per soggiorni alberghieri, la revisione della moto, più 179 euro per Diabolik. Salvo Pogliese, che fu a capo del gruppo Pdl di Berlusconi, si prese 75.389,08 euro.

Tutte le accuse nei confronti degli imputati si riferivano alla legislatura 2008–2012 del governo di Raffaele Lombardo (Mpa). L’inchiesta fu avviata dai Pm di Palermo all’indomani dell’approvazione di una legge dall’Assemblea Regionale Siciliana, che introduceva la previsione di un rendiconto per le spese dei gruppi parlamentari. Originariamente l’indagine riguardò oltre ottanta persone tra deputati e dipendenti, ma per molti di loro poi venne chiesta l’archiviazione, mentre altri furono prosciolti dal Gup di Palermo.

Pogliese ha dichiarato “Non posso nascondere enorme amarezza e grande delusione per una sentenza che trovo assolutamente ingiusta. Ma da uomo delle istituzioni la devo accettare e rispettare. Nella mia vita mi sono sempre comportato da persona perbene e onesta interpretando i ruoli, che i catanesi e i siciliani mi hanno affidato, con grande generosità, passione e infinito amore per la mia terra e per la mia Catania a cui sono visceralmente legato. Lo stesso amore che due anni fa’ mi ha portato a lasciare un prestigioso ruolo al parlamento europeo per servire la mia città (in dissesto e con 1.580.000 di euro di debiti ereditati ), con una contestuale decurtazione della mia indennità dell’80% e rinunziando alle tutele giuridiche che quel ruolo mi avrebbe garantito. L’ho fatto perché sono assolutamente certo della mia correttezza etica e morale. Auspico che l’appello a questa ingiusta sentenza sia quanto prima, affinché possa finalmente trionfare la giustizia e si possa dare la giusta rivincita a chi da oltre trent’anni, insieme a tanti amici e simpatizzanti, è stato sempre in prima linea per i valori dell’etica e della morale pubblica”.

Livio Marrocco ha affermato con una nota “Sono certo di avere svolto il mio incarico con la massima correttezza. Ripeto ancora una volta che le spese che mi sono state contestate sono tutte relative a esborsi dal mio conto corrente personale. Questo processo è stato basato in buona parte sulle ricevute delle spese che venivano conservate da me e da alcuni altri deputati scrupolosi. Ma erano conteggi di somme uscite dal mio conto personale. Ribadisco che non ho mai compilato alcuna richiesta di rimborso né documenti simili. Prendo atto che le somme che mi vengono contestate si sono ridotte nel corso degli anni dagli originari 290.000 dell’avviso di garanzia, ai 15.000 della richiesta di rinvio a giudizio, ai 5.200 circa del decreto che dispone il giudizio, ai 3.961 della condanna di oggi. Leggeremo le motivazioni e faremo appello. Confido di proseguire in questa direzione e dimostrare, alla fine, di non avere commesso alcun illecito”.

Nell’immagine di copertina il Tribunale di Palermo.

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