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Castellammare di Stabia: la rinascita parte dai banchi di scuola

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Castellammare di Stabia: la manifestazione del 26 marzo è servita per rivendicare il diritto a tornare a scuola, la DAD non aiuta l’apprendimento.

Castellammare di Stabia: la rinascita parte dai banchi di scuola

Castellammare di Stabia (Na)- Il 26 marzo c’è stata la manifestazione in Piazza Giovanni XXIII per rivendicare la riapertura in sicurezza della scuola pubblica, perché la DAD è stata definita inadatta per l’apprendimento e il benessere degli studenti.

Si è colto l’occasione per denunciare come i fondi del Recovery Plan non vengano impiegati adeguatamente, come sia necessario “rianimare” la Scuola partendo dalle sue fondamenta.

Le richieste:

• La fine delle classi pollaio, determinate dai tagli dall’ex Ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini dietro indicazioni dell’ex Ministro delle finanze Giulio Tremonti, con classi con un massimo di 20 alunni, 15 in caso di disabilità, per riuscire a dare il giusto tempo di attenzione a ciascun alunno e non solo a contenere gli alunni.

• Per investimenti sul personale precario da assumere subito: i docenti con 3 anni di servizio, gli ATA con 24 mesi.

• Per sistemare una volta per tutte l’edilizia scolastica, per ottenere finalmente scuole a norma e sicure come si vorrebbe in un Paese normale.
Due terzi dei 39 mila edifici scolastici in Italia risalgono a più di 40 anni fa. Molti ai primi del ‘900. Sono vecchi, troppo. La maggior parte di questi edifici non ha nemmeno il certificato di agibilità! Inoltre sono poco efficienti anche dal punto di vista energetico se si pensa che solo il 38% ha i doppi vetri, appena il 12% l’isolamento delle pareti esterne, mentre i pannelli solari sono montati su poco più di un quarto delle strutture.

 

La situazione prevista

E’ auspiacata la riapertura delle scuole a seguito delle celebrazioni Pasquali, così nell’ultima conferenza stampa ha annunciato il Presidente del Consiglio Draghi.

La didattica in presenza riprenderà per le classi fino alla prima media, per le classi superiori invece, per scongiurare i “sovraffollamenti”, si continuerà con la didattica a distanza.

Ciò che è rimasto

La pandemia ha reso evidente quelle che erano le mancanze già esistenti nella scuola italiana, in particolare per quelle in cui la tecnologia tardava ad arrivare.
Se da un lato la Didattica a distanza ha permesso lo sviluppo di una formazione on-line (vedi le Università), si è riscontrato però che questo metodo non è molto proficuo per le classi degli studenti delle scuole elementari, medie e superiori.

Si è reso evidente quanto la scuola sia molto di più della semplice trasmissione di nozioni: la scuola è relazione, confronto, scontro, legami che si creano e si rafforzano guardandosi negli occhi, ridendo insieme e a volte anche piangendo.

Anche gli insegnanti hanno risentito non poco della mancanza di vicinanza con gli studenti, al di là delle difficoltà di utilizzare al meglio le strumentazioni a disposizione, è la mancata possibilità di essere vicini ai propri studenti ad aver stressato anche loro.

Ciò che potrebbe esserci

Incredibilmente si prospetta un ritorno a scuola entusiasmante: come non accadeva dai tempi lontani, sia da parte degli studenti che degli insegnanti si preannuncia un ritorno tra i banchi di scuola come non si vedeva da tempo.
Questo forse è l’unico aspetto positivo a un anno dalla pandemia: l’aver capito l’importanza di studiare, di avere un Luogo apposito – la Scuola-dove poter andare, ritrovarsi con i propri compagni ed insegnanti e studiare, scoprire quello che non si sa ancora, vivere l’ “ansia” dei compiti in classe, delle interrogazioni a sorpresa, la gioia delle assemblee di classe, delle corse in corridoio, delle giustifiche dimenticate, del libro da condividere con il compagno di banco, della penna prestata e mai più resa indietro, dei lavori di gruppo che offrono l’occasione per ritrovarsi anche dopo la scuola…

Alla classe dirigente, locale e nazionale spetta il compito di prestare “finalmente” attenzione alla voce degli insegnanti e alle loro esigenze, ai loro suggerimenti: le richieste espresse nella manifestazione sono del tutto condivisibili, e dopotutto sono quasi le stesse che si rivendicavano da anni, ben prima che il Covid-19 arrivasse fin qui in città.

Serve però che finalmente la Politica ponga la Scuola sui gradini più alti di quelle che sono le priorità di questo nostro paese, perché ciò avvenga è necessario quindi che tutti noi cittadini impariamo a tenere alta l’attenzione rispetto a quello che succede “nei palazzi del potere”, e a ricordarcelo quando siamo chiamati ad esprimerci nella cabina elettorale.

Potrà sembrare una cosa “da poco” votare, eppure se il voto rientra come una delle tante azioni che arricchiscono la nostra vita di cittadini allora Sì che può fare la differenza.

Gli insegnanti non vanno lasciati soli nelle loro manifestazioni, ci sono paesi in cui dinanzi a loro persino le più alte cariche istituzionali si inchinano, perché l’insegnante è riconosciuta come la carica più prestigiosa in una società: avere il compito di educare, formare i giovani e le giovani ispirandoli a diventae uomini e donne desiderosi di dare un senso alla propria vita, contribuendo a far crescere e prosperare la realtà in cui vivono.

Non dimentichiamolo, quando la pandemia si sarà placata e ci sarà da ricominciare a vivere, sebbene si prospetti il protrarsi della zona rossa è bene “usare questo tempo per programmare”: abbiamo tanto da fare, vale la pena organizzarsi da adesso.

Stéphanie Esposito Perna / Redazione Campania


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