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Campania, costiera sorrentino-amalfitana e altre coste a rischio frane: i dettagli

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Ben 70 coste – comprese quelle delle isole – sarebbe a rischio di crolli in Campania. Come quello che ieri alla Chiaia di Procida stava per uccidere tre ragazzi. Ma l’allarme cresce, se si pensa che servirebbe almeno un miliardo di euro per mettere in sicurezza il territorio, mentre il governo fa fatica a sbloccare progetti per 150 milioni. Intanto, concetti come prevenzione, messa in sicurezza, pianificazione degli interventi restano virtuali, sulla carta. Racconta al riguardo Franco Ortolani, autorevole geologo e adesso senatore dei Cinquestelle: “Di concreto si fa poco. Si aspetta la mareggiata, qualcuno chiede soldi, ma poi alla fine si installano solo le barriere o i cartelli di divieto di balneazione. Non sapete quante rocce crollano d’inverno, ma soltanto d’estate fanno notizia”.
Nell’area vesuviana – a Portici, a Torre del Greco, a Torre Annunziata – diversi costoni a rischio. Ma forse l’area più critica è quella che va dalla penisola sorrentina alla costiera amalfitana, quasi interamente formata da tufo. La roccia si ferma a Vietri e ritorna la spiaggia.
Legambiente ha definito la Campania la “regione dai piedi d’argilla”. Il 72 per cento dei comuni – con case, scuole e ospedali – è costruita in aree a rischio idrogeologico.
Gli unici lavori di messa in sicurezza che si ricordano, riferisce IlMattino, sono quelli conclusi nell’aprile scorso sul costone di Monte di Procida. Per il resto non aiuta neppure la parcellizzazione delle competenze, divise tra autorità di bacino, che fa la pianificazione, la capitaneria di porto, deputata ai controlli, i Comuni, responsabili della messa in sicurezza, e le sovrintendenze, se c’è da tutelare un bene ambientale.

Intanto alla presidenza del Consiglio, dove un tempo c’era la struttura di missione per la difesa del territorio, sono in fase di approvazione 1.240 progetti di contenimento, presentati dai comuni campani. I quali, spiega Roberta Santaniello, dirigente della presidenza regionale delegata alla protezione civile, “valgono circa 150 milioni di euro. Di questi 30 sono destinati a interventi per i costoni. Registriamo un certo ritardo e come Regione, oltre a mettere altri 150 milioni per combattere il dissesto idrogeologico, possiamo fare poco, perché non siamo titolari del processo istruttorio per le pratiche. Quanto servirebbe? Nelle piattaforme gli interventi, compresi quelli in fase preliminare, necessitano di almeno un miliardo di euro”.

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