L’Ue boccia il Documento programmatico di bilancio gialloverde, e si comincia a (tra)ballare

La commissione europea ha formalizzato la bocciatura del Documento programmatico di bilancio italiano per il...

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La commissione europea ha formalizzato la bocciatura del Documento programmatico di bilancio italiano per il 2019 e chiede all’Italia di ripresentarne uno nuovo entro tre settimane visto che quello attuale “non rispetta né le raccomandazioni del Consiglio europeo, né gli stessi impegni presi dall’Italia”.

Nella conferenza stampa al termine della riunione dei commissari, il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis, ha detto:

 “E’ con molto dispiacere che sono qui oggi. Per la prima volta la Commissione è costretta a richiedere ad uno Stato di rivedere il suo Documento programmatico di bilancio. Ma non vediamo alternative. Sfortunatamente i chiarimenti ricevuti ieri non erano convincenti”

Questo è il sunto della decisione ma c’è da annotare anche che, al tempo stesso, l’Ue mantiene il proposito di portare avanti un “dialogo costruttivo con l’Italia”. Intanto però, come era prevedibile, lo spread tra Btp e Bund è tornato sopra quota 300.
Ad integrazione dell’informazione ed al fine di porvi in condizione di valutare quanto è stato respinto oggi dalla Commissione Europea, vi riportiamo il testo integrale della lettera, per un totale di 4 pagine, inviata dal ministro dell’Economia, Giovanni Tria, al vicepresidente Valdis Dombrovskis e al commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici,  dopo i primi rilievi sulla legge di Bilancio:

“Gentile Vice Presidente, gentile Commissario in relazione alla vostra lettera indirizzatami il 18 ottobre nella quale chiedete chiarimenti in merito al Documento Programmatico di Bilancio (DPB) inviato dal Governo all’inizio della scorsa settimana osservo quanto segue. Nella vostra lettera sollevate tre questioni: la deviazione del saldo strutturale rispetto a quanto prescritto dal Patto di Stabilità e Crescita, la possibile necessità di una revisione delle conclusioni del vostro più recente Rapporto ai sensi dell’articolo 126(3) del Tfue, relativo alla regola di riduzione del debito pubblico e la mancata validazione delle previsioni macroeconomiche da parte dell’Ufficio parlamentare di bilancio”.

“Per quanto riguarda il sentiero del saldo strutturale, il Governo italiano è cosciente di aver scelto un’impostazione della politica di bilancio non in linea con le norme applicative del Patto di Stabilità e Crescita. È stata una decisione difficile ma necessaria alla luce del persistente ritardo nel recuperare i livelli di Pil pre-crisi e delle drammatiche condizioni economiche in cui si trovano gli strati più svantaggiati della società italiana. Il Governo intende inoltre attuare le parti qualificanti del programma economico e sociale su cui ha ottenuto la fiducia del Parlamento Italiano”.

“La Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanze, e la Relazione al Parlamento a esso allegata, chiariscono che il Governo prevede di discostarsi dal sentiero di aggiustamento strutturale nel 2019 ma non intende espandere ulteriormente il deficit strutturale nel biennio successivo e si impegna a ricondurre il saldo strutturale verso l’obiettivo di medio termine a partire dal 2022. Qualora il Pil dovesse ritornare a livello pre-crisi prima del previsto, il Governo intende anticipare il percorso di rientro”.

“Quanto sopra esposto rileva anche in merito alla “regola del debito”. Il Governo considera le condizioni macroeconomiche e sociali attuali particolarmente insoddisfacenti a un decennio dall’inizio della crisi e reputa necessario imprimere un’accelerazione alla crescita. La dinamica del Pil è ovviamente cruciale quando si valutano gli sviluppi del rapporto debito/Pil. Inoltre va sottolineato il calo significativo di tale rapporto previsto per il prossimo triennio, a differenza di quanto sperimentato dalle finanze pubbliche italiane nell’ultimo decennio. Tale evoluzione è frutto delle misure a favore della crescita che verranno introdotte con la prossima legge di bilancio”.

“Tra queste il rilancio degli investimenti pubblici che godrà non solo di maggiori risorse finanziarie ma di semplificazioni normative e di nuovi strumenti di capacity building che faciliteranno la loro esecuzione in tempi brevi. Infine, in merito alle previsioni macroeconomiche programmatiche e alla mancata validazione da parte dell’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB), va ricordato che la legislazione italiana (Articolo 18, comma 3, Legge n. 243/2012) prevede che in caso di non validazione del quadro macroeconomico da parte dell’UPB il Governo sia tenuto ad adeguarsi alle previsioni dell’UPB o a spiegare le ragioni che lo inducono a confermare le proprie previsioni (conformità o spiegazione)”.

“A seguito della mancata validazione da parte dell’UPB il Governo ha quindi spiegato in Parlamento i motivi per cui si è ritenuto opportuno confermare le previsioni contenute nella Nota di aggiornamento. Va ricordato, in ogni caso, che la Commissione europea, con il Rapporto del 22 febbraio 2017, non sembra aver contestato la correttezza di questa procedura. Venendo al merito delle previsioni, in primo luogo va evidenziato che le previsioni a legislazione vigente sono state validate dall’UPB. Il dissenso è circoscritto, pertanto, alla valutazione dell’impatto della manovra di bilancio sulla crescita. In termini aggregati, a fronte di una legge di bilancio che fa aumentare il deficit di 1,2 punti percentuali un impatto sulla crescita pari a 0,6 punti percentuali è del tutto in linea con le stime usuali dei moltiplicatori di bilancio. In questo contesto si evidenziano due elementi cruciali sollevati dall’UPB: gli investimenti pubblici e i rendimenti sui titoli pubblici”.

“Con riferimento agli investimento pubblici il DPB prevede che questi aumentino di 0,2 punti percentuali di Pil nel 2019 e di 0,3 punti percentuali all’anno a partire dal 2020. è questo un tratto qualificante della manovra di bilancio che verrà attuato con misure concrete in grado di superare i limiti che finora hanno frenato gli investimenti, quali l’istituzione di una centrale di supporto alla progettazione, operativa a livello nazionale, e la semplificazione del codice degli appalti. La “Centrale per la progettazione delle opere pubbliche” offrirà, sia alle amministrazioni centrali sia a quelle locali, servizi e assistenza tecnica, mentre la riforma del codice degli appalti permetterà di realizzare le opere pubbliche nel rispetto delle regole e in tempi più rapidi e certi. Il Governo ritiene che tali innovazioni consentiranno alle imprese pubbliche e private, che investono nelle infrastrutture, di procedere più speditamente e di incrementare i loro piano di investimento”.

“Più in generale il rilancio degli investimenti pubblici e la modernizzazione delle infrastrutture determineranno un aumento dei rendimenti degli investimenti privati e dunque del loro ammontare. Per quanto riguarda i rendimenti sui titoli pubblici, lo scenario programmatico del DPB assume tassi di rendimento sui titoli di Stato inferiori a quelli riscontrati sul mercato degli ultimi giorni ma coerenti con i livelli registrati all’atto della chiusura delle stime. Nello scenario programmatico sono stati infatti indicati livelli di rendimento lievemente più elevati rispetto allo scenario tendenziale per tener conto degli sviluppi di mercato che sono nel frattempo intervenuti”.

“Il Governo è dunque fiducioso di poter far ripartire gli investimenti e la crescita del Pil, e che il recente rialzo dei rendimenti sui titoli pubblici verrà riassorbito quando gli investitori conosceranno tutti i dettagli delle misure previste dalla legge di bilancio. Da ultimo si rileva che le grandezze del quadro di finanza pubblica programmatico sono calcolate applicando gli effetti della manovra alle proiezioni dello scenario tendenziale e, poichè non si includono effetti di retroazione, non sono direttamente influenzate dalle stime di maggiore crescita del Pil. Pertanto, le valutazioni riguardanti gli effetti della manovra di bilancio non comportano in sostanza una sottostima del livello dell’indebitamento netto programmatico, che comunque è il limite superiore autorizzato dal Parlamento”.

“Ad oggi il dibattito pubblico sulla legge di bilancio si è limitato alla consistenza dei numeri e degli indicatori e non ha ancora fatto emergere le riforme strutturali che formeranno parte integrante della legge di bilancio e dei disegni di legge ad essa collegati e che avranno un impatto significativo sulla percezione e sui comportamenti dei cittadini, delle imprese e degli investitori. In particolare verranno approvate misure volte a creare un ambiente favorevole agli investimenti quali: la semplificazione dei procedimenti amministrativi e in particolare du quelli rilevanti per le iniziative economiche delle imprese, la digitalizzazione della pubblica amministrazione, la rivisitazione del codice dei contratti pubblici, la riforma del codice civile e in particolare del diritto contrattuale, lo snellimento della procedura civile e la riduzione dei tempi dei processi”.

“Gli interventi già posti in essere in tema di semplificazione fiscale, di anticorruzione e di trasparenza nel finanziamento ai partiti e agli enti collegati, e le misure in tema di fatturazione elettronica e trasmissione elettronica dei corrispettivi, oltre ad aumentare il tasso di legalità, ridurranno in maniera significativa l’evasione fiscale. Il Governo è convinto che l’insieme di queste misure permetterà il rilancio della crescita, assicurando al contempo la sostenibilità di lungo periodo delle finanze pubbliche e la programmata riduzione del rapporto debito/Pil. Al riguardo, qualora i rapporti debito/Pil e deficit/Pil non dovessero evolvere in linea con quanto programmato, il Governo si impegna a intervenire adottando tutte le necessarie misure affinchè gli obiettivi siano rigorosamente rispettati”.

“Il Governo è fiducioso che quanto esposto sia sufficiente a chiarire l’impostazione della manovra di bilancio e che quest’ultima non esponga a rischi la stabilità finanziaria dell’Italia, nè degli altri Paesi membri dell’Unione Europea. Riteniamo, infatti, che il rafforzamento dell’economia italiana sia anche nell’interesse dell’intera economia europea. Pur riconoscendo la differenza delle rispettive valutazioni, il Governo italiano continuerà nel dialogo costruttivo e leale cosi’ come disciplinato dalle regole istituzionali che governano l’Area Euro. Il posto dell’Italia è in Europa e nell’area euro”. 

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