Steccato di Cutro, “tragedia immane”: analisi

Il naufragio avvenuto a Steccato di Cutro il 27 febbraio 2023 ha causato la morte di 69 persone, tra le quali 15 bambini, che cercavano di raggiungere le coste italiane in cerca di un futuro migliore.

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Le domande

  1. Guardia di Finanza e Guardia Costiera hanno fatto tutto ciò che potevano e dovevano fare nella notte tra sabato 25 e domenica 26 febbraio dopo l’avvistamento da parte di Frontex del caicco che poi si è schiantato un centinaio di metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro provocando la morte di almeno 68 vittime?
  2. Perché è stata attivata una procedura di polizia di frontiera e non è stato chiamato l’evento Sar di ricerca e soccorso?
  3. Ed eventuali mancanze sono penalmente rilevanti?

In sintesi

Il naufragio di Steccato di Cutro rappresenta un ennesimo dramma umanitario che sottolinea la necessità di porre fine alla criminalizzazione dei migranti e di adottare politiche migratorie che garantiscano la sicurezza e il rispetto dei diritti umani.

La tragedia

Il nocciolo del caso sta nel fatto che nessuno ha pensato fosse necessario un intervento di salvataggio, come emerge dai contatti tra Guardia di Finanza e Guardia Costiera dopo la segnalazione di Frontex.

Sono tra 27 e 47 le persone ancora disperse del naufragio avvenuto domenica a Steccato di Cutro.

Le responsabilità di questo ennesimo dramma umanitario sono molteplici e riguardano sia i paesi di origine dei migranti che le autorità italiane.

Da un lato, infatti, è necessario porre maggiore attenzione alle cause che spingono migliaia di persone a lasciare le proprie case e mettersi in viaggio verso l’Europa.

La guerra, la povertà, la mancanza di lavoro e la violazione dei diritti umani sono solo alcune delle ragioni che spingono le persone a emigrare.

Dall’altro, le autorità italiane devono assumersi la responsabilità di garantire la sicurezza dei migranti che cercano di raggiungere le coste italiane attraverso il Mediterraneo.

È necessario porre fine alla pratica della criminalizzazione dei migranti e delle ONG che cercano di aiutarli.

In merito ai sviluppi, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha dichiarato che la sola soluzione per evitare ulteriori tragedie del genere è quella di impedire ai migranti di partire.

Secondo il ministro, non ci sono alternative: “in queste condizioni non bisogna partire”.

Questa affermazione solleva numerose questioni sul rispetto dei diritti umani e sulla gestione della crisi migratoria da parte delle autorità italiane ed europee.

C’è bisogno di una nuova politica migratoria europea basata sulla solidarietà e sul rispetto dei diritti umani, che metta al centro le persone e non solo gli interessi nazionali.

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