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Adnkronos) – “Se i sistemi sanitari globali fossero un Paese, questo sarebbe il quinto al mondo per emissioni di Co2”, per questo risulta ormai urgente un’implementazione di strumenti e processi innovativi per una sanità sostenibile e la definizione di obiettivi ambientali condivisi e prioritari per i sistemi sanitari, le aziende farmaceutiche e gli altri attori dell’ecosistema della salute. È uno dei principali punti emersi nel primo Manifesto sulla ‘Sostenibilità e innovazione nel diabete’.Realizzato da The European House Ambrosetti con il contributo non condizionante di Novo Nordisk e presentato oggi a Roma presso la Biblioteca del Senato ‘Giovanni Spadolini’, il documento, grazie al lavoro di un panel di esperti, contiene una short list di azioni prioritarie finalizzate ad aumentare l’attenzione rispetto alle interrelazioni tra salute e ambiente per le malattie croniche ad alto impatto, dove il diabete assume un ruolo di primo piano. Proprio per la sua prevalenza, per la sua tendenza al progressivo aumento e per la stretta relazione con i determinanti socio ambientali – spiega una nota – il diabete rappresenta una delle principali sfide di salute del nostro Servizio sanitario nazionale per il quale si rende necessario identificare soluzioni terapeutiche innovative che, oltre a gestire la malattia, abbiano un impatto sulla qualità di vita e sull’ambiente.
Tra le azioni prioritarie identificate dal Manifesto per costruire un ecosistema di salute sostenibile spicca, a livello normativo e di sistema, come primo passo, il riconoscimento – attraverso strumenti quali l’Health technology assessment (Hta) – degli impatti ambientali nei processi di valutazione delle tecnologie sanitarie.Il secondo è, senza dubbio, la promozione di tecnologie e processi eco-sostenibili lungo l’intero ciclo di vita dei prodotti: dalla ricerca e sviluppo alla produzione, fino all’utilizzo e smaltimento.
Per quanto riguarda i farmaci per il diabete, il 90% dei rifiuti totali è costituito da cartone, fibra, imballo/carte e soprattutto plastica, che può arrivare da sola a rappresentare il 77% del totale; rifiuti che sono spesso difficili da riciclare per il paziente. Dal documento si evince come l’incentivazione di pratiche innovative da parte delle aziende farmaceutiche nel mettere a disposizione nuove soluzioni terapeutiche, in grado di rispondere a queste esigenze, sia di fondamentale importanza.Oltre alla sicurezza ed efficacia di un prodotto, la capacità di avere un impatto ambientale ridotto si rende possibile attraverso l’utilizzo di materiali e tecnologie capaci di ridurre le emissioni di Co2, di evitare gli sprechi e di ampliare la durabilità abbattendo le emissioni. In quest’ottica, ad esempio, l’innovazione può essere declinata nel passaggio da una somministrazione giornaliera di un farmaco a una settimanale o da una terapia iniettiva a una orale, con un concreto risparmio dell’utilizzo di plastica e quindi un ridotto impatto ambientale.
Si tratta di una formula che consente, in maniera indiretta, ma concreta, di migliorare la qualità di vita del paziente favorendone anche l’aderenza alle terapie e gli outcome clinici. Questo nuovo approccio – conclude la nota – richiede la definizione di obiettivi ambientali per i sistemi sanitari, per le aziende farmaceutiche e per gli altri attori dell’ecosistema della salute.Promuovere concretamente questo approccio, coerentemente con la visione One-Health e secondo i più avanzati paradigmi di ‘Patient-centred care’, è dunque di fondamentale importanza per rendere l’Italia all’avanguardia nella gestione delle patologie croniche.
Affrontare il legame tra ambiente e salute è in linea con la visione One Health che favorisce il dialogo verso l’adozione di politiche e azioni volte a migliorare le condizioni della salute della popolazione. Dalla collaborazione cross-istituzionale alla comunicazione, dall’educazione nelle scuole e la formazione nelle università alla promozione di strumenti e processi innovativi che rendano la sanità sostenibile, passando per la definizione di una pianificazione urbana sostenibile.Sono i 5 elementi chiave del Manifesto ‘Sostenibilità e innovazione nel diabete’ realizzato da The European House Ambrosetti con il contributo non condizionante di Novo Nordisk. Il documento, partendo dalle riflessioni contenute nel Position Paper ‘Innovazione, salute e sostenibilità nell’ambito del diabete’ presentato lo scorso 13 dicembre, ha beneficiato delle riflessioni e degli spunti emersi nel corso di un workshop realizzato con alcuni Expert che si sono interrogati sul ruolo, sempre più rilevante, dell’ambiente nell’insorgenza delle malattie croniche non trasmissibili ad alto impatto come diabete e cancro: patologie ampiamente diffuse e che incidono in maniera significativa sulla salute pubblica a causa di alti livello di mortalità e disabilità, oltre che in termini di costi.
In particolare, la gestione della patologia diabetica assume particolare ‘urgenza’ se letta in chiave prospettica, considerando il progressivo aumento della sua prevalenza– sia in Italia che nel mondo– e la stretta relazione con i determinanti socio-ambientali.Per questi motivi appare piuttosto evidente che il diabete continuerà a rappresentare una delle sfide più impegnative con cui il Servizio sanitario nazionale è chiamato a misurarsi.
In Italia, già oggi, riguarda circa 3,9 milioni di persone e cuba circa l’8% del budget sanitario, causando ogni anno quasi 7 milioni di decessi. Il ruolo dei determinanti ambientali nell’insorgenza e nella progressione del diabete è stato oramai dimostrato da un ampio numero di evidenze scientifiche.A questi si aggiungono potenziali fattori di rischio ancora poco noti, come l’esposizione alle sostanze tossiche rilasciate dalla plastica, potenzialmente in grado di scatenare fenomeni di insulinoresistenza, punto di partenza comune di molte patologie croniche.
Di fronte a queste evidenze, solo un approccio olistico ed integrato– in cui prevenzione e gestione delle patologie sono integrate in un’ottica ambientale– sarà possibile affrontare la sfida di un futuro più sano.Da qui il Manifesto che, per ogni parola chiave, evidenzia alcune azioni da implementare. Il primo punto, ‘collaborazione cross-settoriale’, prevede il rafforzamento delle opportunità di collaborazione cross-settoriale sui temi dell’ambiente e della salute, attraverso un approccio ‘Health for all policies’.
L’invito è di accelerare il processo di attivazione delle reti dati, strutture e programmi previsti dal Pnrr nell’ambito del Sistema nazionale di prevenzione salute, ambiente e clima (Snps) e di aumentare il coinvolgimento del Tavolo Tecnico Salute e ambiente.Per individuare le ‘strategie comunicative’ efficaci sulle interrelazioni tra ambiente e salute destinate ai policy-maker, alle aziende, a cittadini e pazienti basate su scientificità, trasparenza e appropriatezza, la ‘call to action’ è di potenziare la comunicazione istituzionale delle azioni del programma PP9 (Ambiente, clima e salute) e di realizzare analisi quantitative del fenomeno sviluppando strategie di comunicazione data-driven da parte degli attori del sistema. Su ‘educazione e formazione’, cittadini e pazienti vanno supportati sul tema salute e ambiente, a partire dalle scuole e i professionisti con l’inserimento di insegnamenti specifici sulle interrelazioni tra salute e ambiente nei corsi di laurea in Medicina e Stem (Science Technology Engineering Mathematics).
Le azioni da promuovere comprendono l’aumento dell’alfabetizzazione sanitaria e dell’accessibilità all’informazione e a sostenere studi e ricerche per favorire il trasferimento di conoscenze e modelli dall’ambito scientifico a aziende e decisori. Per rendere poi la ‘pianificazione urbana sostenibile’, il Manifesto sostiene l’importanza del monitoraggio e della valutazione della qualità urbana oltre alla definizione di una strategia di pianificazione responsabile e sostenibile delle città.La ‘call to action’ è quindi studiare e monitorare a livello urbano i determinanti socio-ambientali dei cittadini attraverso la collaborazione tra comuni, università e ecosistema della salute e implementare il Documento di indirizzo per la pianificazione urbana in un’ottica di salute pubblica del ministero.
A tale proposito, il documento ricorda che 1 italiano su 7 abita in città con una concentrazione di polveri sottili superiore al limite dell’Organizzazione mondale della Sanità, con +10-20% di rischio di sviluppare diabete.Inoltre, il 36% dei 3,5 milioni di pazienti diabetici italiani risiede nelle 14 città metropolitane e più della metà nelle prime 100 città.
Infine, per ‘innovazione dell’ecosistema della salute’, il Manifesto suggerisce l’implementazione di strumenti e processi innovativi per una sanità sostenibile e la definizione di obiettivi ambientali condivisi per i sistemi sanitari, le aziende farmaceutiche e gli altri attori dell’ecosistema della salute. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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