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Castellammare di Stabia

Vincere sempre come la Juve. La garanzia che il mondo c’è MAURIZIO ASSALTO

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ra inevitabile Respinti con perdite i gufi, esaurite le batterie anche dei più accaniti detrattori, di fronte alla forza fattuale del quinto scudetto consecutivo della Juve gli «anti» non potevano non rispolverare l’argomento: «ma che gusto ci provate a vincere sempre?». Con un retropensiero trasparente: vincere di rado vuol dire godere meno sovente, ma farlo, quando accade, con maggiore intensità.

Juventus, conquista del quinto scudetto consecutivo

Ebbene, vorrei spiegare perché non è così, e che il godimento di uno juventino, ancorché qualitativamente differente, può non essere quantitativamente meno intenso di quello di qualunque vincitore occasionale. Meno appariscente, magari, per la forza dell’abitudine, ma più intimamente assaporato nelle sue implicazioni vitali.

Fateci caso: vincere «fa stare bene» – Antonio Conte dixit, il demiurgo del capolavoro portato a compimento da Massimiliano Allegri -, quando si vince non si sentono più dolori fisici e morali. E se perdere è un po’ come morire – ancora Conte -, vincere è invece un atto di affermazione esistenziale che temporaneamente sottrae al flusso del divenire e tende a fissare l’attimo nella sfera dell’eterno. Vinco ergo sum. Per questo la ripetizione è necessaria. Altro che noia.

Chi gode una tantum propende per l’eccezione, per l’elettrizzante imprevisto che interrompe momentaneamente (ma in verità soltanto per riconfermarla) la monotonia della regolarità. Chi gode – vuole godere – sempre è invece proprio questo tipo di monotonia che ricerca: amor fati, eterno ritorno dell’uguale, in termini nietzscheani. Anche se qui Nietzsche non c’entra. C’entra piuttosto il bisogno di certezze, di orizzonti riconoscibili, di riferimenti saldi, in definitiva di quell’ordine regolare che solo è in grado di imbrigliare la caoticità del reale inevitabilmente teso alla catastrofe finale dell’individuo.

La regola che si riconferma è il sole che sorge ogni giorno, la garanzia che il mondo c’è, tutto è a posto e la vita può continuare sulla Terra. Se il sole oltrepassasse i limiti che gli sono assegnati, dice Eraclito, le Erinni, ministre di Dike, accorrerebbero a scovarlo. La Juve ha vinto ancora, dunque il (nostro) mondo può continuare a essere.

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