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Strage di cinghiali a Roma. Protesta dalla LAV: “I cinghiali non sono cose”

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La sede LAV di Roma denuncia il cosiddetto “protocollo ammazza cinghiali”, proponendo alternative alla strage degli animali che si stanno spingendo nelle aree urbane

Strage di cinghiali a Roma. Protesta dalla LAV: “I cinghiali non sono cose”. L’appello alla Regione e al Comune per adottare misure diverse

di Maria D’Auria

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oma- A Roma compaiono i cinghiali nei centri urbani. È l’effetto della quarantena: con le persone chiuse in casa, i cinghiali si sentono liberi di circolare, spingendosi nelle strade, fino in centro, luoghi che, prima delle norme di contenimento per la diffusione del coronavirus, erano per loro proibitivi. L’eccessiva presenza dei suini, però, oggi è considerata un pericolo ed il Comune di Roma ha attuato il cosiddetto “protocollo ammazza cinghiali”.

Arriva la protesta dalla sede LAV di Roma che definisce “vergognoso” questo sistema, sottolineando che i cinghiali non sono cose ma esseri senzienti. L’appello rivolto alla Regione Lazio e al Comune, è dunque quello di esaminare le vere cause del problema e di  essere convocati per analizzare, insieme, soluzioni alternative.

Di seguito, il comunicato della LAV Roma.

<<La sede LAV di Roma denuncia come molto grave e vergognoso il fatto che il Comune di Roma abbia approfittato della quarantena imposta dall’emergenza Coronavirus per dare attuazione al  cosiddetto “protocollo ammazza cinghiali”.  Ieri sera, nel parco dell’Insugherata in zona Cassia, un  numero indefinito di cinghiali è stato catturato col metodo della telenarcosi, cioè sparandogli un dardo-siringa di  narcotico a effetto immediato agli animali.

Ed è solo il primo passo poiché, secondo il protocollo d’intesa firmato da Regione Lazio, Roma Capitale e Città metropolitana di Roma Capitale e recepito con delibera di giunta capitolina il 27 settembre 2019, è previsto che alla cattura segua la deportazione in parchi regionali del Lazio in cui gli animali saranno abbattuti. E’ anche prevista la commercializzazione delle loro carni.  Ciò è anche avvenuto in un periodo particolare, in cui le femmine di cinghiale partoriscono e allattano i cuccioli che, senza più le loro madri, avranno anch’essi la sorte segnata. 

La LAV Roma sottolinea che ciò è avvenuto in spregio alla legge nazionale n. 157/92, che pure prevede l’attuazione dei piani di “contenimento” solo dopo il fallimento dei metodi ecologici, nemmeno mai tentati, anche accampando improbabili giustificazioni di incolumità pubblica. I cinghiali sono animali pacifici e non attaccano le persone né i loro animali domestici. Quando ciò accade, ed è evento rarissimo, è solo perché qualcuno sta seriamente minacciando la loro prole.

I tre enti firmatari del “protocollo ammazza cinghiali”,  secondo la LAV, sono anche venuti meno  all’impegno auto-assunto di  realizzare campagne di sensibilizzazione rivolte alla cittadinanza circa il divieto di foraggiare gli animali, pratica che costituisce reato, così come a quello di garantire una puntuale raccolta dei rifiuti che,  troppo spesso accumulati al di fuori dei cassonetti, costituiscono fonti di alimentazione molto attive per gli animali.

La LAV ricorda che questo piano di cattura ed eliminazione è stato attivato senza che nessuna Autorità si sia mai seriamente interrogata circa le ragioni per cui gli animali si avvicinano alle aree urbane, e senza che le associazioni animaliste e ambientaliste siano mai state coinvolte in un tavolo di confronto in cui avrebbero portato le loro proposte alternative

“I cinghiali sono a Roma perché il loro habitat negli anni è stato sensibilmente ridotto da cementificazioni e recinzioni di allevamenti e aziende agricole e sono minacciati dalle doppiette dei cacciatori. Entrano nei parchi periferici perché non sono recintati e interpretano il verde pubblico, lasciato troppo spesso incolto, come prosecuzione naturale del loro habitat. Permangono nelle periferie in quanto trovano facilmente cibo ai bordi dei cassonetti e ci sono cittadini che hanno preso l’abitudine di foraggiarli. Basterebbe correggere queste cose ma ci vorrebbe una chiara volontà politica, mentre sembra che sparargli sia la scorciatoia che la Regione Lazio e Il Comune di Roma preferiscono per evitare di affrontare le vere cause del problema, perché troppo scomode – dichiara il responsabile LAV Roma David Nicoli –  Oggi come ieri sosteniamo che se il problema consistesse in un numero di cinghiali “eccedente”, chissà poi secondo quali parametri, si potrebbe procedere alla sterilizzazione delle femmine attraverso  la somministrazione incruenta di vaccini immuno-contraccettivi. Questo sistema eviterebbe insensate e inaccettabili stragi di animali che non sono cose ma esseri senzienti e individui non-umani, che nessuno dovrebbe sentirsi mai in diritto di privare né della libertà né della vita”.

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