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Riforma del Copyright Ue, il Parlamento Europeo rinvia il voto a settembre: esulta M5S, Pd contro le bugie

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Riforma del Copyright Ue: il Parlamento Europeo rinvia le discussioni sulle direttive a settembre. M5S esulta, Pd contro le bugie raccontate in merito

I membri del Parlamento europeo riuniti a Strasburgo hanno votato contro l’avvio dei negoziati fra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue sulla proposta di direttiva per la riforma del copyright. Il testo, molto controverso, tornerà a essere esaminato e votato dalla prossima sessione plenaria del Parlamento europeo a settembre.
L’Italia, riferisce laRepubblica, si era presenta divisa al voto sulla nuova direttiva europea sul copyright.
Da un lato la maggioranza Lega M5s e dall’altro al Pd. E se i gialloverdi gridano al “bavaglio”, i democratici cercano di smontare quelle che considerano “le bugie che stanno circolando sul provvedimento”.
L’ultimo intervento del Parlamento Europeo in materia risale al 2001, una preistoria fa rispetto allo sviluppo delle nuove tecnologie. Al centro della discussione è l’articolo 13 della bozza che secondo Lega e M5S censurerebbe gli utenti in rete mentre per il Pd garantirebbe i legittimi titolari di opere protette dal diritto d’autore.
Da qui, i proclami di Di Maio: per il vicepremier e ministro del Lavoro, Luigi Di Maio oggi “è un giorno importante, il segno tangibile che finalmente qualcosa cambia: il Parlamento ha smonto l’impianto della direttiva bavaglio. Il segnale è chiaro: nessuno si deve permettere di silenziare la rete e distruggere le incredibili potenzialità che offre in termini di libertà d’espressione e sviluppo economico“.
Salvini, invece, sceglie ancora una volta la narrativa del complotto nei sui confronti: “Il Parlamento Europeo vuole censurare la Lega”
Di un altro parere il Pd che ha voluto precisare punto per punto tutte le “falsità che circolano in questi giorni sulla riforma Ue del copyright“. Per i dem: “E’ falso che l’art.13 “avrà effetti sull’intera struttura Internet“.
Questo, infatti, spiegano gli europarlamentari del Pd, “riguarda esclusivamente le piattaforme che ospitano contenuti creativi coperti dal copyright e che ottimizzano tale materiale, facendo ingenti guadagni senza corrispondere nulla o molto poco ai titolari di diritti. Si escludono i servizi che non agiscono per scopi commerciali come Wikipedia, Dropbox e software open source”.
Ma nel partito non mancano posizioni diverse. Come quella dell’eurodeputato Daniele Viotti che ha annunciato il voto contrario alla direttiva.

Per Francesco Boccia, ex presidente della Commissione Bilancio per il Pd: “Si tratta di un segnale di civiltà che serve a tutelare gli utenti. Chi come Lega e M5S grida al bavaglio in realtà si schiera con chi fa soldi a palate grazie alla concorrenza sleale e poi magari mette i soldi nei paradisi fiscali“.
Su Twitter interviene il vicepresidente al mercato unico digitale della commissione Ue, Andrus Ansip, che preferisce una posizione neutra rispetto ai detrattori e sostenitori delle nuove direttive: “Ora finiamola con gli slogan delle lobby e cominciamo a cercare soluzioni, non dobbiamo accettare nessun compromesso che metta in pericolo la libertà d’espressione o i link” scrive ma allo stesso tempo “non dobbiamo accettare di lasciare senza protezione artisti e media di qualità“.

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