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Castellammare di Stabia

Quagliarella: “Inutile chiedere scusa, non perdono!”

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“Leggere quello striscione esposto in curva è stata una liberazione”

Fabio Quagliarella, attaccante della Sampdoria ed ex Napoli, è tornato a parla del caso che l’ha tenuto “prigioniero” da uno stalker alla Gazzetta dello Sport: “Inutile venirsi a scusare, io stavolta non perdono. Stalker è poco, perseguitato è poco: ha provato a rovinarmi la vita, e siccome nove anni di vita senza un briciolo di serenità non me li ridà nessuno, siccome i danni che ha fatto a me e pure alla mia famiglia non li cancella nessuno, io in questo caso non conosco la parola perdono. Se domani dovesse venire da me, mettersi in ginocchio e chiedermi scusa, non me ne potrebbe fregare di meno: se l’è cercata, se l’è voluta, è giusto che paghi. Poco, purtroppo: io non perdo la fiducia nella giustizia, ma a maggior ragione perchè fa parte delle forze dell’ordine, quelle che dovrebbero tutelarci, andava punito. E invece neanche un giorno non dico in carcere ma ai domiciliari: un’infamata. Per questo non si pentirà mai davvero: lui continua a passeggiare per strada come se nulla avesse fatto, è stato trasferito ma continua a lavorare. Lasciatemelo dire: una presa in giro. Da Napoli mi erano arrivato segnali di distensione, però mai avrei immaginato una cosa così. Leggere quello striscione che i tifosi del Napoli misero in curva fu una liberazione almeno quanto poter raccontare l’inferno che avevo passato. Poter ripensare finalmente senza magone a quando il mio procuratore mi disse ‘Guarda che se firmi per il Napoli ci resti a vita’ ed io lo guardai strano ‘E qual è il problema?’. Quando ci riabbracceremo? Ci siamo già riabbracciati. E’ come se quella maglia l’avessi già rimessa: è stato il mio, il loro, gol più bello. Rimetterla davvero? Essere accostato al Napoli è un piacere ma il suo progetto mi pare proiettato nel futuro, io invece vivo il presente. E il mio presente è la Samp: le devo molto, mi fa vivere sereno. E io sono innamorato della mia serenità”.


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