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Pavia. Intimidazione in stile nazista e fascista. Essere idioti, alias: italioti

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A Pavia, ieri, altra riprova della saggezza dei nostri vecchi e dei loro detti.

Pavia. Intimidazione in stile nazista e fascista. Essere idioti, alias: italioti

Tra gli aforismi dei nostri “vecchi” ce n’è uno che ben si adatta al quanto accaduto ieri a Pavia

Il detto recita: Il lupo perde il pelo ma non il vizio!

Ecco. Siamo nel 2018, ad un secolo circa quindi dalla nefasta affermazione del nazismo e fascismo, e che ci ritroviamo?

Ci ritroviamo ancora adesivi che scimmiottano vecchie barbarie con l’aggravante che questi potrebbero aver fatto (dovuto fare) tesoro della storia, ed invece nulla.

INOLTRE, si rivelano anche, alla fin fine, tanto vuoti e stupidi da dover scimmiottare cose già fatte da altri, in altro secolo.

Se concesso, aggiungiamo anche un “almeno senza nemmeno qualche strafalcione linguistico” tipo: “Qui ci abita un antifascista” ma si sa, la cultura non è “di e per” tutti.

E questi proprio non ne hanno. Se ne avessero avuta non avrebbero fatto quanto accaduto a Pavia, e di cui a seguire vi diamo nota, nè avrebbero mostrato i loro limiti, sociali e culturali.

Ma veniamo all’increscioso episodio accaduto ieri mattina a Pavia.

Diversi antifascisti pavesi, a quanto si apprende, hanno trovato sulla porta o sul citofono della loro abitazione un pezzo di carta fotocopiata a colori con la scritta:

“Qui ci abita un antifascista” e le bandiere rossa e nera barrate con il simbolo del divieto.

Bigliettini che tanto ricordano una barbarie posta in essere dalla stessa “stirpe di genti” nel secolo scorso.

L’increscioso fatto è stato denunciato, sui loro profili social, dagli stessi interessati, tra cui ci sono militanti dell’Anpi, attivisti di formazioni di sinistra e antirazziste:

Comunicato circolo O.P.B.
Antifascista, intimidazione di fascisti a PaviaA Pavia stamattina molti antifascisti (alcuni sono iscritti all’ANPI) hanno trovato sulla porta di casa un adesivo con il logo della Rete Antifascista sbarrato e la scritta: «qui ci abita un antifascista.»

Chi ha pensato quest’azione voleva fare il botto: scatenare il clamore mediatico e spaventare il nemico rosso.

I fascisti volevano che si parlasse del loro gesto, alla vigilia del voto. E infatti se n’è parlato molto. Lo si è raccontato per quel che è: una minaccia infame.

Quelli che l’hanno compiuto forse volevano dare ai loro stessi camerati una dimostrazione di audacia: ci hanno invece, e giustamente, fatto la figura dei codardi, essendo oltretutto costretti a starsene in silenzio dopo la sortita.

I calcoli dei fascisti non fanno mai i conti con il fattore “solidarietà”: del resto, difficilmente a loro capita di riceverla.

L’azione di stanotte ha avuto l’effetto di aggregare attorno agli antifascisti pavesi la vicinanza complice di molte e molti, singoli e associazioni da ogni parte d’Italia:

gli adesivi con la scritta “qui abita un antifascista” (o “un’antifascista”) si moltiplicheranno nelle prossime ore, sulle porte di tante e tante case, ma non saranno i fascisti a incollarli.

Insomma, l’azione clamorosa dei camerati è diventata un boomerang e gli si è ritorta contro.

Parafrasando la “Badoglieide”, «si credevan di fare un portento, ed invece facevan pietà.»

Resta la gravità dell’accaduto. Il criterio dell’azione è stato quello di colpire nel mucchio, mostrando di poter raccogliere informazioni sugli antifascisti.

Nessuna lettura politica raffinata.

Nel mirino non c’erano (almeno non direttamente) un partito o un’associazione. L’obiettivo era soprattutto spaventare i singoli, mostrare di averli schedati.

Dopo questa minaccia collettiva, venuto finalmente meno l’eccezionalismo da campagna elettorale, alle autorità spetta prendere sul serio una volta per tutte il pericolo fascista a Pavia.

Il 7 febbraio scorso, gli squadristi riuniti in città dall’associazione Recordari si sono diretti in gruppo al Sottovento, punto di ritrovo della sinistra pavese, ne hanno preso a pugni le vetrate e hanno minacciato i presenti.

Stanotte le case degli antifascisti sono state marchiate, come voleva la pratica delatoria del ventennio.

Il fatto che Casapound abbia a Pavia una sua sede, punto di ritrovo e rifugio dei militanti di estrema destra (non solo di Casapound), è una delle cause che rendono possibile tutto questo.

Un’altra causa è che le organizzazioni fasciste sopravvivono, pur sussistendo da anni i requisiti per il loro scioglimento.

La misura è colma. Chiediamo che la sede di Casapound in via della Rocchetta sia posta sotto sequestro.

Solidarietà a alle antifasciste e agli antifascisti minacciati. La mobilitazione prosegue

il segretario del circolo di Pavia Ovest del Partito Democratico, Ottavio Giulio Rizzo,

Ottavio Giulio Rizzo, segretario cirdolo PD a PaviaNella notte di ieri a Pavia e provincia numerosi cittadini hanno ricevuto un’intimidazione fascista:

le abitazioni di queste persone sono state “marchiate” con adesivi, alla stregua di quanto avveniva agli ebrei nella Germania nazista.

La Rete Antifascista di Pavia, come prima risposta immediata all’indignazione di centinaia di cittadini, nella giornata di domani (ndr: oggi, domenica 4 per chi ci legge) distribuirà copie di questi stessi adesivi a tutti coloro che vorranno esprimere la loro solidarietà a chi ha subito questo gesto.

Saremo dalle 11 di mattina in piazza della Vittoria, angolo Demetrio.

Tutta la cittadinanza è invitata a esporre questo adesivo, per ricordare che essere antifascisti è un valore di cui essere orgogliosi.

e l’assessore comunale alla Cultura Giacomo Galazzo che sul suo profilo Facebook ha scritto:

Giacomo Galazzo, assessore a Pavia 040318Stamattina ho trovato questo. Sono venuti a casa mia per appenderlo sul mio campanello, e a quanto leggo non sono il solo.

A questo gesto squadrista, a questa intimidazione vergognosa rispondo con orgoglio che sì, lì ci abita un antifascista.

E state certi che tornerò fuori da quella porta per dirlo a voce alta, tutte le volte che potrò #maipiùfascismo”.

Sempre Galazzo, ed ancora sulla sua pagina FB, così scrive a fine giornata:

Alla fine di questa giornata volevo dire GRAZIE per la straordinaria vicinanza che ci state manifestando.

Grazie a tutti voi.

Grazie alla Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, che oggi per ovvi motivi non può parlare ma può telefonare.

Quando oggi pomeriggio è suonato il telefono credevo che fosse uno scherzo e invece era lei veramente.

La sua vicinanza, una volta di più, credo ci dia molta forza.

Grazie al Sindaco Massimo Depaoli che rappresenta la nostra comunità e che riesce sempre a trovare le parole giuste, e anche la musica giusta .

Grazie a tutti i miei colleghi. Agli amministratori di altre città. Ad Avviso Pubblico che non ci lascia mai soli.

Grazie a tutti coloro che privatamente e pubblicamente ci stanno esprimendo solidarietà, esponenti delle forze politiche antifasciste e delle associazioni.

Non cito nessuno perchè siete proprio tanti e però vi ringrazio tutti.

Grazie ai miei concittadini, che hanno dimostrato una volta di più che #Pavia non ci sta, che non accetta queste provocazioni

Grazie ai giornalisti che stanno raccontando a tutto il Paese questo gesto infame.

Per me, e penso anche per Silvia e per tutte le altre persone colpite, tutto questo è molto importante.

Stiamo uniti, diciamolo ad alta voce. Le formazioni che si richiamano al fascismo devono essere sciolte, escluse dalla comunità democratica.

Questa è la nostra battaglia, facciamola tutti insieme. #maipiùfascismo

Sul blitz compiuto la notte scorsa stanno indagando gli investigatori della Digos della Questura di Pavia.

vivicentro.ti/CRONACA

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