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Nozze combinate migranti-donne: un vigile di Comiso (RG) tra gli indagati

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Militari del Comando Provinciale di Ragusa, con l’operazione “WEDDING PLANNER” (organizzatore di matrimoni) hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misura cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Ragusa su richiesta del Sost. Proc. Dott. Santo Fornasier nei confronti di 3 cittadini italiani, tra cui un pubblico ufficiale appartenente alla polizia locale di Comiso, ritenuti responsabili per aver favorito la permanenza sul territorio nazionale di immigrati clandestini.

S

i tratta di:

D.G. (classe 1969-donna) di Comiso (RG) – obbligo di dimora

D.M. (classe 1971) di Comiso (RG) – obbligo di dimora;

P.F. (classe 1968) di Ragusa – sospensione dai pubblici uffici mediante interdizione per mesi 6.

LE INDAGINI

Il provvedimento trae origine dallo sviluppo di elementi investigativi emersi nel corso di indagini svolte dal Nucleo di Polizia Economico –Finanziaria di Ragusa nell’ambito della operazione “Smart Truck”, nel settore degli stupefacenti, conclusasi nel novembre scorso con l’arresto complessivo di 8 persone ed il sequestro di 105 Kg di marijuana e 15 Kg di hashish.

In particolare, la disamina dei tabulati telefonici delle utenze intestate ai due cittadini extracomunitari individuati in due episodi di minuto spaccio consentiva l’individuazione di una utenza riconducibile ad una donna di Comiso precedentemente arrestata in provincia di Cosenza dall’Arma dei Carabinieri perché trovata in possesso di circa 5 Kg. di marijuana destinata al mercato clandestino vittoriese.

UNA DONNA GESTIVA I MATRIMONI COMBINATI

Gli accertamenti avviati permettevano di riscostruire i contatti della donna che da un lato risultava essersi volontariamente addossata la responsabilità del trasporto dello stupefacente per conto di un noto pregiudicato vittoriese e dall’altro aveva messo su una vera e propria “agenzia matrimoniale” e di disbrigo pratiche per consentire ai cittadini extracomunitari l’indebito ottenimento del permesso di soggiorno.

La donna, D.G. (classe 1969) originaria di Pomezia e disoccupata era riuscita a inventarsi un business particolarmente redditizio potendo contare su una fittissima rete di conoscenze sul territorio a fronte di una domanda sempre più incessante.

Le modalità erano sempre le stesse: venivano contattate donne single e bisognose di denaro – anche di altre province – con le quali, dopo aver ottenuto la disponibilità a contrarre matrimonio con cittadini extra-comunitari sconosciuti, pattuiva il compenso che mediamente si aggirava attorno ai 5.000 euro e che veniva elargito in più tranches in parallelo con gli adempimenti burocratici.

Ma il momento nel quale la messa in scena raggiungeva l’apice era quello del giorno del fatidico “si”: il trucco e l’abito, i testimoni, la “solita torta” per il festeggiamento presso la Casa Comunale tutto veniva orchestrato nei minimi dettagli per non destare sospetti dinnanzi ad un “amore” che sarebbe durato il tempo strettamente necessario per poter sfruttare lo strumento dei termini previsti dal c.d. divorzio breve introdotto dalla legge 55/2015.

Come se non bastasse, D.G. aveva avviato anche un altro fiorente giro d’affari, mettendo a disposizione la propria abitazione, con falsi contratti di locazione per consentire a suoi conoscenti extra-comunitari di ottenere una fittizia residenza e conseguentemente avviare le pratiche per l’ottenimento in maniera indebita del permesso di soggiorno.

Tra i servizi offerti ai propri “clienti”, la donna si rendeva disponibile a fornire la propria presenza, in sostituzione dei soggetti extracomunitari, per attestare l’effettiva residenza al momento della visita del personale della polizia locale incaricato dei controlli.

UN COLLABORATORE DELLA DONNA

Stesso tipo di attività veniva svolta anche da D.M. (classe 1971), che oltre a collaborare con la donna, aveva avviato da tempo una lucrosa attività da vero e proprio professionista del settore. L’uomo, infatti, potendo contare su una fitta rete di conoscenze nell’ambito di uffici comunali e di polizia locale, utilizzava un immobile nella propria disponibilità, diroccato ed inagibile, indicato in decine di richieste di residenza, mentre in altri casi veniva indicato un altro indirizzo ancora più inverosimile in quanto riferibile ad un supermercato.

UN VIGILE URBANO DI COMISO COMPLICE

Le richieste invece andavano tutte a buon fine grazie alla esibizione di falsi contratti di locazione registrati all’Agenzia delle Entrate ed al fondamentale illecito contributo di un appartenente alla Polizia Locale di Comiso, P.F., che nell’esercizio delle funzioni di organo accertatore, confermava la presenza dei cittadini extra-comunitari, “chiudendo un occhio” in cambio di 100 euro per ogni residenza falsamente attestata.

Infatti il citato pubblico ufficiale compariva in tutti i verbali di accertamento nei quali veniva sistematicamente confermata e certificata la presenza dei richiedenti, “clienti” del D.M.

Come se non bastasse, D.M. è risultato beneficiario di reddito di cittadinanza che percepisce da oltre un anno. Al riguardo sono in corso ulteriori accertamenti volti a verificare la titolarità ai fini dell’eventuale decadenza della misura assistenziale.

Nel complesso, l’attività ha permesso di individuare:

 n. 28 casi di falsi contratti di locazione;

 n. 5 episodi di matrimoni combinati,

messi in atto al solo scopo di ottenere i descritti benefici di legge per la permanenza sul territorio nazionale.

NOTA

L’attività in esame costituisce un esempio dell’impegno che la Guardia di Finanza sviluppa quotidianamente per contrastare ogni forma di illecito incluso il favoreggiamento all’immigrazione clandestina e l’insorgere dei numerosi fenomeni illeciti che vi ruotano attorno.

Le investigazioni hanno dimostrato infatti come persone senza scrupoli siano riuscite ad individuare delle vere e proprie opportunità di indebito arricchimento dietro un fenomeno, che interessa fortemente la provincia iblea.

L’OPERAZIONE “SMART TRUCK” DEL NOVEMBRE 2020

Con l’operazione “Smart truck” del 5 novembre 2020, la Guardia di Finanza Comando Provinciale di Ragusa, dette esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misura cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Ragusa su richiesta della Procura della Repubblica nei confronti di 5 soggetti, tutti cittadini italiani, ritenuti responsabili di aver gestito una rete di spaccio nell’area del vittoriese, anche grazie a contatti con organizzazioni campane. Contestualmente furono eseguite 12 perquisizioni domiciliari in varie località delle Provincie di Ragusa (Vittoria, Comiso e Scicli), Napoli (Qualiano) e Salerno (Capaccio), nei confronti delle sopra indicate persone nonché di ulteriori soggetti indagati a piede libero e di alcuni acquirenti abituali.

Durante i circa 8 mesi di indagini, furono posti sotto sequestro, in diversi interventi, oltre 105 Kg di marijuana e 15 Kg di hashish. In totale sono state denunciate alla competente Autorità Giudiziaria 18 persone ritenute a vario titolo coinvolte nell’attività di spaccio, di cui 3 già arrestate, in flagranza di reato. Nel dettaglio, l’attività in rassegna trae origine dagli sviluppi di due episodi di minuto spaccio individuati da personale impiegato nei servizi di controllo sul territorio, che specie nell’area vittoriese sono particolarmente incisivi.

La disamina dei tabulati telefonici delle utenze intestate ai due cittadini extracomunitari identificati nella circostanza consentivano l’individuazione di una utenza riconducibile ad una donna di Comiso precedentemente arrestata in provincia di Cosenza dall’Arma dei Carabinieri in perché trovata in possesso di circa 5 Kg. di marijuana destinata al mercato clandestino vittoriese.

Tra gli episodi oggetto di investigazione si accertava un tentativo di rifornimento della sostanza stupefacente grazie a collegamenti con organizzazioni criminali campane.

La ricostruzione dell’illecita filiera permetteva di individuare quale fornitore principale V.M., un noto pregiudicato originario di Giugliano in Campania e vicino a clan camorristici della zona.

L’illecito traffico veniva interrotto nella notte tra il 28 ed il 29 marzo 2019 con l’individuazione del mezzo utilizzato, un autoarticolato con carico di copertura costituito da frutta, bloccato all’atto dello sbarco al Porto di Messina con il sequestro del carico illecito e l’arresto del conducente.

Adduso Sebastiano

(tutte le altre informazioni regionali le trovi anche su Vivicentro – Redazione Sicilia)

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